Recensione di Fabiano “Deimos” Zaino
Dear Esther potrebbe essere illustrato in molti modi, tutti difficili da sintetizzare in una recensione vera e propria perché il gioco non è esattamente un gioco ma più che altro una esperienza visiva, uditiva e cognitiva che ci porta su un sentiero ben definito e ci fa smuovere alcune emozioni. Dear Esther è un prodotto fuori dal mondo dei videogiochi, un film interattivo o semplicemente un andare avanti fino alla soglia dell’ultima scena finale per poi chiudersi in un buio assoluto: quello delle domande. Perché Dear Esther è una domanda dietro l’altra ma anche un percorso mentale assolutamente non scontato.
IL NON GAMEPLAY
DE non ha un gameplay come gli altri giochi perché non è un gioco. Se vi aspettate una avventura grafica, un survival o una semplice avventura, rimarrete parecchio delusi. Non ci sono armi da raccogliere o semplici oggetti da intascare o mischiare fra loro per risolvere qualche puzzle…anzi, i puzzle proprio non ci sono. Non ci sono mostri ma potrete trovare qualche Gabbiano, Fantasma o figura angosciosa che vaga per la scogliera o che si perde per le grotte, maestose e tremendamente silenziose. Dear Esther non vuole divertire cosi come non vuole essere un prodotto commerciale anzi, credo proprio l’esatto contrario, credo che Dear Esther sia rivolto a chi non ha voglia di giocare ma ha solo voglia di capire e esplorare. Lo scopo è quello di vagare da un inizio ben definito e di arrivare, tramite un percorso pensato a tavolino, ad un finale che di fine ha ben poco visto che apre nella mente del “giocatore” molte domande.
LA NON STORIA
DE racconta una storia ma non è possibile dire se sia la storia che ho immaginato io perché a una seconda giocata più attenta, ho scoperto altri pezzi del mosaico che mi ero perso la prima volta e ne ho ricamato una vicenda molto diversa da come l’avevo compresa la prima volta.
VISIVAMENTE
Benché Dear Esther non è un videogioco vero e proprio, il motore alla base del titolo è il famoso Source Engine usato da Valve nei suoi giochi di punta: rivoluzionato e rimaneggiato per l’occasione. Perché quello che vediamo è un’Isola modellata in maniera sopraffina che riesce a raggiungere quasi la perfezione stilistica. Che a voler ben vedere, con tutte le opzioni al massimo, riesce a tenere testa a produzioni ben più blasonate. Ed è dunque ancora più incredibile perché Dear Esther è un Indie e qui sta la bellezza e la maestosità di un dettaglio che proprio non ci si aspetta. Ogni sasso, ogni pianta mossa dal vento, ogni anfratto, ogni passaggio, ogni onda marina sembra ricreare alla perfezione un movimento che riesce a farci camminare per davvero in questa Isola abbandonata nel tempo e nello spazio che chissà dove si trova per davvero.
NON PERDETEVELO
DE è un prodotto complesso. Un non gioco traducibile forse più che altro in un viaggio su binari invisibili che vi porta da un punto all’altro senza darvi vera e propria scelta di decidere che percorso prendere.
Votazione finale: NC











