Giocare a “L’Ombra di Mordor” dopo “Gli Anelli del Potere”

La serie Amazon Prime “Gli Anelli del Potere” ha scosso i fan tolkieniani sin dal suo annuncio; “Lo Hobbit”, ultima trilogia curata da Jackson aveva lasciato molti con l’amaro in bocca e il timore di vedere stravolto anche un reale mito, come la creazione degli anelli e l’ascesa di Sauron, era forte.

A pochi giorni dalla conclusione della serie i timori sono risultati in parte fondati, dal momento che l’adattamento sembra aver riscosso più polemiche che consensi. Tuttavia, l’opera ha anche molti punti di pregio ed, inoltre, parliamo solo di una prima stagione introduttiva di un lavoro di ben più di largo respiro.

Nell’attesa di una seconda stagione più d’impatto, quindi, perché non ritornare nell’oscurità di Mordor assetati di sangue di orchi?

ATTENZIONE QUESTO ARTICOLO CONTIENE SPOILER SULLA SERIE TELEVISIVA E SUI VIDEOGIOCHI DE “LA TERRA DI MEZZO”; ELFO AVVISATO MEZZO SALVATO.

L’ombra di che?

“La Terra di Mezzo: l’Ombra di Mordor”, videogioco pubblicato nel 2014 dalla Warner Bros e sviluppato da Monolith, è un open world che segue le vicende di Talion, un ramingo redivivo tenuto in vita grazie allo spirito di un antico elfo, nella sua vendetta contro i servi di Sauron che l’hanno privato della vita e della famiglia.

Tallion è un personaggio completamente inventato, assente nelle opere di Tolkien, ma presente in un luogo ed un tempo ben definito all’interno della narrativa: Mordor al tempo del ritorno dell’Oscuro Signore, pochi anni prima del viaggio di Frodo; il tutto mentre le legioni di Sauron riconquistano la loro antica terra strappandola col fuoco e con il ferro dalle mani degli uomini.

Il titolo ebbe un discreto successo grazie anche e soprattutto al Nemesis System; grazie ad esso i nemici assumevano carisma e personalità in maniera sistemica ricordandosi del giocatore ed ordendo trame oscure contro di lui, sviluppando in parallelo inimicizie e legami.

Tale sistema fu migliorato nel sequel del 2017 ovvero “La Terra di Mezzo: l’Ombra della Guerra”. Sorte un po’ più funesta capitò invece a questo titolo disprezzato a causa delle numerose microtransazioni inserite al suo interno, capaci di alterare fin troppo un equilibrio di gioco precedentemente efficace.

Per molti un altro problema fu rappresentato dalla non canonicità due titoli; pur ispirandosi alle opere letterarie ed utilizzandone personaggi noti, i prodotti di Monolith evolvevano in vicende che si allontanavano molto da quanto voluto da Tolkien.

Pur con i loro difetti, i due titoli offrono un’ottima motivazione per tornare nella Terra di Mezzo e rivivere, in parte, quanto visto nell’ultima Serie TV.

Ebbene sì, nonostante la non canonicità dei videogiochi e la lontananza temporale delle due narrazioni (la serie è ambientata almeno 3000 anni prima delle vicende de “Il Signore degli Anelli”, i videogiochi solo qualche decennio), le due opere hanno numerosi punti in comune.

Terre corrotte

Nella serie TV è particolarmente emozionante vedere come, improvvisamente, il luogo conosciuto come Terre del Sud si trasforma.

Una montagna si rivela essere un vulcano sopito ed erutta avvolgendo e cancellando tutto per miglia e miglia, fiamme e cenere sostituiscono colline erbose e foreste, una nuvola nera copre tutto nascondendo per sempre i raggi del sole.

Il Monte Fato si risveglia e plasma la terra che sarà conosciuta come Mordor (in elfico “Terra Oscura”), la casa ideale per eserciti di orchi e creature dell’ombra che temono la luce del sole e odiano la vita, un paese che si prepara ad accogliere il suo Signore Sauron.

Questo è quanto mostrato, fino ad ora, ne “Gli Anelli del Potere”, con i fan che però ben sanno di quanto l’oscurità di Mordor sia però un qualcosa destinato ad avere un termine.

Elfi e uomini muoveranno guerra contro le armate di Sauron, con quest’ultimo a cadere per mano di Isildur e regalando poi alla terra di mezzo millenni di pace.
In questo lungo periodo gli uomini cercheranno di riportare alla luce anche la terra dell’ombra costruendo insediamenti e roccaforti in grado di tenere a bada gli orchi superstiti.

È proprio qui che entra in ballo il titolo di Monolith.

Minas Ithil

Ne “L’Ombra della Guerra” Talion visita Minas Ithil, la principale città degli uomini nelle terre di Mordor: la sua architettura, la pietra bianca, l’alta torre richiamano in tutto e per tutto Minas Tirith, la capitale di Gondor.

Tuttavia, la città è già cinta da assedio dalle ormai ricresciute schiere di Sauron; Talion cerca di difendere quel simbolo di speranza ma l’arrivo dei Nazgul e dello Stregone di Angmar pone fine ad ogni resistenza.

