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Momenti BG 40: Il Sanguinor e la fine dell’Imperium Secundus

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Avevo già parlato del Sanguinor in passato, per la precisione in Momenti BG 23: Imperium Secundus – parte 2, citando brevemente il momento della sua creazione. Ora, però, vorrei affrontare l’argomento più in profondità, soprattutto perché Ruinstorm, quarantaseiesimo romanzo della serie The Horus Heresy, ha gettato nuova luce su di esso.

Il Sanguinor e la fine dell’Imperium Secundus

Durante l’Imperium Secundus, intorno al 009.M31, Roboute Guilliman subì un attentato all’interno della Fortezza di Hera su Macragge da parte delle forze della Legione Alfa, camuffatesi con l’aspetto di una squadra di Ultramarine capeggiata dal Sergente Aeonid Thiel, apparentemente ritornata dagli scontri su Calth. Ovviamente Roboute sopravvisse allo scontro, ma venne colto di sorpresa in un momento in cui non indossava il proprio equipaggiamento.

Azkaellon, capo delle Guardie Sanguinarie, iniziò a temere per la vita di Sanguinius dopo che quest’ultimo venne nominato Imperatore. Più di quanto temesse già da prima, insomma. Il suo primarca aveva assunto un ruolo importantissimo e quindi costituiva un bersaglio ancora più prioritario per le forze nemiche, quindi decise di proporre la creazione di un portavoce, un araldo. Sanguinius accettò la proposta e così Azkaellon riunì dieci Guardie Sanguinarie facendo effettuare loro un sorteggio che ridusse il numero di candidati a due: Haratial e Alatron. Gli altri otto vennero congedati e i nomi delle due Guardie Sanguinarie rimanenti vennero messi in un calice. Prendendo casualmente uno dei nomi, Alatron venne scelto. Per mantenere segreta la sua identità, Azkaellon uccise Haratial, per poi passare alla cerimonia finale. Azkaellon prese un elmo forgiato con le fattezze di Sanguinius e, con una temperatura talmente alta da renderlo bianco, lo pose sul viso di Alatron, rendendolo per sempre il Sanguinor.

Da quel momento, il Sanguinor funse da araldo e portavoce di Sanguinius, ma viene normale chiedersi come si sia passati da un normale ruolo di portavoce a un individuo che appare nei momenti di bisogno durante i dieci millenni seguenti. Questa domanda è rimasta senza risposta fin da dicembre 2014, mese durante il quale l’audiodramma The Herald of Sanguinius ci svelò come venne creato il ruolo di Sanguinor. Il mese di ottobre 2017, però, ha visto l’uscita di Ruinstorm, il quale ci ha fornito alcune risposte molto interessanti. Passiamo dunque al momento in cui ci eravamo fermati con Momenti BG 23, è il momento di terminare l’Imperium Secundus e vedere come tre fratelli cercarono di raggiungere la Terra.

Grazie alle visioni di Konrad Curze riguardanti la propria sorte, il Triumvirato formato da Roboute Guilliman, Lion El’Jonson e Sanguinius venne a scoprire la verità sulla Terra e l’Imperatore. Quest’ultimo non era morto e la Terra non era caduta, quindi potevano ancora intervenire. Venne immediatamente organizzata la flotta, la quale partì cercando di puntare immediatamente verso la Terra. Ciononostante, la Tempesta della Rovina era ancora lì e non era certamente intenzionata a collaborare. Nonostante il ruolo del Sanguinor fosse stato creato per una situazione ben precisa, Sanguinius non lo fece ritornare ad essere una normale Guardia Sanguinaria, il suo istinto suggerì un significato alla sua esistenza che non poteva ancora vedere. In lui c’era qualcosa di puro, l’incarnazione della parte migliore degli Angeli Sanguinari.

