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IA e robot stanno causando depressione sul posto di lavoro: l’analisi

I robot lavoreranno al posto nostro e le IA penseranno per noi a tutti i compiti ripetitivi. Ma la loro presenza sempre più invasiva ci sta rendendo depressi.

Sembra che il nostro futuro, almeno quello lavorativo, sarà sempre più a stretto contatto con intelligenze artificiali e robot.

Qualcosa che dovrebbe aiutarci a eliminare tutti i compiti più fastidiosi e lasciarci quindi solo la parte gioiosa dell’esistenza.

Eppure, secondo uno studio condotto da un team di scienziati, sembrerebbe che la presenza dei robot e l’automazione abbia un effetto contrario molto deleterio sulla salute mentale di alcune fasce di lavoratori. Lavoratori che stanno iniziando a perdere il senso di quello che fanno.

Perché se il lavoro di un essere umano può comunque essere portato a termine da qualcun altro, che senso ha che quell’essere umano si alzi la mattina e vada al lavoro?

Intelligenza artificiale e robot ci stanno togliendo anche la dignità del lavoro

Riuscire ad avere una linea di montaggio che sia la più efficiente possibile è il sogno di chiunque abbia un’impresa, perché se si riesce ad avere un’industria che lavora senza intoppi, chiaramente, si produce di più e si guadagna di più.

Intelligenza artificiale e robot ci stanno togliendo anche la dignità del lavoro – player.it

Tra i modi in cui parte del lavoro viene ora eliminato e razionalizzato c’è l’introduzione sempre più massiccia di robot e di intelligenza artificiale. C’è però uno studio condotto dall’Università di Göttingen e dalla Colorado State University che si è concentrato su quello che significhi, nei fatti, per gli operai trovarsi a lavorare sempre più circondati da strumenti di automazione e di robotica avanzata.

Il risultato più preoccupante dello studio è che i lavoratori che si trovano con colleghi automatizzati sviluppano un senso di inutilità progressiva.

Per chi si trova a non poter avere il controllo, per esempio, delle macchine che operano sulle linee di montaggio si insinua la sensazione di non essere utili e che quindi il proprio lavoro non è più un lavoro.

In più, se sul posto di lavoro aumentano i colleghi che possiamo definire inanimati, è chiaro anche che diventa più difficile intavolare rapporti interpersonali con esseri umani perché questi sono più difficili da trovare e, con i robot che non fanno pause, è anche più complicato scambiarsi qualche parola alla macchinetta del caffè.

L’automazione del lavoro ha di certo risvolti positivi ma, e questo studio lo dimostra, dimostra anche molti risvolti negativi che vanno tenuti in debito conto, soprattutto adesso che si punta a aumentare sempre più la presenza di macchine per migliorare la produttività.

Il sogno che quindi coltiviamo tutti di non dover per forza lavorare per vivere è un sogno che nasconde già di per sé un incubo.

Perché se è vero che chiaramente alcuni lavori possono beneficiare di un’assistenza portata da robotica e intelligenza artificiale, è pur vero che è proprio nel lavoro che si realizza buona parte della vita di ogni singolo essere umano. Se ci viene tolto, smettiamo di avere senso.

This post was published on 5 Maggio 2025 14:56

Valeria Poropat

Sono Valeria e adoro la tecnologia e la parola scritta. Dopo la maturità classica ho studiato lingue presso La Sapienza di Roma e sono specializzata in traduzione e transcreazione. A un anno e mezzo ho incontrato un Commdore 64 e a otto anni ho deciso che avrei fatto la giornalista. Alla fine, ho trovato il modo di mettere tutto insieme e ho scoperto nel mondo dell'informazione tech il mio ambiente naturale. Mi occupo di tutto ciò che è tecnologia, con una predilezione per i videogiochi e le innovazioni che sono in grado di migliorarci la vita.

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