Minas Morgul

Minas Ithil cade avanti agli occhi del giocatore.
La magia del Re Stregone avvolge la torre bianca di un’inquietante luce verde, il sole torna ad oscurarsi in una notte perenne. La roccaforte degli uomini si trasforma in quella che tutti i fan conoscono come la casa dello Stregone di Angmar: Minas Morgul.

Galadriel/Eltariel

La serie ha mostrato una Galadriel ben diversa da quanto visto nella trilogia originale.
Non ancora un’eterea dama dei boschi, l’antica elfa qui appare come una guerriera implacabile pronta a tutto pur di portare a termine la sua missione e la sua vendetta contro Sauron.

Più volte Galadriel fa sfoggio di agilità e forza ben superiori persino a quelle dei suoi simili, indossa quasi sempre una scintillante armatura d’argento e brandisce il pugnale del fratello.

Ne “L’Ombra della Guerra” troviamo un personaggio incredibilmente simile: Eltariel (protagonista anche di un’intera espansione del titolo).

L’elfa, conosciuta come “Lama di Galadriel”, è proprio una fedele guerriera dell’ormai dama elfica. Eltariel vive per la sua missione: dare la caccia ai Nazgul così da distruggerli per impedire il ritorno di Sauron.

Agile, letale, instancabile nella sua armatura scintillante, brandisce due pugnali che è pronta a puntare alla gola di chiunque si frapponga tra lei e la sua missione.

E’ impossibile non notare una discreta somiglianza tra la giovane Galadriel e la sua fedelissima guerriera; a nostro parere è anche impossibile non pensare che, forse, i creatori della serie abbiano, almeno un tantino, sbirciato i personaggi dei videogiochi prima di caratterizzare la protagonista.

Del resto, anche Eltariel cederà al potere di un anello pur di avere il potere necessario a compiere la sua missione, rimanendone, però, soggiogata.

Celebrimbor

Uno dei grandi pregi della serie è stato quello di mostrare per la prima volta un personaggio importantissimo per la storia della Terra di Mezzo: Celebrimbor, leggendario fabbro elfico che creò insieme a Sauron gli anelli del potere.

Celebrimbor

Nell’opera Prime Video appare come un anziano (forse fin troppo data l’immortalità della sua razza) elfo assorto nella sua opera, una forgia di dimensioni mai viste sulla Terra di Mezzo. I problemi nascono quando il Grande Re degli elfi, Gil Galad, gli affida la responsabilità di salvare la sua intera razza con la sua arte.

E’ questo che lo porterà a forgiare i primi tre anelli, utilizzando i consigli di colui che si rivelerà essere proprio il Nemico. In questo adattamento, quindi, Celebrimbor è inconsapevole di ciò che sta realmente facendo e vuole solo ottenere il potere sufficiente per salvare la sua gente da un tragico destino, anzi, appare forse fin troppo mite e “credulone”.

Ben diverso il Celebrimbor immaginato per la serie videoludica.
L’elfo è, infatti, un personaggio essenziale anche per l’Ombra di Mordor: è suo lo spirito che si lega al protagonista Talion tenendolo in vita.
La stessa coscienza dei due è condivisa e Celebrimbor diventa una guida nella lotta all’Oscuro Signore. In questo adattamento l’elfo è un guerriero spietato, arrogante e violento e spesso la morale di Talion deve portarlo a fermare le azioni dello spirito furente.

Questo Celebrimbor era ben consapevole di cosa stava creando mentre forgiava gli anelli insieme a Sauron ed arrivò persino a forgiare l’Unico Anello.

Utilizzandone il potere si proclamò “Lucente Signore”, raccolse un’armata e sfidò l’Oscuro Signore, ma l’anello lo tradì sfuggendogli dalle dita e ritornando al suo legittimo proprietario, condannando Celebrimbor a morte. Persino dopo millenni l’elfo convincerà il suo guscio umano a creare un nuovo anello per sfidare nuovamente l’antico rivale.

Insomma: due Celebrimbor diametralmente opposti ma legati dalla convinzione che un anello possa fornire il potere utile per contrastare il male, entrambi ciechi alle conseguenze delle proprie azioni.

Mithril

A proposito di Celebrimbor bisogna ricordare che in entrambe le opere il mithril è il punto cardine del suo lavoro.

Nella serie diventa il materiale con cui verranno forgiati i tre anelli per gli elfi ed è proprio nella purezza del metallo l’origine del potere dei manufatti.

Nei videogiochi, invece, il mithril è il metallo di cui sono composti gli strumenti da fabbro di Celebrimbor, soprattutto il martello.

Anche qui le caratteristiche del metallo lo rendono l’unico strumento in grado di lavorare un simile potere.

Allerta Spoiler: Sauron

I fan sono abituati a vedere Sauron come un gigante occhio di fiamme che sovrasta la torre di Barad-dur o, guardando al passato, come una enorme armatura nera. Sia la serie che i videogiochi, invece, hanno il merito di mostrare un Signore Oscuro ben più reale, concreto, in carne ed ossa.

