Gli italiani e l’AI: la maggior parte non sa cosa sono e i numeri sono allarmanti

Gli italiani non conoscono le ai

Secondo un recente rapporto il 50% delle persone non ha idea se ne sia entrata a contatto!

Ora che a Giuliano Amato è succeduto il sacerdote Paolo Benanti nel ruolo di nuovo presidente della commissione sull’intelligenza artificiale per l’informazione, forse la più giovane età del prelato rispetto a quella del vetusto ex primo ministro concorrerà a far conoscere di più le AI alla popolazione italiana, che a quanto pare ha le idee ancora decisamente poco chiare in merito. Un recente rapporto stilato conducendo un sondaggio sul nostro territorio nazionale ha infatti evidenziato una profonda ignoranza della popolazione in merito a che cosa siano queste fantomatiche AI, tanto che un italiano su due non sa nemmeno dire se ci abbia mai avuto a che fare!

AI, questa sconosciuta

Conosciamo davvero il  significato di AI?
Conosciamo davvero il significato di AI?

Come riporta il sito TecnoAndroid, il rapporto è stato preparato dall’Istituto di ricerca Eumetra, proprio con lo scopo di sondare quanto la conoscenza generalista di che cosa sia una AI e le sue possibili applicazioni sia diffusa all’interno della popolazione italiana. L’indagine è stata condotta su un campione di 2000 cittadini distribuiti sull’intero territorio nazionale e suddiviso in varie fasce d’età in modo da poter avere una rappresentazione variegata e attinente alla realtà complessiva della popolazione italiana. La ricerca ha svelato un paio di informazioni interessanti: solamente il 60% del campione ha dichiarato di aver compreso almeno in linea generale che cosa sia un’intelligenza artificiale e che cosa faccia o possa essere in grado di fare; inoltre una percentuale ancora inferiore, pari a circa il 50% del campione, ha dichiarato di essersi imbattuta almeno una volta in una intelligenza artificiale e/o aver mai interagito con essa. Ciò significa che metà della popolazione rappresentata dal campione oggetto della ricerca non è stata in grado di dire con sicurezza se le sia mai capitato di avere a che fare con una AI!

Ovviamente le differenze di età nel campione giocano un ruolo primario nella distinzione tra conoscenza ed ignoranza del fenomeno. Le generazioni più giovani dichiarano un grado di conoscenza generale superiore rispetto agli over 65, che ne hanno solo una vaga infarinatura o una totale nescienza. Tra i compiti delle istituzioni quindi dovrebbe esserci quello di fornire una comunicazione chiara sull’argomento, magari tramite campagne di comunicazione informative targettizzate che contrastino il gap culturale sulle tecnologie e sull’informatica già drammatico nel nostro paese, già funestato da un pesante divario digitale che fa sì che solamente il 22% dei cittadini del nostro paese sia raggiunto d auna connessione Internet cablata in fibra ottica (in Francia la percentuale sale al 66%).

Tante potenzialità, e qualche rischio

Padre Paolo Benanti
Padre Paolo Benanti

Tra coloro che conoscono l’argomento, comunque, non c’è accordo unanime riguardo le potenziali funzioni ed ambiti di applicazione delle intelligenze artificiali, guardate con un misto di ammirazione e sospetto. Giovani e vecchi sembrano dividersi su alcuni possibili utilizzi delle AI, mentre su altri sono maggiormente propensi. Ad esempio, compiti “neutri” come scansionare il frigo e proporre ricette in base al suo contenuto, oppure archiviare file e/o documenti in modo efficiente sembrano essere utilizzi ben accolto dalla maggior parte del campione (70% e 60% di tasso di approvazione, rispettivamente). Altri ambiti più sensibili, però, sembrano spaccare l’opinione pubblica tra favorevoli e contrari. In ambito artistico, ad esempio, solamente il 40% del campione ritiene lecito l’utilizzo degli algoritmi per comporre un brano musicale, e un minoritario 25% sarebbe propenso a farsi consigliare da un’AI chi votare alle prossime elezioni.

Chissà se il lavoro in commissione da parte di Benanti riuscirà a rischiarare i dubbi etici che l’applicazione delle AI a questi ambiti sensibili porta con sé. La presenza di un religioso in commissione ha fatto storcere il naso a molti, ma bisogna anche dire che Benanti è tra i 39 membri del New Artificial Intelligence Advisory Board, un comitato istituito all’ONU proprio allo scopo di studiare il fenomeno delle intelligenze artificiali. Certo, è anche professore alla Pontifica Università Gregoriana e consigliere di Papa Francesco sui temi dell’intelligenza artificiale, ma il ruolo della commissione istituita dal governo fortunatamente non sembra riguardare temi particolarmente trascendenti. In effetti le questioni da dipanare sono più che altro pratiche e legate al rapporto delle AI con il diritto d’autore, rapporto problematico come dimostra anche la recente causa intentata dal New York Times contro Open AI, accusata di aver violato il copyright del quotidiano “rubando” i suoi articoli per addestrare Chat GPT nella comprensione e stesura di testi.

Lo studio della commissione, che riunisce docenti universitari e giornalisti, potrà eventualmente4 fornire spunti utili al governo per legiferare sulla materia, ma bisogna sottolineare che questo ente ha un valore puramente consultivo, dunque è anche possibile che nessuna delle sue conclusioni si traduca poi in azioni concrete da parte del governo italiano. Peraltro questa commissione non è nemmeno l’unica, poiché esiste già un altro comitato istituito proprio per ragionare su temi affini e presieduto dal professor Gianluigi Greco del dipartimento di Matematica e Informatica all’Università della Calabria, che in teorie dovrebbe pubblicare le conclusioni del suo lavoro entro il prossimo 31 gennaio. Una curiosità: padre Benanti è membro anche di questo secondo comitato!