Lion usò il motore senziente Tuchulcha per scavarsi una via più facile, ma ciò non gli permise comunque di raggiungere la Terra in un solo colpo. Fu costretto a fermarsi all’esterno del sistema Pandorax, luogo in cui incontrarono la fregata Sthenelus appartenente alle Legioni Distrutte, le quali, negli anni precedenti, avevano lasciato che il Capitano Atticus delle Mani di Ferro andasse con l’incrociatore Veritas Ferrum in una spedizione sul pianeta Pythos, situato sempre nel sistema Pandorax. Il Capitano Khalybus delle Mani di Ferro spiegò di aver raggiunto Pandorax per cercare notizie sulla spedizione ormai sparita da anni e di non essere riuscito a penetrare la tempesta Warp che avvolgeva il sistema. Si trovarono davanti a innumerevoli relitti nemici e Khalybus disse che Atticus, prima di sparire senza più alcuna comunicazione, non avesse riportato la presenza di alcuna massa di navi morte. Al fine di comprendere meglio la situazione, gli Angeli Oscuri e le Legioni Distrutte esplorarono i relitti e scoprirono una mappa che segnava il sistema Pandorax come un nodo importante per la stabilità della Tempesta della Rovina. Prima di proseguire, Khalybus invitò Lion a seguirlo sul pianeta Thrinos, situato in un sistema vicino e base temporanea delle forze al suo comando. Lion decise quindi di contattare i propri fratelli e usare Thrinos come luogo di ritrovo.

Su Thrinos venne a galla la disturbante storia del Pellegrino. Una presenza malefica si aggirava nei sistemi avvolti dalla Tempesta della Rovina, qualcosa di spesso identificato come una nave che passava per vari pianeti portando devastazione, rovina e mutamento, ma di cui non si era ancora riusciti a comprendere la reale natura. Sanguinius stesso, durante il suo tragitto verso Thrinos, avvertì la presenza di qualcosa vicino alla propria flotta.

Allo stesso tempo, Lion riportò un’altra informazione contenuta nella mappa ritrovata: un altro nodo importante era Davin, il luogo in cui tutto era realmente iniziato. Con una minaccia misteriosa, una destinazione e nessuna risposta, la Sthenelus si unì alla partenza del Triumvirato alla volta di Davin, ma ovviamente non poteva finire in maniera così semplice. Il primo ostacolo del loro viaggio fu una massa di energia Warp la cui interpretazione fisica a livello visivo fu quella di una gigantesca fortezza dotata di immensi cannoni che impedivano ai lealisti di muoversi oltre. Ma forse non avete bene in mente cosa si intenda con gigantesca. Volgendo la propria rotta verso il basso, come a voler raggiungere delle ipotetiche fondamenta della fortezza, la flotta trovò un punto di ancoraggio allo spazio materiale: un pianeta, il quale, pur essendo un corpo celeste, risultava essere come un piccolo bubbone davanti alle proporzioni gargantuesche della fortezza di energia. Quest’ultima si ancorava a quel pianeta per rimanere intatta e così i lealisti scesero sulla superficie, trovandosi davanti un pianeta demoniaco dove un’immensa forgia era stata mutata nel punto centrale dell’ancoraggio all’universo materiale. Nello scoprire persino la debolezza della macchina davanti alle energie mutagene del Caos, le Mani di Ferro rimasero inorridite, ma proseguirono.

All’interno della forgia, mentre sussurri si insinuavano nelle orecchie di Sanguinius, i lealisti affrontarono principalmente demoni di Tzeentch (ovviamente non li identificarono come tali) fino ad arrivare ad una sala principale, all’interno della quale trovarono un Araldo dello stesso dio. I demoni erano solo una distrazione, non avrebbero mai vinto semplicemente sconfiggendoli sul campo. La vera battaglia sarebbe avvenuta nella mente.

Luce stregata venne proiettata dal libro dell’Araldo di Tzeentch, la quale andò a colpire il punto nevralgico della connessione tra pianeta e fortezza. Una luce brillante e assassina si condensò in una sfera di energia che andò a restringersi costantemente fino all’implosione, il cui risultato fu un singolo punto di luce warp. Quel punto venne proiettato a gran velocità contro gli occhi di Sanguinius, il quale cadde in un momento di assoluto vuoto e oscurità. Dopo il buio, si ritrovò sulla Vengeful Spirit, la nave ammiraglia di Horus. Affrontò il proprio fratello e venne ucciso. Lo riaffrontò e venne ucciso ancora. E ancora. E ancora. E ancora.

