Il mondo è preoccupato dalle microplatiche negli oceani; nel futuro però saranno anche in cielo

Microplastiche nei cieli

In futuro le nuvole potrebbero essere diverse da quelle di ieri a causa del nemico invisibile del nostro futuro; il cambiamento climatico, plausibilmente, è tale anche a causa delle microplastiche secondo le ultime ricerche.

Molti articoli durante il corso dell’ultima settimana, poiché si basavano sulle intelligenze artificiali generative e non, cominciavano chiedendo a voi lettori una cosa: c’è qualcosa di più pervasivo di queste tecnologie? Oggi rispondiamo alla domanda in maniera positiva perché, a conti fatti, qualcosa di più pervasivo c’è purtroppo per noi.

Secondo una ricerca pubblicata recentemente, le microplastiche sono ancora più pervasive delle intelligenze artificiali visto che sono state trovate sostanzialmente dovunque nel pianeta terra: dalle cime delle montagne alle nuvole, non esattamente una buona notizia. La situazione peggiore ulteriormente se consideriamo che, la ricerca, sottolinea come le microplastiche abbiano anche la capacità di influenzare in peggio la formazione delle nuvole modificando di fatto il meteo.

I dati sono parziali, chiaramente, ma la notizia è tutto fuorché positiva per noi poveri esseri umani, di base così impegnati a sopravvivere in un mondo che stiamo lentamente distruggendo. Andiamo a scoprire qualche dettaglio in più.

Belle e potenzialmente sempre più rare nel futuro

nuvole cielo

Lo studio in questione è stato condotto dagli scienziati dell’università di Shandong ed è stato ispirato da un altro recente studio realizzato in Giappone, con cui si è certificata la presenza delle microplastiche in luoghi come la cima del monte Fuji o la cima del monte Oyama, all’interno del vapore acqueo della bruma mattutina.

Il gruppo di scienziati cinesi ha deciso sostanzialmente di fare la stessa cosa: salire sulla cima del monte Tai e analizzare il vapore acqueo contenuto nelle nuvole lì presenti; questo monte è assimilabile per importanze e condizioni al ben più noto Fuji; parliamo infatti di un monte che ha una notevole importanza culturale nel panorama Cinese e che si trova vicino alla città di Jinan (7 milioni di abitanti). 

I campioni, raccolti durante l’estate del 2021, erano 28; di questi ben 24 contenevano microplastico di vario genere come tereftalato di etilene, polipropilene e polietilene. Secondo la ricerca i campioni raccolti da nuvole a formatesi a bassa altitudine, con maggiore densità, contengono un maggior quantitativo di microplastiche rispetto ai campioni catturati ad altitudini più elevate. La concentrazione di microplastiche, a prescindere dall’altitudine, è rimasta comunque minore rispetto all’atmosfera delle aree urbane. La concentrazione è risultata comunque stranamente maggiore dei simili campioni raccolti in Giappone e nelle vicinissime foreste pluviali;

Alla ricerca di un futuro con meno microplastiche per il nostro bene

microsplastiche
Ecco il nemico che bisogna imparare a odiare, fotografia della Oregon State University

Il paper scientifico pubblicato mercoledì in ogni caso, oltre a evidenziare la presenza di microplastiche nelle nuvole ha di fatto dato inizio a tutta una nuova serie di esperimenti che tentano di capire se c’è una correlazione tra quantitativo di plastica e difficoltà o semplicità nella formazione delle nubi.

Gli scienziati cinesi, a tal proposito, hanno condotte degli esperimenti preliminari che non lasciano ben sperare. Secondo i modelli da loro utilizzati e i dati raccolti attraverso gli esperimenti, le microplastiche del passato tendono a essere più grezze e piccole, portando nelle nuvole più piombo, mercurio e ossigeno rispetto alle sostanze di più recente produzione.

Mescolando queste microplastiche ad acqua filtrata e radiazioni ultraviolette, nel tentativo di creare le condizioni per la formazione delle nuvole, gli scienziati si sono accorti che esistono i presupposti per poter dire che la presenza di queste particelle potrebbe alterare i processi di formazione delle nubi, alterando plausibilmente il clima.

Chiaramente i dati che abbiamo a disposizione oggi sono tutto fuorché definitivi ma in generale l’idea è che le microplastiche siano molto più danno di quanto tendiamo a pensare oggi. Gli studi ci hanno permesso di identificare, per il momento, centinaia di composti chimici che posso portare a disfunzioni ormonali tanto negli uomini quando negli animali, senza considerare anche le possibilità di infiltrazioni nelle falde acquifere con conseguenze a lungo termine terribilmente negative per gli ecosistemi circostanti.

Il risultato finale, in sostanza, non è molto felice: durante il corso dei prossimi anni si dovranno studiare meglio le interazioni tra le microplastiche e le nuvole, così da valutare se esiste una maniera per arginare le eventuali conseguenze negative. Per quanto in molti si siano già attivati per chiedere la riduzione di produzione di microplastiche a causa dei pericoli a queste collegate, difficilmente vedremo importanti variazioni sul tema durante il corso dei prossimi anni. Abbiamo a che fare con l’ennesimo nemico mortale ma invisibile, di quelli che fanno paura soltanto una volta che vedi ciò che è in grado di fare.