Splinter Cell Conviction: Recensione

Recensione di Fabiano “Deimos” Zaino

Volgendo il mio sguardo al passato del mondo dei videogames, devo dire che ci sono titoli che riescono a far passare gli anni senza grossi intoppi e se mi fermo davvero a pensare che la saga di Splinter Cell, è nata nel 2002, mi viene la pelle d’oca nel constatare che sembrano passati solo pochi mesi dal primo episodio che avevo giocato nella mia piccola stanza buia da studente. Oggi, all’alba dei miei 30 anni, mi ritrovo qui, in un’altra stanza (da lavoro) a criticare o analizzare il nuovo capitolo della saga creata dalle sapienti mani di Ubisoft e dello sceneggiatore/scrittore Tom Clancy.

CHIAVE DI VOLTA
Conviction è dunque arrivato sui nostri monitor e televisori (pc e console), dopo la bellezza di tre anni dal suo primo annuncio. Una programmazione non semplice che ha coinvolto la stessa Ubisoft in un annuncio che sottolineava la cancellazione dello stesso titolo e poi la smentita. Il gioco si presenta alle masse con qualcosa di nuovo, soprattutto dal punto di vista della veste grafica ma, per i duri e puri dello stealth game sempre e ovunque, devo subito mettere in chiaro che questo nuovo episodio abbandona la strada intrapresa dai primi due capitoli in favore di una azione più action e poco ragionata. Che la colpa di tale decisione sia per via degli innumerevoli titoli in circolazione, non saprei dirlo con certezza, quello che però mi spaventa davvero è vedere un Sam Fisher che può abbattere una porta a calci, fregandosene del rumore e sganciare qualche granata per una bella esplosione in comitiva dei cattivi. Ancora, mi spaventa sapere (benché divertente) che Sam si potrà avvalere di una sorta di fatality in cui potrà uccidere contemporaneamente più bersagli, marcandoli con un sistema chiamato “marca ed esegui”: tale sistema si deve però caricare con uccisioni letali in stealth e almeno in questo senso, la facilità del titolo viene meno.
Altra cosa che mi spaventa e non poco è la storia di base: intendiamoci, vedere Sam Fisher invecchiare in ogni nuovo capitolo è un bene, perché si vede che i programmatori tengono molto alla continuità del gioco ma la trama è il solito polpettone fantapolitico che ben si adeguerebbe ad un film di serie Z e non ai colpi di scena dei primi due capitoli. Qui, in questi frangenti, si vede come il tempo passa ma, possiamo dunque abituarci a questi cambiamenti? La risposta è semplice e Conviction rimane comunque un titolo da giocare tutto d’un fiato anche se l’amarezza delle “appena” sei ore di gioco per vedere il finale, è davvero grande.

Ma veniamo al gameplay del titolo.
Come dicevo poco sopra, lo stealth ragionato ad ogni mossa è andato a farsi benedire ma non sempre: ci saranno comunque situazioni in cui dovremo per forza di cose pensare sulle mosse a nostra disposizione anche se, a differenza del passato, un nostro errore non porterà ad una fine prematura ma più che altro ad una sparatoria degna dei film di John Woo. Amarezza dunque? Chissà, lo decideranno le vendite. Quello che invece è riuscito a convincermi (soprattutto dopo la demo del mese scorso), è il sistema di interrogatorio che mostrerà un Sam Fisher davvero arrabbiato e alla ricerca della verità finale (uccidergli la figlia non è stata una bella manovra). La rabbia ha portato a marcare il gioco con il bollino +18 del sistema Pegi e mai cosa fu più giusta, visto che Sam sarà capace di rompere teste come un dannato ma anche di seviziare o di mutilare per ottenere le informazioni che gli servono. Anche gli ambienti serviranno abbastanza bene il gameplay degli interrogatori e scopriremo che una semplice stanza può diventare all’occorrenza una vera e propria sala di tortura.
Per i restanti combattimenti o infiltrazioni, oltre al cambio di tecnologia usata (Sam non è più un agente di Thrid Echelon), molte delle mosse che già conoscevamo sono rimaste praticamente le medesime quindi aspettatevi di poter oscurare le fonti di luce, sparire nelle ombre o far marcare l’ultima posizione conosciuta agli avversari di modo da aggirarli ed eventualmente ucciderli in modalità silenziosa.