In un ciclo infinito di morte, Sanguinius soffrì innumerevoli volte la propria fine e una nuova oscurità sorse. Era sua, proveniva da lui stesso ed era rabbia con grandi fauci e un respiro di fiamme. Ma sepolta sotto l’agonia della sua sofferenza, una parte della sua identità, un futuro possibile tra mille altri tutti uguali, si ribellò al ciclo, incarnando la speranza, rifiutando quella mostruosità nera e schivando l’ultimo colpo di Horus, reagendo contro il nemico sbilanciato dal fendente mancato e trionfando; in quel futuro, Sanguinius avrebbe vinto. Così il primarca prese quel futuro, afferrò ciò che non aveva mai considerato possibile e lo usò contro il buio che lo avvolgeva. Passò la Lama Encarmine attraverso il teschio di Horus e poi attraverso il vuoto del sogno, finché fu la luce a colpirlo, accecandolo per un momento e riportandolo nella sala principale, il demone morto ai suoi piedi e l’edificio pronto a cadere. Con una nuova speranza per il futuro e la fortezza non più ancorata all’universo materiale, il Triumvirato si ritirò sulle proprie navi e cercò di partire per raggiungere Davin. Non era comunque finita qui.

Vennero fermati ancora una volta, trovandosi nel sistema Episimos. Qualcosa di difficilmente identificabile li aveva bloccati, qualcosa che persino le menti degli astartes e dei primarchi non riuscivano pienamente a comprendere e interpretare con forme visibili, sforzandole a tal punto da indurre epistassi e otorragie. Angoli si formavano su altri angoli, estrusioni sembravano simultaneamente depressioni e monoliti lunghi milioni di miglia ignoravano ogni logica creando una sorta di rete all’interno della quale i lealisti si trovavano intrappolati. Ma all’interno del sistema c’erano anche dei pianeti, infatti, Episimos IV era già caduto, mentre Episimos III riuscì a stabilire una comunicazione con la Invincible Reason, l’ammiraglia di Lion El’Jonson. Dopo aver parlato con la Colonnella Eleska Revus di Episimos III ed essere venuti a sapere del passaggio del Pellegrino, Lion riferì a Guilliman e Sanguinius, proponendo un bombardamento tramite torpedo ciclonici.

Nonostante un breve disaccordo, alla fine il bombardamento venne effettuato e stranamente ciò fu abbastanza per rompere la gabbia in cui la flotta si trovava. Quando Tuchulcha riferì la possibilità di fare un nuovo salto Warp, Lion si stupì della semplicità con cui avevano risolto questa situazione e il motore pose la causa nell’alterazione della configurazione del sistema. Lion si rese così conto di come il loro senso della scala fosse stato cambiato e pensò che forse questa operazione potesse essere estesa oltre. Nella sua semplicità, il nemico non poteva regnare se non aveva dei mondi su cui posizionare le proprie basi. In una campagna di annichilimento sistematico, avrebbe distrutto mondi per distruggere il nemico. Mise da parte questo pensiero e si preparò a partire. Nello stesso momento, Guilliman risultò tentato dall’utilizzare gli athame recuperati dai cadaveri dei Predicatori. Armi capaci di creare fenditure nello spazio, il fuoco che avrebbe combattuto il fuoco. Tale tentazione lo accompagnava fin dallo scontro con i Predicatori avvenuto durante il viaggio verso Thrinos, ma cosa avrebbe fatto? Qualcosa li stava influenzando, ognuno con la propria tentazione.

