Escape Dead Island – Recensione

Articolo a cura di Samuele Zaboi

In attesa dell’arrivo di Dead Island 2, previsto per il prossimo anno, Deep Silver ha deciso di dare nuova linfa alla serie con la pubblicazione di un nuovo capitolo, Escape Dead Island, che si va a collocare a cavallo tra il primo e il secondo episodio. La scelta di pubblicare il gioco solo su console di passata generazione appare già come una piccola sconfitta, come se lo scopo di Escape Dead Island fosse solo quello di occupare dello spazio in attesa di Dead Island 2.

Zombie everywhere

In Escape Dead Island il giocatore dovrà vestire i panni di Cliff Calo, figlio di papà alla ricerca della propria strada e aspirazione. Per questo motivo egli parte, in compagnia di alcuni amici, alla volta di Banoi per indagare e scoprire il mistero che si cela dietro la diffusione del virus letale Pathogen HK che lentamente si sta impossessando dell’isola. La prima grande novità che risalta all’occhio di questo spin-off (non si può parlare di un vero e proprio Dead Island) è il passaggio dalla visuale in prima persona a quella in terza. Caratterizzato da un gameplay in stile graphic novel, il titolo metterà gli utenti di fronte a un’alternanza tra fasi stealth e action anche se queste non sono state sviluppate a dovere, con ostacoli spesso facilmente aggirabili e con combattimenti talvolta confusionari, anche a causa di una telecamera di gioco che non riesce a fornire in ogni occasione la miglior inquadratura possibile.

Un po’ stealth, un po’ action

La componente stealth mostra delle lacune dal momento che le azioni possibili non sono molte: si potrà seguire uno zombie e ucciderlo con un cacciavite oppure decidere semplicemente di evitarli. Spesso scegliere quale delle due azioni eseguire si rivelerà un salto nel buio, portando il giocatore verso gloriose azioni o suicidi di fatto annunciati. Nemmeno la parte action manca di difetti più o meno fastidiosi: come già citato in precedenza la telecamera si rivela scomoda e poco efficace, mentre gli zombie potranno mostrarsi estremamente forti, in grado di uccidere un Cliff forse troppo vulnerabile con solo una manciata di colpi.

Non è Dead Island

Al di là di uno stile grafico che può apparire gradevole, benché anche in questo caso non manchino le imperfezioni, Escape Dead Island ha poco per cui distinguersi positivamente, a parte il fatto di essere di fatto un titolo creato per i più grandi fan della serie che saranno in grado, forse, di chiudere un occhio di fronte alle diverse mancanze del gioco. Non è da escludere che queste siano dovute anche alla scelta di non far approdare il titolo su PlayStation 4 e Xbox One, dando forse una giustificazione inconscia (ma immotivata) per il trattamento riservato a Escape Dead Island. Nel corso dell’avventura Cliff mostrerà qualche segno di pazzia che porterà così a variare, almeno in parte, il gameplay del gioco: questa caratteristica, per quanto positiva a livello teorico, non è stata sfruttata però a dovere. Il titolo sembra essere stato costruito con troppa sufficienza e poca attenzione, con una longevità veramente esigua e con una rigiocabilità ancor più bassa, nonostante alcune idee di base interessanti come quella citata poche righe sopra.

Conclusioni

Escape Dead Island si rivela essere un tentativo, mal riuscito, di colmare un’attesa forse troppo ampia tra il primo e il secondo capitolo della serie. Realizzato con lo scopo di essere un fan service, il gioco mostra un gameplay non ottimale con fasi stealth e action non prive di lacune e con l’impossibilità, in determinati momenti, di scegliere di fatto quale strategia adottare. Una bassa longevità e rigiocabilità confermano che la qualità complessiva di Escape Dead Island non è elevata, con la speranza, e in fondo la certezza, che Dead Island 2 sarà decisamente migliore.