Resonance of Fate

Recensione di Antonio Cutrona a.k.a. Q-tro

Resonance of Fate é disponibile per Xbox 360 e PlayStation 3


Quando si parla di tri-Ace, si può stare tranquilli. Durante gli anni tri-Ace è stata una compagnia molto apprezzata per i suoi RPG dalle meccaniche di gioco profonde e divertenti. Quest’anno la sviluppatrice nipponica torna con un nuovo RPG: Resonance of Fate, che sin dalle prime apparizioni ha sempre suscitato dubbi e pregiudizi nelle menti degli osservatori. Ora il titolo è sugli scaffali, pronto per essere giocato, e noi siamo qui per scoprire se i dubbi iniziali sono fondati o se l’antico proverbio può applicarsi anche ai videogiochi: “Mai giudicare un libro dalla copertina!”

IL DESTINO DI TRE RAGAZZI!
Con Resonance of Fate, tri-Ace ci trasporta in un futuro lontano, dove il pianeta Terra sta ormai vedendo la fine del genere umano, che nel disperato tentativo di sopravvivere ai gas tossici sprigionati nell’atmosfera, ha dato il via alla costruzione di un’enorme torre-purificatore. Col tempo gran parte della terraferma risultò impossibilitata ad ospitare forme di vita, e gli umani cominciarono a vivere proprio sulla torre, costruendo agglomerati di residenze e villaggi su più livelli che andarono ad occupare l’interezza della torre, che prese il nome di Basel.
Il gioco ha inizio molti anni dopo il trasferimento della vita su Basel, quando l’umanità ha già dimenticato come fosse vivere sulla superficie terrestre. Vashyron è a capo di una banda di cacciatori, mercenari che si guadagnano da vivere portando a termine i più disparati incarichi per conto dei più disparati committenti. Membri della squadra di Vashyron sono Zephir, tipico adolescente testacalda, e Leanne, una ragazza dal passato misterioso salvata proprio da Zephir quando stava per suicidarsi. Insieme conducono una vita spensierata, pur essendo immersi nella malinconia generale di un mondo destinato ad estinguersi. Il fato (da cui il titolo) però ha in serbo una strada particolare per i tre protagonisti, che si ritroveranno ben presto a dover fare i conti con la stessa macchina che regola la vita su Basel.
Tutto questo sembra indicare un filone narrativo abbastanza serioso ed epico, ma in realtà per le prime fasi di gioco tri-Ace sceglie un approccio molto più sereno e spensierato: vivremo in prima persona le scene di vita quotidiana dei tre personaggi, tra scene comiche e momenti di riflessione, fino a quando i main event del gioco coinvolgeranno i nostri tre beniamini.
Questa scelta di una narrazione lenta e progressiva, pur contribuendo a espandere il mondo interiore dei tre protagonisti potrebbe risultare a volte anche noioso per il giocatore medio, che si aspetta l’ormai onnipresente colpo di scena dietro ogni angolo, per essere poi puntualmente deluso da una cutscene che ha del comico, quasi fosse una presa in giro. In realtà c’è bisogno di pazienza e di qualche ora di gioco in più per rendersi conto dell’epica avventura in cui si è sprofondati e che sicuramente riuscirà ad affascinare i fan di stereotipi come passati oscuri e imprese apocalittiche.
La storyline di Resonance of Fate si rivela in definitiva profonda e curata, pur avendo visto di meglio. E’ sicuramente da apprezzare l’approccio sentimentale che tri-Ace ha deciso di adottare con i suoi personaggi, scegliendo di rivelarne i pregi attraverso dialoghi ben congeniati, piuttosto che con situazioni all’insegna dell’adrenalina e dell’azione pura… Per quello c’è il gameplay, che ora andremo ad analizzare!

 