Il viaggio riprese e la flotta raggiunse finalmente Davin, mostrandosi ai lealisti come un tetro spettacolo d’ossa di qualsiasi dimensione e forma, talmente tante da formare una densa barriera che venne nominata necrosfera. Qualsiasi cosa era d’ossa, ma non erano semplici resti. Erano la materializzazione di speranze uccise e sogni infranti provenienti da qualsiasi epoca, che fosse passata, presente o futura. Come se non bastasse, gli auspex riportarono una presenza identica a quella avvertita da Sanguinius nel viaggio verso Thrinos. Si trattava del Pellegrino ed esso si manifestò per un attimo, visibile solo a Sanguinius, apparendo come un’immensa ombra che rilasciò un raggio nero come la pece, dritto verso il suo petto. L’Angelo indietreggiò, i suoi occhi brillarono di nero, la sua bocca rivelò fauci affilate e l’odiò consumò le sue fattezze. Mkani Kano, Bibliotecario che su Signus Prime aiutò il proprio primarca a svegliarsi dal coma causato dall’Assetato di Sangue Ka’Bandha, osservò la scena e si avvicinò a Sanguinius per assicurarsi che stesse bene, ma egli rispose sollevandolo dalla gorgiera e scagliandolo contro una console di comando. Raggiungendo il punto in cui si era schiantato, lo risollevò ed estrasse la Lama Encarmine, ma Azkaellon intervenne tenendogli il braccio. Sanguinius scagliò via anche Azkaellon, ma non riuscì comunque ad uccidere Kano. Una lama si frappose tra Kano e la morte, quella del Sanguinor.

I due si guardarono, un viso di furia contro uno di costante serenità nel pieno silenzio, finché il nero negli occhi di Sanguinius non si dissolse. Il primarca abbassò la spada, il suo respiro si rilassò e Kano chiese se fosse la Sete. Non lo era, si trattava di qualcos’altro.

Penetrando nella necrosfera, la flotta riuscì a vedere Davin. Oltre le ossa, la Tempesta della Rovina non era più visibile, poiché erano giunti nell’occhio della tempesta.Lion propose immediatamente la distruzione del pianeta, mentre Sanguinius non riuscì a spiegare loro cosa significasse questo luogo. I suoi due fratelli non avevano la sua stessa percezione del tempo, non avevano visioni come lui, ma un altro fratello sì. Sanguinius raggiunse la cella di Konrad Curze a bordo della Invincible Reason, trovando davanti a sé un primarca che cercò di nascondere la sua improvvisa incertezza, poiché anche lui influenzato dal passaggio del Pellegrino. Sanguinius trasferì Konrad dalla sua normale prigionia a quella delle neuro-manette, dicendogli di seguirlo; sarebbero scesi su Davin. Gli Angeli Sanguinari sbarcarono insieme al proprio primarca, il quale prese una Thunderhawk. Lion avrebbe distrutto il pianeta, di conseguenza avrebbe ucciso Sanguinius e quindi causato un conflitto con gli Angeli Sanguinari e gli Ultramarine, ma quale sarebbe stata la sua alternativa? Non poteva lasciare che questa follia proseguisse e per poco non ordinò realmente il bombardamento, ma poi si fermò. Cancellò il bombardamento e improvvisamente si rese conto dell’influenza maligna che quasi lo portò ad uccidere un proprio fratello fidato. Contattò Guilliman e gli disse solo di non fidarsi dei proprio impulsi, di essere sicuro delle proprie decisioni, poi ordinò lo sbarco su Davin, seguito dal primarca degli Ultramarine. Prima di scendere sulla superficie, però, Guilliman dovette porre fine a una questione. Raggiunse il luogo in cui aveva riposto gli athame nell’attesa di decidere se usarli o meno, poi prese la Mano del Dominio e rifletté sulle parole di Lion. Li avrebbe usati? Li avrebbe distrutti? Avvolto da un vortice di dubbio, il suo braccio si mosse con incredibile potenza frantumando gli athame. Fu allora che Guilliman scese su Davin.

