Recensione Clinically Dead

Clinically Dead

Quando parliamo di esperienza lisergica o parliamo di psichedelia prendiamo in analisi un grande range di rappresentazioni diventate poi piuttosto comuni nel mondo delle arti; a tal proposito la prima cosa che di Clinically Dead appare lapalissiana è l’ispirazione che permea tutto il comparto grafico: difficilmente all’interno dei videogiochi si può vedere un range così vasto di colori tutti insieme, difficilmente all’interno degli altri titoli la componente psichedelica è marcata in modo così graficamente pomposo.

Clinically Dead, tratta l’esperienza della morte come il più grande trip da acidi che l’umanità ricordi, mischiando una grafica tridimensionale accettabile a una quantità di colori incredibilmente elevata.

Il titolo, per nostra fortuna, non è tutto psichedelia ma contiene anche un abbozzo di trama, un gameplay migliorabile (ma divertente) e un’atmosfera di tutto riguardo. Andiamo a vedere insieme più nel dettaglio di cosa parliamo quando andiamo ad analizzare Clinically Dead.

L’esperienza pre-morte secondo Clinically Dead.

Uno screenshot del gameplay Clinically Dead

Partiamo innanzitutto dalla narrativa del titolo, piuttosto blanda ma in grado di fornire un buon punto di partenza per il delirio cromatico che vedremo poi: il titolo di Mogila Games (team composto da un singolo sviluppatore) racconta l’esperienza pre-morte di una persona che si ritrova sul letto di un nosocomio senza riferimenti geografici.

Di questa persona osserveremo le fattezze grottesche e la terribile condizione di salute che già preannuncia quello che succederà poi; nel giro di pochi secondi ci ritroveremo involontari spettatori dei suoi ultimi momenti di vita.

A partire dall’ultimo respiro del nostro innominato personaggio inizierà il viaggio allucinato all’interno del limbo che separa la vita dalla morte: un mondo caratterizzato da una palette di colori infinita e da un legame particolare tra tempo e spazio.

Il nostro protagonista, per poter definitivamente approdare alla pace della morte, dovrà farsi strada all’interno di caverne e dungeon misteriosi, tutti caratterizzati dalla presenza di enigmi che coinvolgono spazio e tempo, entrambi in certi modi controllabili dal nostro ormai deceduto personaggio…

Clinically Dead comincia così e mostra al giocatore un mondo incredibilmente allucinato sin dai suoi primi vagiti.

Il mondo di gioco, costruito attraverso un 3D povero ma efficace, risulta graficamente accattivante  grazie alle scale cromatiche e al vero e proprio caleidoscopio di colori che ci si ritroverà davanti. La conta dei poligoni, pur rimanendo bassina, passa in secondo piano quando ad ogni passo ci si ritroverà immersi all’interno di un trip degno di quello accennato dalla musica psichedelica del novecento.

Il titolo, così facendo, riesce a risultare gradevole all’occhio nonostante un budget ridotto e ,grazie anche alla durata striminzita, riesce a non venire a noia di chi lo gioca. Clinically Dead presenta trenta livelli  in cui ci ritroveremo all’interno di ambientazioni astratte che, pur non raggiungendo le vette visive di un Antichamber, riescono a rosicchiarsi posto della testa di chi gioca.

Gameplay quadrimensionale?!

Uno screenshot del gameplay Clinically Dead

La meccanica più importante del titolo si può riassumere nella seguente definizione: “gameplay quadrimensionale”, ovvero un importante collegamento ludico tra le ambientazioni del gioco e il tempo che scorre all’interno dello stesso. Il titolo è un puzzle game in prima persona con alcuni elementi di platforming.

Volendo semplificare quanto più possibile in Clinically Dead i livelli mutano e cambiano a seconda di come ci si ritrova posizionati all’interno della linea temporale.
Questa è rappresentata a schermo come una grande ellisse in sovraimpressione e rappresenta lo scorrere del tempo in base alla nostra posizione all’interno dei dungeon e delle ambientazioni di cui è composto il titolo.

I colori psichedelici, oltre ad essere belli da vedere, rappresentano le variazioni della linea temporale; in sostanza le mappe di gioco sono pensate in maniera simile alle mappe metereologiche: il valore del tempo è direttamente collegato al colore della porzione di livello. Camminando da un colore all’altro con il proprio personaggio si provocherà una variazione all’interno della linea temporale.

Suona piuttosto complicato ma cercate di comprendere questo esempio: camminare da una zona caratterizzata dal low time (NDR: definizione utilizzata dal gioco stesso) ad una caratterizzata dall’high time sarà possibile muovere una piattaforma dall’alto verso il basso o sarà possibile aprire una porta in una specifica direzione.

Al giocatore è permesso interagire attraverso diverse metodologie: egli può controllare lo scorrere in avanti o indietro del tempo in modo indipendente dalla sua posizione con degli artefatti chiamati cristalli temporali o può modificare i colori intorno a sé (e di conseguenza il tempo) sfruttando dei particolari cubi.

Nel titolo esiste anche una vera e propria condizione di Game Over, raggiungibile quando si viene a contatto con creature o zone che rendono negativa la linea temporale.
Questo significa vedere il proprio personaggio inghiottito dai colori bui che sono presenti all’interno delle mappe per vederlo poi risbucare dall’ultimo checkpoint.

Meccaniche sparse in diversi livelli, certo, ma che finiscono per trasformare alcuni quadri in sfide non particolarmente intuitive.

Tutto è tempo, nulla è tempo.

Uno screenshot del gameplay Clinically Dead

Clinically Dead è lungi da essere un titolo perfetto e si ritrova addosso alcuni difetti importanti che ne minano la qualità complessiva.
Il primo tra tutti è legato all’interfaccia di gioco, davvero lontana dall’eccellenza.

Il movimento circolare del contatempo (a volerlo chiamare così) rappresenta poco intuitivamente lo scorrere del tempo all’interno del continuo andirivieni delle azioni del gioco. Questo quando viene unito a livelli con game over istantanei trasformano il game design intelligente di Mogila Games in sessioni odiosissime di Trial & Error.

Anche la colonna sonora non è particolarmente varia e memorabile; tutti quanti i brani inseriti all’interno del titolo suonano bene con le tematiche e le atmosfere del gioco ma si dimenticano altrettanto velocemente a causa dell’assenza di melodie interessanti o di momenti d’impatto emotivo alcuno.
Un vero peccato se considerata la pregevole fattura della componente visiva del gioco, che ricordiamo ancora una volta, riesce a farsi apprezzare nonostante gli evidenti limiti tecnici.

Alla fine della fiera ci ritroviamo per circa 12€ un titolo visivamente interessante, con un gameplay che può tranquillamente piacere e che dura il giusto.
Clinically Dead si conferma come un titolo carino, adatto ad un pomeriggio di noia e che può interessare tutti quei giocatori che sono cresciuti affascinati da tutto ciò che riguarda il mondo della psichedelia; se siete alla ricerca di un titolo dall’alto valore produttivo e dal realismo più puro iniziate a correre e non fermatevi qui.

Uno screenshot del gameplay Clinically Dead