Army of Two The 40th Day: Recensione

Recensione di Fabiano “Deimos” Zaino

Il gioco è disponibile per XBOX360° e per PS3, la versione testata è quella per XBOX360°

Come una mitragliatrice impazzita che falcidia una folla inerme, ingrano la marcia e parto a razzo nel parlare di uno dei seguiti più attesi di questo inizio stagione 2010. Army of Two The 40th Day è uno di quei titoli che ogni redattore vorrebbe poter recensire per due motivi ben distinti: il primo motivo riguarda le promesse che la stessa EA ha fatto in merito al suo nuovo lavoro. Il secondo motivo è il fatto di verificare se queste promesse, dopo un primo capitolo piuttosto acerbo, sono state mantenute o meno. Non perdiamo altro tempo dunque e andiamo a scoprire il gioco nel dettaglio della recensione.  

MA LO SAI CHE SEI INTELLIGENTE?
Il gioco in questione permette di essere affrontato in due modalità ben distinte: si può scegliere di affrontare il titolo in single player, supportati dall’IA del computer oppure giocare in co-op con lo schermo diviso o in multiplayer locale o su rete. Se ovviamente non possiamo permetterci l’assistenza di un amico o di un fratello di sangue, la scelta del single player è quella più indicata ed è anche quella che ci permette di scoprire da subito l’intelligenza artificiale del personaggio controllato dalla CPU. Questo aspetto è uno di quelli maggiormente studiati in tutto il gioco ed è davvero sorprendente scoprire che al nostro fianco abbiamo un giocatore virtuale che ci copre o si espone in varie situazioni del gioco, al posto nostro. Tattiche difensive o scelte di forza, sono davvero ben supportate dal nostro compagno che cerca di seguire l’azione nei minimi dettagli ragionando alle volte anche in senso più che buono. Certo, la differenza fra un compagno in carne e ossa si vede e si sente ma non per questo l’IA amica è da sminuire, anzi, tutt’altro.

Sempre per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, altra menzione è da segnalare quella dei bot nemici. Sinceramente era da tempo (forse dal primo Fear) che non morivo per una bomba in faccia lanciata da un gruppo di nemici che oltre a difendersi dietro un muro, sa anche attaccare adeguatamente il giocatore. Nella maggior parte degli scontri a fuoco, i nemici si rivelano molto ostici e difficili da uccidere nei primissimi secondi dell’azione: accerchiare il nemico, fra l’altro, non è sempre la tattica m migliore visto che lo stesso cerca di stare al coperto ma anche di muoversi per avere una mira più pulita. E’ dunque consigliato avere una visione panoramica di tutte le posizioni nemiche e magari scegliere come muoversi con il compagno, invece di seguire alla lettera i consiglio che almeno nel primo livello, vengono impartiti a video: i nemici si coprono a vicenda, si spostano di posizione, si trascinano se vengono colpiti e via di questo passo.

VOGLIO L’AK47…ME LO COMPRI?
Chiarito il primo dettaglio sull’ottima intelligenza artificiale, andiamo a parlare di cosa aggiunge realmente sulla brace questo Army of Two The 40th Day. Il gameplay non ha subito grosse modifiche ma si è cercato solamente di livellare le cose che proprio non funzionavano nel primo capitolo. La telecamera è sempre posta alle spalle del giocatore di modo da eseguire una zoomata ravvicinata per quando si spara o lasciare una visuale piuttosto ampia per la scena di gioco.

Fra le novità, segnalo la possibilità di modificare (oltre che comprare con soldi guadagnati o trovati per gli schemi) praticamente ogni arma primaria o secondaria presente nel nostro inventario. Preparatevi dunque a sbizzarrirvi fra svariate decine di potenziamenti e gadget di ogni tipo o potenza distruttiva. Ovviamente, man mano che andremo avanti a sbloccare nuove armi, altre si presenteranno all’occasione, di modo da non “fossilizzarsi” sugli stessi gingilli di distruzione.

