Chip impiantati nel cervello: non è il Relic di Cyberpunk 2077 ma in Italia ci stiamo andando vicini

chip nel cervello come il relic

Neuralink per giocare qua, Neuralink per studiare là: alcuni recenti esperimenti in campo medico vedono i microchip impiantati nel corpo diventare una possibile soluzione per problemi molto più cari all’umanità come il parkinson.

Da quando è uscito, almeno in termini di chiacchiere Neuralink tutti quanti sembrano avere la loro sui microchip impiantati. L’utilizzo di tecnologie così avanzate sul corpo umano, in effetti è per molti un problema estremamente legato all’etica, specie se consideriamo tutte le terribili cose fatte dal mondo big tech con i dati degli utenti spesso inconsapevoli.

Fortunatamente c’è anche chi è interessato a rendere il mondo un posto migliore, un ritrovato tecnologico alla volta; in Italia ne abbiamo un esempio limpido con gli sforzi fatti per arginare il parkinson attraverso le neurotecnologie.

Un microchip per smettere di tremare

fonte: arstechnica.comh

Gabriele Selmi è un ex-direttore di banca di 66 anni che abita Castelfranco Emilia e lotta da 8 anni col morbo di Parkinson; prima del 2024 questa lotta avveniva attraverso farmaci e attività sportiva ma recentemente Selmi è diventato protagonista di un’operazione chirurgica a dir poco rivoluzionaria. 

Selmi, infatti, ha ricevuto una specie di pacemaker con due elettrodi collegati ai nuclei cerebrali profondi che invia stimoli elettrici a determinate zone del cervello, tenendo traccia anche dell’attività motoria in tempo reale al fine di ottimizzare la terapia. Attraverso gli stimoli elettrici, infatti, il pacemaker sostanzialmente cerca di contenere ulteriormente i sintomi del parkinson migliorando la qualità di vita del paziente.

Questa terapia potrebbe essere una terapia pilota nella lotta alla malattia, anche se per il momento non è utilizzabile su tutti i pazienti. Al momento la terapia è utile soltanto nel 5% dei casi perché devono venir scelti pazienti giovani, cognitivamente integri e con uno stadio della malattia non particolarmente avanzato, già controllata con i farmaci.

Attraverso l’utilizzo dei microchip, come in questo caso, però è possibile ridurre in maniera importante il numero di farmaci da assumere durante il corso della giornata evitando nel frattempo gli effetti collaterali molto gravi che, per il momento, sono il vero limite dei trattamenti farmacologici della patologia.

Prendiamolo come un bell’esempio di Relic di Cyberpunk 2077 che invece di impiantarci un molesto Keanu Reeves cerca di migliorare la qualità della nostra vita.