Tantissimi siti in Italia stanno per chiudere: la novità che spiazza tutti e cambia il mercato online.
Tutto ciò in base a una sentenza storica pronunciata dal Tribunale di Milano. E c’entra ancora il calcio. Ma gli effetti di questa novità si faranno sentire su tutto il web. La recente sentenza potrebbe insomma rivelare inattese implicazioni per tutto il panorama digitale italiano. C’è già chi paventa l’introduzione di misure che potrebbero limitare la libertà del traffico internet, con il rischio di blocchi che vadano oltre i limiti stabiliti.
Che cosa è successo di preciso? Anche Google, come Cloudflare, dovrà fare la sua parte per fermare i siti pirata. Il Tribunale di Milano, seguendo il richiamo dell’AGCOM, ha sottolineato che nel nostro Paese vige una legge (quella relativa all’antipirateria: la n. 93/2023) che obbliga tutti i fornitori di servizi internet a combattere i siti illegali che diffondono materiale coperto da copyright.
Di conseguenza, Google dovrà bloccare quei siti che permettono di scaricare senza permesso film, partite di calcio o brani musicali. In pratica, il motore di ricerca dovrà quanto prima disabilitare l’accesso a simili tramite i propri servizi DNS.
La decisione, che si basa appunto sulla legge antipirateria del 2023 e sul Regolamento europeo sui servizi digitali, rappresenta una vittoria per la Lega Serie A, che da tempo denunciava comportamenti scorretti da parte di Google.
Il motore di ricerca, finora, non aveva quindi rispettato gli ordini di blocco dei siti pirata emessi dall’AGCOM, ovvero dall’autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Le proteste erano partite già alcuni mesi fa. Dopo l’introduzione del tanto chiacchierata Piracy Shield, l’AGCOM aveva subito richiamato Google, e ne era nata una querelle.
La piattaforma Piracy Shield, già operativa da un annetto, è un sistema che consente una gestione automatizzata delle segnalazioni di contenuti illeciti. Riconosce il sito che trasmette partite illegalmente e chiede al motore di ricerca di bloccarlo. Ma Google è stata accusata di non bloccare subito i siti segnalati. In sostanza, di non collaborare.
Ora, invece, dovrà non solo oscurare i siti segnalati ma anche impedire l’accesso tramite i suoi DNS pubblici, come 8.8.8.8 e 8.8.4.4. Dei DNS che nelle scorse settimane sono stati sfruttati per aggirare i blocchi imposti. La sentenza stabilisce che Google deve tutelare il copyright. Ma a essere chiamati in causa dalla sentenza non sono solamente i giganti come Google… Anche altre piattaforme saranno tenute a monitorare e bloccare i contenuti illeciti.
Questi controlli più rigidi del traffico internet implicano però un rischio concreto: quello che si possano prevedere blocchi che censurino non solamente i siti web pirata.
This post was published on 23 Marzo 2025 6:57
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