TRA TRADIZIONE E RIVISITAZIONE
Il gameplay è la caratteristica più esaltante di Resonance of Fate. Come ogni buon RPG che si rispetti, le fasi di gioco sono sostanzialmente tre: esplorazione, combattimento e world map. Impossibile non notare gli sforzi di Tri-Ace per rendere ciascuna di queste fasi al meglio, regalandoci un gameplay molto solido e divertente.
    Cominciamo con le fasi esplorative; qui Tri-Ace ha preferito un ritorno alle origini che sicuramente non dispiacerà ai fan dei bei vecchi giochi di ruolo in 3D. La telecamera fissa e l’assenza di qualsivoglia mappa di orientamento fa tornare in mente molti titoli del passato, trasformando l’esplorazione di sobborghi, città e residenze di Basel in un’esperienza dal sapore nostalgico e tutto sommato gradevole. Il rovescio della medaglia è però che le fasi esplorative sono davvero molto poche, e le schermate da esplorare ancora meno, anche a causa della costante necessità di tornare al quartier generale dopo ogni capitolo (rivedendo dunque sempre gli stessi scenari). Questa poca profondità delle fasi esplorative é legata soprattutto al focus del gameplay, che si concentra maggiormente su combattimento e world map. Un peccato, per un’ambientazione capace di trasmettere tanto anche solo percorrendo una strada di passaggio.
    Riservando il sistema di combattimento al paragrafo successivo, esaminiamo una componente non principale, ma interessantissima del gameplay di Resonance of Fate: la world map.
Basel è un’unica altissima torre su cui si sono installati più livelli di agglomerati abitativi. Con questo setting una world map tradizionale sarebbe stata impossibile. Tri-Ace ha ben pensato di trasformare la passività dell’esplorazione della world-map in una vera e propria fase di gioco attiva dalla quale il giocatore può ricavare benefici consistenti!
La world map di Resonance of Fate, ricorda vagamente una scacchiera, e per essere completamente percorribile è necessario riattivari i vari blocchi della griglia tramite apposite cellule energetiche ottenibili tramite i combattimenti o gli eventi chiave del gioco.
A tutto ciò si aggiungono blocchi di colori particolari, sbloccabili solo tramite cellule dello stesso colore difficilmente reperibili, che una volta riattivate consentiranno l’accesso a zone con nemici differenti e determinati bonus.
Le cellule colorate possono essere usate anche per attivare i poteri dei terminal sparsi per la mappa, elementi speciali che una volta riattivati possono conferire dei vantaggi in battaglia come difese extra e probabilità di recuperare oggetti rari e preziosi.
    Simili alla world map sono i dungeon, microaree che ci ritroveremo ad attraversare con i nostri personaggi, che prevedono lo stesso sistema di griglia, ma senza aver bisogno delle cellule energetiche per essere attraversate. Unica sostanziale differenza è che i dungeon sono spesso suddivisi in aree da oltrepassare che prendono la forma di un mini-percorso dove ogni area corrisponde a un combattimento e poco più.
In definitiva la world map di Resonance of Fate, insieme ai dungeon,  si rivelano essere delle fasi di gioco a sé stanti capaci di portar via un bel po’ di tempo e che impegneranno molto il giocatore interessato a scoprire tutti i bonus e i vantaggi di una mappa completamente sbloccata.

 

Un intero paragrafo a parte deve essere riservato al sistema di combattimento. Questo è l’elemento più caratteristico di Resonance of Fate, e non comprendendolo si rischierebbe di pregiudicare gravemente il giudizio finale del gioco. Forse sarò un po’ prolisso, ma è necessario al fine di dare un giudizio esplicativo al gioco.