The 40th Day però non è solo un gioco in cui si deve mirare e uccidere, nel nuovo titolo EA, ci saranno anche dei momenti in cui dovremo fare i conti con la nostra coscienza, nel prendere decisioni morali. Alla fine di alcune missioni ma anche nel mentre dell’azione, la nostra base o il nostro compagno o qualche personaggio di contorno, ci chiederà di compiere una determinata azione o assassinio. Il gioco, in questi casi, giudicherà il giocatore con un punteggio da “buono” o “cattivo” comportamento che però, oltre al fattore prettamente dedicato alla scelta, non evidenzia nessun cambiamento nel corso della storia. In parole povere, se in altri gioco (come in Fable ad esempio), la scelta di essere buoni o cattivi porta ad un percorso ben preciso, qui sempre che ad ogni inizio livello, ci si dimentichi delle azioni appena concluse, anche se si andrà ad ammazzare un “innocente“ solo per avere più soldi da spendere successivamente in qualche arma più potente. Un vero peccato perché, se i programmatori ci avessere ragionato un filino meglio, potevano dare o togliere a seconda delle scelte morali del giocatore, cosi come avviane nello splendido Bioshock in cui il giocatore viene “premiato” bene o male se salva o uccide le sorelline del gioco.

SOLA ANDATA, SHANGAI
Se nel primo capitolo, Salem e Rios avevano avuto il piacere di mandarci le cartoline virtuali da varie parti del mondo, in questo secondo capitolo ci ritroveremo dall’inizio alla fine a Shangai. La scelta dei programmatori di ambientare il gioco in un’unica parte del mondo però non deve essere vista come limitativa anzi, gli sviluppatori hanno concentrato il proprio fuoco su una messa in scena grafica davvero ottima, ricca di dettagli e stile per quanto riguarda il design generale. Essendo Shangai una delle più grandi città al mondo, si è cercato di amalgamare bene le sezioni all’interno di vicoli malfamati o di grandi spazi, dove gli scontri si potessero fondere con un livello di gameplay davvero unico – non solo a schermo si muovono tantissimi oggetti di contorno ma la stessa azione, sembra voler dare sempre di più al giocatore con esplosioni, palazzi che vengono distrutti, fuoco e fiamme e via di questo passo. La cura nei dettagli è poi disarmante e difficilmente vedremo un vicolo uguale all’altro. Per fare un piccolo esempio, vi dico che gli schemi dedicati all’ospedale, allo zoo cittadino o al lungomare portuale sono fra i più belli che si possano trovare in un action di questo genere: sia per quanto riguarda il piano grafico che quello di gameplay, in cui le situazioni di azione o di scelta, sono sempre diverse per l’occasione che si viene a creare.

Il motore grafico è dunque capace di farci rimanere a bocca aperta? Si e no, nel senso che la grafica proposta in The 40th Day non risulta sempre ai massimi livelli. Alcuni oggetti, come le macchine ad esempio, stranamente sono troppo squadrate e ancora, le texture, soprattutto nei primi piani, non risultano troppo curate. Anche la modellazione generale dei personaggi principali e di contorno è buona ma non eccellente. Qualche altro mese avrebbe forse giovato al piano grafico che però si attesta comunque su ottimi livelli senza raggiungere nulla di davvero esaltante (Uncharted 2 su tutti).

Altra bruttura del gioco riguarda due errori che stroncano tantissimo. Nel primo caso capita, soprattutto negli spazi angusti, di rimanere vittime della voracità dei muri che tendono a divorare il personaggio giocante. Insomma, si rimane bloccati e quando succede non è mai bello – se non si esce dal muro, tocca riavviare il gioco. Secondo, per quanto riguarda la grafica, si vedono alcuni pop-up per quanto riguarda le texture ma anche i giocatori avversari che qualche volta sembrano apparire all’improvviso dietro un muro in cui magari un attimo primo non c’era praticamente nessuno. Non grossi difetti ma è giusto citarli.

IO GIOCO CON L’AMICHETTO   
Oddio, non fraintendete.
Come lo stesso titolo suggerisce e come dicevo ad inizio articolo, The 40th Day si basa principalmente sulla cooperazione di due giocatori in modalità condivisa o tramite internet. Giocando con un amico nella stessa stanza ovviamente alcuni comandi si danno a voce ma in modalità multiplayer, segnalo l’ottima realizzazione tecnica per quanto riguarda comandi di infiltrazione o di copertura che possono essere impartiti in qualsiasi istante. Ottime anche le fasi in cui bisogna per forza maggiore operare all’unisono per piazzare gps o dinamite o per, semplicemente, aiutare il compagno a salire una sporgenza o a stendere gli avversari.

of-two