La morte di una stella, che viene divorata da un buco nero, da interpretare come un eccezionale rivelatore cosmico.
L’osservazione di un evento astronomico a suo modo straordinario sta già svelando ai ricercatori alcuni segreti sull’Universo. Il nodo della questione è l’esistenza concreta e dunque provata di un buco nero di massa intermedia, una categoria finora quasi invisibile e che aveva stimolato le ricerche solo dal punto di vista teorico.
Non è semplicissimo spiegarlo… In pratica, i ricercatori hanno assistito a qualcosa di assai intrigante. Hanno visto un buco nero dormiente che si è risvegliato d’improvviso. Quando una stella è passata troppo vicino al buco nero di massa intermedia e questo l’ha distrutta. Come?
Attraverso un processo chiamato evento di distruzione mareale. Le conseguenze sono state abbaglianti: l’evento ha prodotto un lampo di luce brillante, visibile da centinaia di milioni di anni luce di distanza. La sorgente di questi raggi X chiamata HLX-1 ha svelato agli studiosi un sacco di cose interessati.
Gli astronomi si sono sempre interrogati su un particolare mistero. Come si passa da un buco nero di massa stellare a uno supermassiccio? L’ipotesi più accreditate è sempre stata quella di una crescita graduale. Ma mancano appunto delle prove osservabili. Nessuno aveva mai scovato dei buchi neri con massa intermedia (tra 100 e 1 milione di masse solari), che avrebbero però dovuto essere piuttosto comuni o comunque rintracciabili se questa teoria fosse stata corretta.
Insomma, grazie a quel bagliore gli astronomi hanno potuto misurare la massa del buco nero, scoprendo che rientrava in quel preciso intervallo intermedio che si cercava da decenni.
Il buco nero di massa intermedia si è risvegliato in una galassia distante circa 450 milioni di anni luce, divorando una stella di passaggio. E abbiamo a che fare con un buco nero è estremamente raro.
I buchi neri di massa intermedia sono spesso citati come la chiave mancante per capire come si formano i buchi neri supermassicci. Ma senza delle prove della loro esistenza, le teorie sulla crescita graduale dei buchi neri potevano essere interpretate come incomplete o puramente speculative.
L’evento studiato fornisce quindi una prova osservabile che tali oggetti esistono davvero. E magari potrebbero essere più comuni di quanto s’immaginava fino a ieri.
La ricerca sul buco nero di massa intermedia è stata condotta da un team internazionale di astronomi, con il supporto di due strumenti fondamentali. Il telescopio spaziale Hubble e l’osservatorio a raggi X Chandra della NASA
Lo studio è stato pubblicato su The Astrophysical Journal e ha identificato una sorgente di raggi X chiamata NGC 6099 HLX-1, situata in un ammasso globulare alla periferia della galassia ellittica gigante NGC 6099, a circa 450 milioni di anni luce dalla Terra.
This post was published on 21 Agosto 2025 6:53
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