RPG A SUON DI PROIETTILI!
Con il sistema di combattimento, Tri-Ace, non c’è altro modo di esprimerlo, fa fuochi d’artificio. Dimenticate spade, asce, lance e quant’altro: in Resonance of Fate le armi da fuoco la fanno da padrone. Assisterete a coreografiche acrobazie a suon di pistole, mitragliatrici e granate. Quello che a prima vista potrebbe sembrare un gameplay basato sulla volontà di stupire e sull’esagerazione, è in realtà molto più complesso e strategico di quanto possa sembrare osservando una sessione di gioco. Gli incontri si svolgono quasi sempre all’interno di un’arena chiusa, a volte con qualche barriera dietro la quale è possibile ripararsi dagli attacchi nemici. L’azione principale è suddivisa in turni intercambiabili: potremo liberamente scegliere quale personaggio usare (posto che non abbia già eseguito un’azione) o interrompere il turno in qualsiasi momento. Le azioni principali sono l’attacco e le azioni Eroe. Attaccando un bersaglio potremo usare l’arma o l’oggetto in dotazione contro di esso, aumentandone l’efficacia grazie a un’apposito mirino di carica che si riemperà più velocemente man mano che il personaggio acquisirà esperienza con quell’equipaggiamento, fino a raggiungere livelli di carica che scateneranno le devastanti abilità che miglioreranno le caratteristiche della vostra arma. Ogni equipaggiamento ha una proprietà particolare: le pistole sono capaci di infierire sugli avversari danni diretti, i soli in grado di uccidere un nemico, mentre le mitragliatrici sono capaci di ferire in maniera pesante i nemici, ma non possono ucciderli: questi danni prendono il nome di danni superficiali. L’idea è quella di indebolire le difese nemiche con dei danni superficiali e poi stroncarli con i danni diretti delle pistole. Tutto questo si riflette anche nella difesa dei nostri personaggi. Nel lato inferiore dello schermo saranno presenti una serie di cristalli che renderanno tutti i danni subiti dai nostri personaggi danni superficiali, impedendoci di fatto di morire. I nemici possono comunque distruggere uno dei nostri cristalli infierendo una grande quantità di danni superficiali ad un singolo personaggio, e quando saremo a corto di cristalli, il nostro party entrerà in fase di pericolo, subendo tutti i danni come danni diretti e rischiando dunque il game over. Per evitare tutto ciò potremo recuperare i cristalli persi semplicemente riducendo a zero una delle barre dei PS di un nemico (ogni nemico ha più barre). Ottenere cristalli è importantissimo anche perché sacrificando un cristallo sarà possibile avviare le coreaografiche azioni Eroe.
Quando avviamo un azione Eroe, dovremo decidere una traiettoria che il nostro personaggio percorrerà permettendoci di attaccare quante volte vogliamo durante tutto il tragitto. A partire da un’azione Eroe, potremo avere accesso allo spettacolare sistema di colpi bonus, colpi aerei e atterramenti che ci permetteranno di massimizzare i danni infilitti ad un nemico in un singolo turno.
Tramite le azioni Eroe inoltre sarà possibile accedere ai distruttivi attacchi tripli: stabilendo traiettorie che passano tra gli altri due nostri compagni di squadra, raccoglieremo punti Resonance, che ci permetteranno di accedere agli attacchi tripli: azioni Eroe in contemporanea tra tutti e tre personaggi capaci di distruggere le difese avversarie.
Il sistema di avanzamento dei personaggi, al contrario delle sessioni di battaglia, è in verità molto più diretto e semplice di quanto ci si possa aspettare: il livello dei personaggi aumenta con l’aumentare dei danni inflitti con una tipologia di arma, di fatto rendendo necessario specializzare i propri personaggi in una tipologia di attacco specifica. Oltre ad armi, mitragliatrici e granate avremo a disposizione anche una cassa di caricatori che potremo collegare all’arma in uso per sparare proiettili con effetti extra sui nemici, e un pronto soccorso che conterrà tutti gli oggetti di recupero e supporto del gioco. Assegnare questi oggetti ai personaggi di fatto costituisce un vero e proprio sistema per determinare la specializzazione dei membri del nostro party, che insieme alla possibilità di modificare e aggiungere pezzi alle armi in uso (modifiche che purtroppo non verranno visualizzate nelle fasi di gioco) rende possibile un livello di strategia nella creazione di una squadra, seppur minima, da non sottovalutare. 
Tutto questo può sembrare ostico e caotico, e in effetti durante le prime fasi di gioco il giocatore potrebbe essere abbastanza disorientato senza aver prima seguito qualcuna delle sessioni di addestramento o il manuale entrambi presenti all’interno del gioco. Solo dopo aver compreso a fondo il sistema di combattimento di Resonance of Fate ci si renderà conto di quanto esso risulta godibile e appetibile a coloro che di RPG ne hanno masticati: la costante necessità di interagire con l’azione di gioco tramite input continui e la strategia applicata al dover scegliere quale avversario attaccare per primo in modo da non sperperare i cristalli, rende il sistema di combattimento di Resonance of Fate un’esperienza godibile, strategica, fresca, piena d’azione e a tratti mozzafiato, a patto, però,  che si riesca a comprenderla appieno.

Un appunto particolare infine va fatto all’evidente sforzo di tri-Ace di rendere l’intera azione di gioco di Resonance of Fate più malleabile possibile. Difficilmente incontrerete zone dalle quali non potrete uscire, e accorgimenti come la possibilità di porre immediatamente fine ad un combattimento uccidendo il singolo capo dei nemici e la facoltà di poter scegliere attivamente se far progredire la storyline alla fine di ogni capitolo o concentrarsi a completare tutte le subquest della gilda di cacciatori (utilissime per migliorere le potenzialità della squadra peraltro), rendono Resonance of Fate un’esperienza godibile su più livelli, che non forza il giocatore a seguire il filone narrativo, né le meccaniche di gioco, conferendo maggiore libertà di scelta come vuole la migliore tradizione RPG spesso dimenticata.
Abbiamo dunque visto in questo mega paragrafo come il gameplay sia il vero punto chiave di Resonance of Fate. Il suo gameplay atipico forse potrebbe far storcere il naso ai puristi, e potrebbe non essere facilmente apprezzabile dai nuovi arrivati, ma è impossibile non notare lo sforzo riuscito di tri-Ace di confezionare un titolo che, pur prendendo una direzione completamente diversa dai canoni classici degli RPG, colpisce chi di RPG se ne intende, riuscendo nel frattempo a non tediare ulteriormente i giocatori che si aspettano molta più azione che pianificazione e strategia. Un vero successo!