Nei videogiochi lo vediamo più volte, attraverso i ricordi di Celebrimbor e di Shelob, assistendo al periodo della sua massima grandezza. Questo periodo coincide a quando, sotto le mentite spoglie di Annatar, Sauron convince i popoli della Terra di Mezzo ad accettare i suoi anelli donando ad esso sottomissione.

Pur non chiamandosi Annatar (come nei libri) ma Halbrand, anche nella serie Amazon Sauron riesce a camuffarsi così bene da ingannare persino Galadriel, portandola quasi ad amare l’essere che aveva giurato di uccidere. La rivelazione di trovarsi al cospetto dell’Oscuro Signore ha sconvolto, nell’ultimo episodio, anche tantissimi spettatori che mai avrebbero immaginato un simile tradimento. Resta solo da capire come verrà sviluppato il personaggio nelle prossime stagioni.

Orchi

Forse una delle parti più deboli della trilogia di Peter Jackson era legata agli orchi.
Il mostruoso esercito del Nemico è sempre stato mostrato come una scomposta moltitudine di esseri orribili e privi di ragione, spaventosi principalmente per l’enorme numero in cui attaccano. Siamo tutti abituati a vedere orde di orchi falciate da poche fila di cavalieri o a sentire Legolas e Gimli che contano i nemici abbattuti.

“Gli Anelli del Potere”, finalmente, dona una complessità maggiore agli orchi.

Per la prima volta vengono messi in un contesto di superiorità sia numerica che fisica: contro dei paesani disarmati e poco avvezzi ai combattimenti un singolo orco fa realmente paura, si nota finalmente la sua stazza superiore, la sua potenza e la ferocia con cui assale le vittime. Anche un guerriero elfico viene messo alle strette da un grosso orco in armatura che proprio non vuole morire nonostante le numerose ferite

Inoltre tramite Adar questi mostri vengono mostrati realmente come una comunità; una specie che, al pari di tutte le altre, lotta per sopravvivere e per trovare il proprio posto nella Terra di Mezzo.

Anche nei videogiochi Monolith gli orchi sono ben più complessi della versione cinematografica, anzi, sono il cuore pulsante della narrativa.

Il nemesis system dona una vera e propria intelligenza artificiale ai nemici e non solo.
Al giocatore viene lasciata la possibilità di introdursi in guerre di potere, battaglie tra clan avversari, banchetti con cibo avvelenato e molto altro ancora.

Talion vive in un mondo di orchi e si confronta costantemente con usi e costumi di questi mostri. Questo si capirà ancora meglio quando, dopo aver forgiato un secondo anello, il nostro protagonista si troverà a controllare un intero esercito di orchi (con capitani pronti a dare consigli o, perché no, commenti ironici).

La forza del nemesis system nel creare una narrativa intorno a queste figure è quindi indubbia, davvero molto nobile e solo recentemente ritornate sulla cresta dell’onda grazie alla serie televisiva.

Vendetta

In ultimo la cosa che più accomuna l’opera televisiva e quella videoludica e maggiormente le allontana da quelle letterarie e cinematografiche: la vendetta.

L’universo di Tolkien è caratterizzato da sentimento puri ed elevati.
Esistono concetti come bene assoluto, il sacrificio, l’estremo coraggio, le canzoni su vecchi miti o esiste anche un male assoluto, privo di sentimenti e portato soltanto allo schiavizzare, al sottomettere, al distruggere.

Questa dicotomia, ben si riflette sui personaggi, con scelte che non sono mai facili: da una parte Boromir cadendo in tentazione cerca di redimersi sacrificando la sua vita, Galadriel si mette alla prova con l’anello stesso; Frodo, senza Sam, non potrebbe far altro che condannare il mondo.

La scelta finale è, in sostanza, tra bene e male come ad un perfetto bivio.

La Galadriel della serie TV invece è guidata da rabbia, vendetta, ossessione. Non le interessa che Sauron non sia una reale minaccia, non le interessa del suo popolo, lei ha bisogno di placare il suo dolore per la morte del fratello, ha bisogno di dare un senso a quel pugnale.

La sua rabbia cieca la porta a voler uccidere persino Adar, ormai in catene e disarmato.

Talion, allo stesso modo, ha visto uccidere sua moglie e suo figlio prima di venire giustiziato a sua volta.

La vendetta, quindi, è importante anche in questo titolo fornendo una traccia da far seguire al protagonista della storia. Tallion, a causa della vendetta, non conosce ostacolo e non si fermerà davanti ad alcuna scelta “opinabile”, sia essa legata ad antiche entità o anelli del potere.

E così, questi personaggi sono in bilico, da un momento all’altro potrebbero annegare nell’oscurità, scegliere il potere ad ogni costo, abbandonare completamente la propria anima.

Non sono guidati da un bene assoluto, non cavalcheranno mai sui campi del Pelennor “verso la rovina”: essi vogliono spegnere il dolore che li logoro dall’interno, vogliono sangue, vogliono persino indossare un anello, purché trasformi il dolore in forza.

Forse, se qualcosa mancava alla Terra di Mezzo era un grigio che non fosse solo Gandalf, una passione che non fosse solo eroico sacrificio, una rabbia più intensa dell’urlo di Gimli.