Sulla superficie, il Triumvirato riuscì a raggiungere il Delphos, una struttura che successivamente riuscirono a identificare come il luogo dove avvenne la conversione di Horus. I due fratelli dalle doti di premonizione si trovarono su vie diverse, l’Angelo certo di poter cambiare il futuro, il Predatore avvolto improvvisamente dall’incertezza su cosa lo aspettasse. Quando Sanguinius esclamò le sue intenzioni, nella stanza in cui Horus venne convertito apparve un portale e il primarca vi si buttò nonostante Guilliman e Lion fossero contrari. Curze iniziò ad urlare, poiché non conosceva il futuro. Nel frattempo, in orbita apparve ciò che anni prima fece sparire la spedizione su Pythos. Madail l’Indiviso, il Pellegrino, il demone profeta, il quale aveva distrutto la Veritas Ferrum per poi riformarla con dimensioni immensamente maggiori e mutata da energie maligne. La Veritas Ferrum attaccò la flotta lealista, distruggendo svariate navi, le quali, a loro volta, vennero come riportate in vita sotto il blasfemo controllo del demone. Da quel momento si scatenò una feroce battaglia navale che incluse eventi quali il sacrificio della Sthenelus. Ma il demone profeta non era solo lì, il portale nel Delphos non si era aperto per caso. Madail l’Indiviso apparve al cospetto di Sanguinius.

Per sentieri d’otto e dei di quattro, io sono Madail l’Indiviso. Per destini di otto ed editti di quattro, tu servirai. Tu sarai l’Angelo della Rovina.

Mentre Lion, Guilliman, Azkaellon e gli altri presenti affrontarono i demoni improvvisamente manifestatisi nel Delphos, Sanguinius duellò con Madail.

Osserva la trascendenza. Nave di gloria, nave di leggenda. Cos’era prima? Un oggetto tra tanti. Cos’è ora? Plasmatrice di mondi, frantumatrice del reale, distruttrice e sovrana. Uccidi Horus, il contenitore imperfetto. Diventa perfezione. Scelto da tutti, grato a nessuno.

La scelta rimane. Cadi e ascendi. Resta in piedi e cadi. La caduta è scritta. Cadi nel potere. Cadi nella gloria. Vedi e sai! Vedi e scegli! Questa è la conseguenza. Rabbia del futuro. Difetto di origini. Condanna dei figli.

In uno scontro epocale, Sanguinius venne definitivamente a scoprire la natura di quel nero che lo attanagliava: la Rabbia Nera. Per molto tempo aveva creduto che il suo sacrificio sarebbe stato solo ed esclusivamente suo, ma si sbagliava. Accettando il proprio fato, il sangue dei propri figli e di coloro che avrebbero ucciso sarebbe stato sulle sue mani. Cos’avrebbe scelto?

Improvvisamente un rumore come quello di un tuono. La Veritas Ferrum tremò, quasi raggiungendo il collasso della sua esistenza. I demoni nel Delphos caddero in preda alle convulsioni miste ad urla di agonia. Sanguinius fu visibile all’entrata del portale, la Lama Encarmine e la Lancia di Telesto conficcate nel torso di Madail. Azkaellon e le Guardia Sanguinarie erano dietro di lui, così vicini eppur così lontani. Sanguinius aveva scelto, si sarebbe sacrificato lì, in quel momento, ma poi si rese conto della Rabbia Nera che si arrampicava attraverso la sua testa. La sua morte avrebbe causato lo stesso risultato, indipendentemente dal luogo. Per mano di Horus o su Davin, lo shock avrebbe comunque colpito i suoi figli, ma almeno avrebbe potuto salvare l’Imperium. Il portale ruggì, poi arrivò un’altra figura.

L’araldo si avvicinò e si inginocchiò davanti a Sanguinius con la spada alzata e una mano protesa in avanti.

Prenderò il tuo posto. Lascia che questo fardello sia mio.

Sanguinius si rese conto del suo destino. I suoi figli non potevano essere salvati, avrebbero dovuto sopportare il peso della Sete e della Rabbia e, in una confluenza di linee temporali, il suo araldo avrebbe sempre offerto il proprio posto, come una simmetria con gli eventi già accaduti su Signus Prime. L’Apotecario Meros aveva offerto la propria vita diventando l’Angelo Rosso, incarnando la Sete e diventando la parte peggiore della natura degli Angeli Sanguinari. Il suo araldo, nella sua incarnazione della parte migliore, avrebbe sofferto al posto del primarca. Sanguinius annuì e il Sanguinor puntò la spada contro Madail, sostituendo il proprio padre.Sanguinius si guardò indietro e vide la sagoma del Sanguinor piegata sul corpo del demone profeta. Immobile, già diventato un simbolo più che un guerriero in carne ed ossa. Sarebbe rimasto in piedi fino al compimento del proprio dovere. Prima di voltarsi, assistette al miracolo quando, dalla schiena dell’araldo, si manifestarono delle ali. Figlio del suo sangue, figlio della sua speranza. Alatron. Araldo. Sanguinor.

