Una notizia che pare uscita da un film di Christopher Nolan: gli scienziati vogliono provare a entrare in un buco nero.
Il progetto proposto dal professor Cosimo Bambi dell’università Fudan di Shangai, pubblicato su iScience, è affascinante e al contempo spaventoso. Proprio come dovrebbe essere la fantascienza in cui la tecnologia più aggiornata si confronta con i paradossi fisici e con il mistero più inquietante. Gli astrofisici di Shanghai intendono proprio sfidare un buco nero.
Si tratta di spingersi fino ai confini più estremi della realtà e della conoscenza. Laddove le leggi della fisica sembrano rivoluzionare ogni logica. Dunque, abbiamo a che fare con una missione che punta a studiare da vicino questi oggetti: una straordinaria opportunità di conoscenza.
Ma davvero si può viaggiare verso un buco nero? Bambi vorrebbe inviare una sonda minuscola: un nanoveicolo. Dal suo punto di vista, il vettore ideale per avvicinarsi all’oggetto di studio e poi penetrarlo, per raccogliere dati sulla struttura dello spaziotempo.
Le dimensioni del veicolo rimanderebbero alla grandezza di una graffetta, con un microchip e una vela ultraleggera. Per la propulsione, il carburante chimico viene sostituito dai laser. Dalla Terra verrebbero lanciati dei raggi che colpirebbero la vela del nanoveicolo con fotoni, accelerandolo fino a un terzo della velocità della luce.
L’obiettivo sarebbe quello di raggiungere un buco nero entro 35 anni luce dalla Terra. Calcolando una settantina d’anni di viaggio e una ventina di anni di studio dell’ambiente, ci vorrebbero dunque più di cento anni per avere i primi risultati.
La missione, che molto probabilmente incontrerà tanti ostacoli di natura tecnico-produttiva, economica e organizzativa, è affascinante già come esercizio di ingegneria spaziale. Se il nanoveicolo fosse davvero mandato verso un buco nero, la scienza potrebbe testare le leggi della fisica in condizioni estreme.
Si potrebbe per esempio capire se l’orizzonte degli eventi esiste davvero. E, soprattutto, se la relatività generale di Einstein regge vicino a un buco nero. Magari si potrebbero scoprire nuove leggi fisiche oggi ignote.
Tutto molto intrigante, dunque. Ma solo per gestire i laser ci vorrebbero centinaia o migliaia di miliardi di dollari. Inoltre non esiste una tecnologia adatta a mettere a punto un nanoveicolo come quello immaginato dai ricercatori.
E poi c’è il problema della distanza. Il buco nero più vicino che conosciamo si trova a più di 1.500 anni luce: è Gaia-BH1. Quindi il progetto avrebbe senso solo trovando un buco nero molto più vicino.
This post was published on 10 Agosto 2025 6:53
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