DRM E MULTIPIATTAFORMA, CHE DRAMMA
Passiamo ora alle noti davvero dolenti del titolo che riguardano la grafica e il sistema di protezione del gioco implementato da Ubisoft anche nel precedente Assassin’s Creed 2. Per quanto riguarda la grafica mi duole ammettere che non siamo sui livelli che ci si poteva aspettare e questo è colpa delle console: amarezza unica nel vedere su schermo la stessa grafica che avevo visto nella demo su XBOX 360° benché la mia postazione di prova segni un quadruplo processore e una scheda video da 1GB, stranamente con tutti gli effetti attivati al massimo ed una risoluzione di 1680×1200, si continuano a vedere le zigrinature delle ombre o degli oggetti ma anche delle texture in bassa risoluzione solamente perché sono “importate” dalla versione console. Cosi come anche ambienti e personaggio sono troppo “appuntiti” per non accorgermi di questa conversione fatta abbastanza con i piedi. Che poi gli ambienti o il level design non sia ispirato, su questo no ci piove ma scordatevi di sgranare gli occhi per la grafica di Conviction. Di davvero nuovo sotto il sole troviamo la visualizzazione delle missioni a schermo: qui Ubisoft ha voluto seguire la moda cinematografica mostrando poco o nulla per non sporcare ulteriormente la scena. Le informazioni che ci servono verranno “proiettate” sui muri degli schemi di gioco, cosi come i ricordi dello stesso Sam. Anche il colore o il bianco e nero verrà usato per marcare determinate situazioni, soprattutto quando ci nasconderemo nelle ombre aspettando un soldato per terminarlo.

Per finire, segnalo il fastidioso e tedioso DRM che Ubisoft sta usando per le sue nuove produzioni.
Tutto il titolo, dalla sua installazione fino al gioco vero e proprio potrà avvenire solo ed esclusivamente se avete in casa una connessione internet: se ne siete sprovvisti, NON COMPRATE IL GIOCO perché NON PARTIREBBE NEMMENO. Altra cosa orribile, il gioco non funziona se i server di Ubisoft cadono per qualche motivo, stessa cosa per i salvataggi, tutto è conservato dalla stessa Ubisoft e se succede qualche incidente di connessione, potrebbero anche venire persi. Opprimente sotto molti punti di vista, stranamente sembra che questa linea di protezione, continua ad essere ben accetta dalla stessa Ubisoft e tremendamente criticata dai giocatori paganti. Ora, il discorso di proteggere una proprietà intellettuale è lungo e tedioso ma sempre più spesso, per colpa di queste manovre controverse, chi ne paga sono gli stessi giocatori onesti mentre invece le persone che “scaricano” il titolo, stranamente non si lamentano minimamente del problema.
Personalmente posso dirvi che durante la recensione ho dovuto patire più volte la mia linea di casa non perfetta e che tende ad assopirsi in qualche occasione: il risultato mi sembra scontato, ho dovuto ricominciare interi schemi o aspettare i comodi dei server di Ubisoft solamente per finire un gioco che nel bene o nel male merita comunque di essere giocato.

STAI INVECCHIANDO, CARO SAM
Il nuovo capitolo della saga di Splinter Cell è dunque un gioco divertente e che nel bene o nel male non deluderà i giocatori di nuova data: quelli di vecchia invece potranno storcere il naso in continuazione per la scelta di un gameplay più simile ad un recente action in terza persona che non ai primi capitoli della saga (Pandora Tommorrow su tutti). Ubisoft ha dunque cercato di innovarsi, andando però (forse) a perdere gli utenti che si aspettavano un nuovo capitolo in grande stile e non solamente un “altro capitolo” di Splinter Cell. Prima di chiudere, segnalo che nel gioco è anche presente una modalità in co-op che farà sicuramente felici molti amici che vogliono affrontare il gioco (non la storia principale però ma una sorta di prequel) insieme: questa interessante novità, ci metterà nei panni di due nuovi agenti (Archer e Kestrel…sembra una scioglilingua) e ci fionderà in una campagna di quattro ore in cui tutto il gameplay è più puntato sullo stealth e sul “marca ed esegui”. Noi non possiamo che ringraziare Ubisoft per la bella pensata anche se ci chiediamo del come mai una modalità del genere non poteva essere inserita anche nella campagna principale del gioco.
Chiudo parlando della localizzazione, come sempre tutta in un italiano ottimamente recitato. Riguardo al sonoro invece, nulla da dire, è stato fatto un ottimo lavoro ma niente di davvero nuovo sotto il sole cosi come gli arrangiamenti sono sostanzialmente gli stessi della saga.

Votazione finale: 8/10