La battaglia giunse quasi al termine. Le forze su Davin ritornarono sulle navi sopravvissute, poi tutta la potenza di fuoco della flotta venne aperta sul Delphos, causando la distruzione definitiva di Davin. La Veritas Ferrum cominciò a sfaldarsi, la flotta demoniaca venne annientata e la necrosfera divenne polvere. In un’apocalittica reazione a catena, la Tempesta della Rovina ritornò visibile, ma con una differenza. C’era un passaggio, la Terra poteva essere raggiunta.Sebbene ciò non potesse comunque essere effettuato tramite un singolo salto Warp, la possibilità c’era, ma allo stesso tempo Horus non aveva lasciato nulla al caso. Tramite l’intelligence ricevuta dai nuovi contatti stabiliti grazie al passaggio sicuro attraverso la Tempesta, il Triumvirato venne a sapere di flotte di ogni tipo, tra cui alcune dei Figli di Horus, che li avrebbero rallentati fino alla reale caduta della Terra.

Sanguinius sapeva di dover affrontare Horus, perciò Guilliman propose di fare da ariete insieme a Lion. Sarebbero stati loro a tenere occupate le forze traditrici e avrebbero permesso agli Angeli Sanguinari di raggiungere la Terra. Lion completò l’idea decidendo di portare distruzione sui pianeti traditori, non solo sule flotte nemiche. Alla fine Guilliman e Lion furono d’accordo. Sanguinius accettò l’inevitabilità del suo scontro, ma forse si poteva ancora tentare di cambiare il futuro. Forse, nonostante tutti gli eventi accaduti fino a quel momento, avrebbe comunque potuto salvare i propri figli dalla Rabbia Nera.

Nella sua conversazione finale con Curze, riportato nella cella, quest’ultimo mostrò di nuovo la propria certezza, ma Sanguinius lo privò di essa per un momento. Non gli riportò parole di futura prigionia, non gli riportò la possibilità che l’Imperatore potesse condannarlo a morte, ma la possibilità che potesse perdonarlo. Per un attimo, la certezza lasciò il posto a una delle cose più rare in Konrad: la speranza. Durò qualche attimo, poi Sanguinius gli tolse anch’essa. Forse l’Imperatore lo avrebbe perdonato, ma lui no, eppure non poteva ucciderlo, sapeva che la sua morte sarebbe arrivata per mano di un assassino, perciò decise di gettarlo nel vuoto. L’assassino l’avrebbe trovato, ma chissà quando. Noi appassionati lo sappiamo, Curze non poteva saperlo e per questo la speranza svanì diventando orrore. Sanguinius spinse Konrad nel sarcofago di stasi dietro di lui, lo chiuse e infine lo attivò gettandolo nello spazio, fermando il primarca dei Signori della Notte nel bel mezzo di un urlo.

Poco prima, durante il discorso con Lion e Guilliman, Sanguinius chiese loro quando si sarebbero rivisti, ma ormai essi sapevano cosa lo aspettasse sulla nave ammiraglia di Horus.
I due fratelli non risposero.

Bibliografia

Romanzi e racconti brevi

  • The Horus Heresy: Fear to Tread, di James Swallow
  • The Horus Heresy: Unremembered Empire, di Dan Abnett
  • The Horus Heresy: The Damnation of Pythos, di David Annandale
  • The Horus Heresy: Herald of Sanguinius, di Andy Smillie
  • The Horus Heresy: Ruinstorm, di David Annandale
  • The Unforgiven, di Gav Thorpe
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