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Il director di Kingdom Come Deliverance 2 commenta le uscita degli sviluppatori di Baldur’s Gate 3 sull’IA e le risposte fanno riflettere

“È tempo di affrontare la realtà” secondo il director di Kingdom Come Deliverance 2, che si schiera in difesa di Larian sulla questione IA.

Ormai da mesi, il dibattito sull’IA non si ferma e anzi, nuovi elementi e nuove implicazioni vengono tirate in ballo ogni giorno. Da un lato c’è chi fa del mancato utilizzo dell’IA, un vanto, come a riprova di una necessaria superiorità del fare umano; d’altra parte, c’è chi vede nei software d’intelligenza artificiale, l’unica progressione possibile per tantissime tipologie di lavoro.

Il director di Kingdom Come Deliverance 2 commenta le uscita degli sviluppatori di Baldur’s Gate 3 sull’IA e le risposte fanno riflettere (player.it)

C’è chi però, un poco alla volta, sta cercando di cementificare una convinzione: sfruttare l’IA non è necessariamente un male. Si, insomma, non importa quanto è grande ma come lo si usa… l’assistente IA. Un’idea questa, che ha generato una bufera contro uno degli studi di sviluppo, che sono ormai diventati un po’ il simbolo di questo modo di pensare: Larian Studios.

Un’isteria di IA, secondo Daniel Vavra

Negli scorsi giorni, le dichiarazioni di Swen Vincke, CEO di Larian Studios, hanno infiammato il web. Per i motivi sbagliati. Vincke ha parlato del fatto che, per lo sviluppo del nuovo Divinity, Larian si sta avvalendo in vari modi dell’IA. Ovviamente, è stato ribadito a più riprese che il lato creativo del gioco sarà lasciato interamente in mano ai creativi umani e che all’interno del gioco non vi saranno contenuti generati dall’IA.

Ma a poco è bastato: il web si è scagliato contro Larian e Vincke, urlando all’IA-izzazione di Divinity, alla perdita di personale umano e tutti ciò che a ciò è legato. A poco sono servite le ulteriori precisazioni di Vincke, sul fatto che l’IA verrà utilizzata soltanto per snellire quei processi, noiosi e ripetitivi, che non trarrebbero giovamento dalla mano umana e che anzi, potrebbero semplicemente essere velocizzati.

Un’isteria di IA, secondo Daniel Vavra (player.it)

In difesa di Vincke, varie voci dell’industria si sono levate, come quella di Michael ‘Cromwelp’ Douse. Tra gli altri, è spiccata la dichiarazione di Daniel Vávra, co-fondatore di Warhorse Studios, quelli dei due Kingdom Come Deliverance. Vavra ha scritto:

“Questa isteria per l’IA è la stessa di quando la gente stava distruggendo i motori a vapore nel 19esimo secolo. [Vincke] ha detto che loro stanno facendo qualcosa che chiunque altro sta facendo e ha ricevuto una folle shitstorm. […] Non sono un fan dell’arte generata con l’IA, ma a ogni modo, è tempo di affrontare la realtà. L’IA è qui per restare con noi. Per quanto possa essere terrificante, è così”.

Vavra introduce poi anche un altro tema molto importante: il tempo e le risorse, necessari per lo sviluppo di un gioco dalla portata di KCD. Tira lo somme, ricordando a se stesso di avere 50 anni e di come i ritmi di sviluppo, non siano tanto compatibili alle tempistiche medie di sviluppo. Per sviluppare KCD infatti, sono stati necessari 7 anni e Tom McKay (attore che interpreta Henry nel gioco) ha pure dovuto trascorrere più di 500 ore in studio di registrazione, per registrare suoni, grugniti e lamenti generici.

In altre parole, Vavra vede nell’IA non un mezzo a cui affidarsi sempre e comunque ma una possibilità, per riuscire a velocizzare processi che altrimenti, richiederebbero giorni interi di lavoro. Il suo obiettivo è quello avere team più piccoli “come una volta”, evitando il dispendio di risorse fuori scala. Nel team, a suo dire, sarebbero comunque presenti art director, scrittori, programmatori, designer grafici che però non dovrebbero concentrarsi su operazioni noiose, che rubano un sacco di tempo.

This post was published on 21 Dicembre 2025 14:00

Pietro Falzone

Redattore Appassionato di videogiochi sin dal sempre più lontano 2002, quando per festeggiare i 5 anni ricevette una copia di Crash Bandicoot per la prima PlayStation. Il richiamo dell'avventura digitale lo fece innamorare di un mondo fatto di pixel, più o meno definiti. E l'amore non si è mai fermato. Inizia così a tastare tutti gli aspetti del mondo videoludico. Tra le sue più grandi passioni, si piazzano in ordine gli MMORPG (con sempre meno per giocarli, purtroppo), gli sparatutto in prima persona e, doprattutto, giochi di ruolo single player. Così si spiegano le più di mille ore, spalmate sui vari titoli From Software, da Demon's Souls in poi. Dalla fine delle medie, scopre una nuova passione: la scrittura. E come se non bastasse, scopre che nel mondo c'è chi scrive riguardo ai videogiochi, come se fosse un lavoro vero. Cosa fare di due passioni del genere dunque? Inizia così la ricerca disperata del giusto vascello, che riuscisse a convogliare voglia di fare, idee e tempo. Dopo un periodo passato a peregrinare, tra siti e sitarelli, approda su Player.it dove trova una casa in cui convogliare idee e spunti, al fianco di un team solido e costruttivo.

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