L’intelligenza artificiale fa ancora schifo a creare i videogiochi | Ci stanno provando davvero

ai videogames

Una software house con parecchia esperienza nel mondo dei videogiochi ha provato a utilizzare l’intelligenza artificiale per creare da zero un videogioco, con la minore interazione umana possibile. Come era prevedibile non è andata benissimo perché a mancare era proprio il talento.

Keyword Studios è una software house specializzata nel supporto allo sviluppo di titoli più grandi che ha una decina di anni di esperienza nel settore; il suo curriculum è davvero imponente ed è legato a più riprese con compiti di qualsiasi tipo: dall’aiutare software house più grandi a sviluppare videogiochi ai processi creativi, passando poi anche per gestione del PR, consulenze in ambito musicale e così via. Non è una software house che firma i videogiochi a cui lavora ma è una software house che è indispensabile per la posizione attuale dell’industria, visto che permette alle aziende creative di portare avanti la loro vision in una maniera o nell’altra.

La compagnia è quotata in borsa e questo implica una cosa ben specifica: chiamate sugli utili per azionisti e finanziatori con dentro informazioni, un sacco di informazioni. Nell’ultima chiamata sugli utili fatta (che ricordiamo, è una grande riunione in cui si spiegano agli azionisti e agli investitori come sta andando l’azienda e dove vuole andare l’azienda) è trapelata un’informazione interessante. Keywords Studios ha provato a sviluppare un piccolo videogioco utilizzando in maniera totalizzante l’intelligenza artificiale generativa in varie forme, senza però riuscire effettivamente a cavare un ragno dal buco.

Non parliamo chiaramente dello sviluppo “completo” di un videogioco: alla fine Keywords ha sperimentato per un semestre, ma abbiamo comunque a che fare con un primo esperimento interessante che, a detta della stessa azienda, è naufragato perché senza il talento degli esseri umani l’intelligenza artificiale non riesce ad andare da nessuna parte.

Quando la tecnica non basta

intelligenza artificiale keywords studios

Secondo quanto riportato da Game Developer (che ha coperto l’argomento in maniera piuttosto approfondita), Keywords ha utilizzato una serie di strumenti di intelligenza artificiale generativa non ben specificati per realizzare un piccolo videogioco in due dimensioni cercando di capire le reali potenzialità dell’intelligenza artificiale generativa in ambito dello sviluppo videoludico. Questo piccolo esperimento ha permesso all’azienda di evidenziare l’esistenza di reali potenzialità dell’intelligenza artificiale, sottolineando nei loro testi come effettivamente possa ottimizzare qualche processo lasciando però il fianco a grandi critiche.

Nello specifico attraverso il loro esperimento a base di AI, quest’ultima ha evidenziato e utilizzato qualcosa come 400 diversi strumenti da impiegare nello sviluppo richiedendo, però, la continua assistenza di altri sette differenti team interni a Keywords. Questa assistenza da parte di operatori umani è stata a dir poco indispensabile visto che l’intelligenza artificiale, a detta della software house stessa, è priva di talento.

Quasi a voler scoprire l’acqua calda, quindi, KWS ha appurato che, con gli strumenti attuali, lo sviluppo di videogiochi non può esistere senza persone reali e che l’IA altro non è che l’ennesimo strumento nel processo. Nel report per gli investitori si legge proprio che:

Uno degli insegnamenti principali è stato che, sebbene l’intelligenza artificiale possa semplificare o accelerare alcuni processi, i risultati migliori e la qualità necessaria possono essere raggiunti solo da esperti del settore che utilizzano l’intelligenza artificiale come un nuovo, potente strumento nel loro processo creativo

L’azienda ha dichiarato che il videogioco in questione non sarà reso pubblicamente disponibile in quanto progetto di ricerca; non sono presenti poi altre informazioni nemmeno sul genere videoludico a cui questo videogioco bidimensionale apparteneva. 

Nel frattempo, comunque, l’azienda continua a portare avanti annunci che evidenziano la loro volontà di continuare a lavorare a stretto contatto con il mondo dell’intelligenza artificiale che magari non sarà abbastanza buona per fare un singolo videogioco ma di certo è in grado di aiutare in tante altre piccole task (non sempre legate alla presenza degli esseri umani, per di più).

Un mondo che ancora fatica ad adattarsi

The Finals Gameplay

Questo quindi è soltanto l’ennesimo tassello del complicato rapporto che il mondo dei videogiochi ha con l’intelligenza artificiale, elemento che si è inasprito più che mai a causa degli strumenti di AI generativa che rischiano di fare male al settore, che già adesso si trova funestato da pratiche di mercato assolutamente poco piacevoli per chi i videogiochi li sviluppa. 

Giusto per dirne una, visto che recentemente abbiamo realizzato un anteprima a tema, The Finals, il nuovo sparatutto gratuito di Embark Studios, è stato tanto criticato per impiegare doppiaggi realizzati con l’AI utilizzando le voci di molteplici attori e persino di altri sviluppatori; la compagnia ai microfoni di IGN ha dichiarato che non ha come obiettivo quello di far doppiare l’interezza di un videogioco all’intelligenza artificiale, il voice actor ha ancora senso nel contesto attuale; bensì vuole integrare nei suoi videogiochi un mix di voci reali e voci generate attraverso strumenti TTS AI.

Al momento l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nello sviluppo videoludico è un tema caldo anche perché, data l’assenza di norme, è oggettivamente il caos. Sono fioccate, ad esempio, le denuncia per diverse mod di Skyrim che mescolano contenuti sessuali con le voci di doppiatrici famose interpolate attraverso l’intelligenza artificiale. In tal senso si è esposta Victoria Atkin (Assassin’s Creed Syndicate, Fortnite, Crash Team Racing: Nitro Fueled, Tactics Ogre Reborn e tanto altro) che ha definito l’intelligenza artificiale un nemico invisibile da combattere per continuare a lavorare, opinione condivisa anche da Paul Eiding, già noto per essere il doppiatore del colonnello Campbell in Metal Gear Solid (saga videoludica che guardava da vicinissimo l’utilizzo delle intelligenze artificiali in ambito bellico).

Discorso simile è stato portato avanti anche da Doug Cockle, doppiatore arcinoto per essere quello che ha interpretato Geralt di Rivia all’interno della saga di The Witcher. Per lui l’intelligenza artificiale è uno strumento inevitabile ma anche molto pericoloso, che necessita di essere normato in maniera severa per evitare che migliaia di posti di lavoro scompaiano nel nulla a completo vantaggio delle aziende. CDPR, nel dubbio, la sta già utilizzando all’interno dei suoi videogiochi, anche se in maniera più “nobile” di quanto si potrebbe mai sperare da chi ha realizzato un videogioco come Cyberpunk 2077.