FASCINO E CARISMA
Sotto l’aspetto del design, Resonance of Fate è capace di momenti davvero godibili. Il buon livello tecinico e le scenografie a sfondo tecnologico e l’atmosfera dal sapore apocalittico e allo stesso tempo poetico risultano piacevoli e ispirate, con un certo sapore nostalgico che non sfuggirà ai veterani degli RPG.
Deludono un po’ le arene dove si svolgono i combattimenti, dove il design contribuisce poco e nulla ad esaltare le pirotecniche evoluzioni delle fasi adrenaliniche del gioco. Città e villaggi offrono però un design abbastanza curato e godibile, anche se non sorprendente; di fatto non rappresentano il punto di forza del titolo tri-Ace.
Ciò che colpisce particolarmente non è tanto il design delle ambientazioni, quanto quello dei personaggi. La componente della storyline insieme allo stile moderno alla base del concept riesce a rendere i tre protagonisti molto più reali e godibili di certi stereotipi a cui siamo ormai abituati. Bisogna ammettere che il fascino dei personaggi è dato più dalla componente narrativa che dal design vero e proprio, ma certi accorgimenti impreziosiscono l’atmosfera generale di gioco, come la possibilità di poter personalizzare a piacere gli indumenti dei tre protagonisti, con scelte che vanno da abiti dal sapore quotidiano a un tipo di vestiario molto più pungente e aggressivo.
Questo aspetto mette in ombra le evidenti povertà del comparto artistico relativo ai nemici, dal design a volte stereotipato e ripetitivo (tranne qualche eccezione) e soprattuto le discutibili scelte legate alle movenze dei personaggi, che pur presentando coreografiche acrobazie soprattutto nelle azioni Eroe, nelle fasi di gioco stazionarie risultano un po’ macchinose e quasi forzate e non naturali, a scapito dell’immersione che dovrebbe poter offrire un titolo come questo. Non si tratta di pecche madornali, ma un po’ di attenzione in più avrebbe aiutato a mantenere un giudizio finale piuttosto alto.
In ultimo andiamo ad analizzare il comparto sonoro, che si amalgama bene con le atmosfere del gioco e quando si passa alle azioni più adrenaliniche si rivela molto efficace nel sottolineare le imprese acrobatiche dei nostri personaggi. Per quanto riguarda le voci, il doppiaggio, soprattutto quello originale in lingua giapponese, merita davvero tanto, con dei dialoghi studiati alla perfezione e interpretati con sensibilità e passione dai doppiatori d’oltreoceano.
Nel complesso il design di Resonance of Fate, nonostante il suo livello tecnico non straordinario e alcuni aspetti discutibili, si rivela capace di coinvolgere in maniera diretta il giocatore, grazie alle sue atmosfere poetiche, al sonoro ispirato e soprattutto grazie ai tre protagonisti che cutscenes dopo cutscenes troveranno un posto speciale nel cuore del giocatore capace di cogliere gli innumerevoli dettagli di un titolo di questo genere.

UN TITOLO CONTROCORRENTE!
Con Resonance of Fate tri-Ace rivela ancora una volta il suo animo di sviluppatrice controcorrente, capace di confezionare titoli pieni di innovazione e con un fascino speciale. Il punto di forza di questo titolo è sicuramente il gameplay, che riuscirà ad appassionare sia i fan degli RPG che i newcomers. Unico problema è l’abituarsi al gameplay, che pur facendosi apprezzare dopo poche ore di gioco, risulta comunque abbastanza ostico soprattutto durante le prime ore di gioco.
La pazienza comunque paga, e il giocatore che proverà a immergersi nel mondo di Resonance of Fate ne trarrà un’esperienza godibilissima ed emozionante che non dimenticherà facilmente.
Un titolo da giocare e che tutti i fan degli RPG dovrebbero prendere seriamente in considerazione!

VOTO FINALE: 8/10