Si riaccende il discorso Nucleare in Italia | La nuova proposta potrebbe riaprire un nuovo capitolo energetico

Nucleare in Italia

Molto probabilmente l’energia nucleare è stata una delle tematiche più discusse degli ultimi anni, a causa soprattutto della crisi climatica (i cui effetti nel corso del 2023 sono stati più che evidenti, a meno che non si viva perennemente sotto un sasso). Alcuni la lodano in quanto è una forma di energia illimitata e con un basso impatto per quanto concerne l’inquinamento; altri, invece, la considerano alla pari di quelle fossili e ne disincentivano l’uso, facendo leva su alcuni disastri climatici che l’hanno vista coinvolta come per esempio Chernobyl o Fukushima. Ebbene pare che al momento la nota azienda ENI sia in ottimi rapporti con una compagnia attiva in quest’ambito e che potrebbe rivoluzionare tale mercato (forse anche in Italia), grazie all’introduzione di una nuova tecnologia nucleare.

Gli USA guardano con ansia a una nuova tecnologia

Si tratta nello specifico della Commonwealth Fusion Systems (CFS) società privata americana nata nel 2018 e che al momento vanta al suo interno ben 350 dipendenti. Questa compagnia è attiva da diversi anni nello sviluppo di un’importante tecnologia chiamata “SPARC”: ovvero che permette di ottenere energia nucleare grazie al confinamento magnetico (cioè con l’uso di magneti in grado di trattenere l’energia generata dal plasma). Attualmente è in programma la realizzazione di un piccolo reattore di metri 4×4, che verrà realizzato e collaudato entro il 2025 a Devens (nei pressi di Boston) e che di fatto diverrà il primo del suo genere e che molto probabilmente potrà rivoluzionare per sempre il nostro rapporto con l’energia nucleare.

Su questo argomento c’è stato un particolare interessamento da parte di John Kerry – noto politico americano – che si è incontrato recentemente proprio a Boston con l’amministratore delegato di ENI Claudio Scalzi, il quale ha detto quanto segue:

“Siamo partiti da qui, nell’ecosistema di innovazione statunitense unico nel suo genere, il cui approccio dovrebbe essere visto come un modello per altri paesi che si avvicinano a questa tecnologia. Ecco perché oggi siamo orgogliosi di condividere i progressi di CFS con una persona lungimirante come John Kerry, che sta svolgendo un lavoro straordinario per accelerare in maniera concreta la transizione energetica a livello globale”

Claudio Scalzi – ENI (crediti: Sky TG24)

Pertanto, tale incontro pare sia stato molto proficuo e la volontà di Kerry è quella di ricercare una partnership internazionale, con cui promuovere questa tipologia di tecnologia, a maggior ragione essendo praticamente a ridosso della Cop28 (che ricordiamolo si terrà a Dubai tra il 30 novembre e il 12 dicembre). Se quanto detto dovesse rivelarsi vero, saremmo davanti a una vera e propria svolta a livello energetico.

Quindi il nucleare può tornare in Italia?

Non necessariamente, anche perché la presenza dell’energia nucleare in Italia è stata bandita a livello legislativo con i referendum abrogativi che si tennero nel lontano 2011. Tuttavia tra il 2022 e il 2023 il dibattito sull’argomento si è riacceso e si è assistito a un rinnovato interesse da parte della politica: infatti verso settembre – stando a quanto riportato da Nature – il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin convocò per il 21 settembre un incontro degli operatori attivi in questo settore e che si occupano anche di ricerca (come ENEA e RSE). Questo incontro ebbe come finalità quello di fare maggiore chiarezza sull’argomento e di fatto ha riaperto l’interesse del governo sulla reintroduzione o meno dell’energia nucleare.

Si tratta senza ombra di dubbio di un passo molto importante, ma che nonostante tutto non significa che tale forma di energia venga introdotta sicuramente nel nostro paese. Ciononostante nel prossimo futuro potrebbe essere effettivamente un’eventualità ed ENI potrebbe essere uno degli attori principali in questo processo, siccome fu la prima a investire nel 2018 nella Commonwealth Fusion Systems ben 50 milioni di dollari e fin da subito divenne uno dei suoi più importanti partner. Appunto per questo l’Italia potrebbe avere davvero un ruolo molto importante sull’argomento, a patto che vi sia una gestione appropriata di questa opportunità (che non dovrà essere mandata assolutamente in caciara).