Ve lo sarete chiesti tutti: gli astronauti “fanno quella cosa nello spazio?” | C’è una risposta scientifica

astronauti e bisogni personali nello spazio

Chi siamo? Da dove veniamo? Qual è il nostro scopo? Oltre gli umani, esistono forme di vita intelligenti?

In tantissimi si saranno fatti queste domande. Gli umani infatti, tentano da decenni di approfondire l’esplorazione spaziale, così da conoscere ciò che si cela nei meandri dell’universo. Ma la domanda che forse ancora più persone si sono poste è: ma gli astronauti, nello spazio, come gestiscono la loro vita sessuale?

Si può fare nello spazio?

2001: Odissea Nello Spazio
Spazio, ultima frontiera

Il sesso è uno degli argomenti che più rappresenta un tabù, nella sfera sociale di molte persone. Tuttavia, alcune persone si sono interrogate su come gli astronauti gestiscano le proprie esigenze in ambito sessuale, durante le missioni spaziali che possono durare mesi interi.

La NASA e i vari enti, interrogati sull’argomento, si sono sempre dimostrati abbastanza evasivi, per il fatto che trattare l’argomento “sesso” nello spazio, è abbastanza delicato e presenta diverse implicazioni.

Un primo problema potrebbe essere di natura puramente fisica: a gravità zero, diventerebbe molto complicato praticare il coito, poiché sarebbe difficile mantenere la posizione sperata troppo a lungo. Il secondo problema è di natura psicologica: la NASA si è infatti sempre detta scettica per quanto riguarda le implicazioni psicologiche delle persone coinvolte in un eventuale coito, in ottica di missioni che richiedono grande attenzione e mesi di convivenza forzata per essere portate a termine.

Il coito presenta quindi vari problemi. Ma il piacere auto inferto?
Teoricamente parlando, non ci sarebbero implicazioni fisiche particolari, men che meno psicologico-sentimentali. Resta solo da capire una cosa: è possibile?

Cosa dice la NASA?

Sede NASA
Che ne pensa la NASA

A questa domanda, ha cercato di dare una risposta la consulente della NASA, nonché esperta genere e salute sessuale, Marjorie Jenkins. Nel suo trattato del 2014 Effects of Sex and Gender on Adaptations to Space: Reproductive Health, la Jenkins arriva ad una conclusione, utile specialmente all’equipaggio maschile.

L’eiaculazione, nello spazio, è non solo consigliata ma necessaria.
Ciò servirebbe infatti, soprattutto per scongiurare che gli uomini sviluppino varie tipologie di batteri al livello della prostata, cosa che potrebbe portare infezioni anche abbastanza gravi. Il pericolo di infezioni, durante i viaggi spaziali, è più elevato.

Inoltre, vari studi hanno riscontrato come la masturbazione sia utile per allentare lo stress e l’ansia, grazie al rilascio di endorfine nell’organismo. E considerando il forte livello di stress a cui sono sottoposti gli astronauti durante le missioni spaziali, è comprensibile la ricerca di una qualche forma di escapismo.

Ma è difficile?

valeri Polyakov
Valeri Polyakov!

Sicuramente, eiaculare nello spazio non è una passeggiata.
Vari studi condotti dalla NASA, risalenti ad anni e anni fa, hanno rivelato come il cambiamento di gravità, da quella terrestre alla sua totale assenza nello spazio, causi un’inversione di rotta nel sangue.

Il sangue infatti, in assenza di gravità, si muoverà perlopiù verso la parte superiore del corpo, alternandosi tra testa e petto, piuttosto che circolare nella parte inferiore del corpo. Questo potrebbe quindi rivelarsi un serio problema, in ottica di erezione nello spazio.

Tuttavia, nonostante le ricerche dicano ciò, gli astronauti hanno più volte smentito quest’affermazione.

Uno dei tanti a parlare dell’argomento è stato l’astronauta Michael Mullane. In un’intervista a Men’s Health Magazine nel 2014, disse che durante una missione spaziale, aveva avuto un’erezione che avrebbe potuto “forare la kriptonite”.

A rincarare la dose, ci pensa Ron Garon, un altro astronauta. Partecipando ad un Ask Me Anything su Reddit, ammise che “non conosco niente che accada sulla terra che non può accadere nello spazio“, riferendosi alla possibilità di avere un’erezione.

Se queste sono le parole di astronauti della NASA, la situazione appare leggermente diversa ma forse complementare per quanto riguarda la Russia.

A parlare questa volta è Valeri Polyakov, un astronauta russo venuto a mancare di recente, famoso per aver infranto il record di volo spaziale più lungo, con ben 14 mesi di durata. Nel suo diario però, annotò anche delle informazioni particolari.

Scrisse che:

Il Servizio di Supporto Psicologico ci ha inviato alcuni film carini e “colorati” che possano aiutarci a recuperare la nostra volontà, agendo come dei normali maschi adulti. Nulla di cui vergognarsi.

Polyakov in seguito, rivelò anche che i suoi superiori gli suggerirono, poco prima di partire per la lunga missione, di portare con se una bambola gonfiabile, per venire incontro alla solitudine dei 14 mesi nello spazio. Tuttavia, l’astronauta rifiutò, affermando di aver paura dia sviluppare la cosiddetta “sindrome della bambola“, temendo di affezionarsi più alla bambola che a sua moglie o ad altre donne, anche dopo che sarebbe tornato sulla Terra.