Le palestre hanno smesso di essere i luoghi per eccellenza dove sudare, muoversi, lavorare col corpo e liberarsi dalla tecnologia.
Quando si entra in una palestra, si mette in primo piano l’attività fisica. L’idea è che movimenti, muscoli, fiato e resistenza possano essere allenati in uno spazio offline, dove sia anche possibile staccare dalla vita digitale, dagli schermi e da tutto ciò che non riguarda il corpo.
In realtà, anche l’esercizio fisico sembra ormai irrimediabilmente collegato all’informatica e a internet. Nel luglio 2025, la Echelon, nota azienda americana produttrice di attrezzature smart per palestre domestiche, come cyclette e tapis roulant, ha rilasciato un aggiornamento firmware che ha di fatto eliminato la possibilità di usare i dispositivi offline.
Per funzionare, tutte le attrezzature devono per forza connettersi ai server di Echelon almeno all’avvio. Senza connessione, il server non può inviare all’utente una chiave di sblocco temporanea. Dunque gli attrezzi non possono essere usati per allenamenti manuali senza accesso.
L’aggiornamento ha anche bloccato la compatibilità con app esterne. Quindi non è più possibile sfruttare QZ (qdomyos-zwift), l’applicazione usata per collegare Echelon a piattaforme come Peloton, Strava, Apple HealthKit. E non si possono neanche fare allenamenti personalizzati e senza abbonamento.
Bisogna per forza fare un abbonamento mensile da più di 40 euro con Echelon. In pratica, senza abbonamento, gli utenti non possono più sfruttare le funzionalità smart degli attrezzi e visualizzare le metriche. Per esempio quelle relative alla velocità, alla resistenza, al consumo di calorie.
La questione è molto delicata. In pratica, Echelon può impedire l’uso delle attrezzature acquistate dai consumatori. Se l’azienda dovesse fallire o spegnere i server, tutte le cyclette e gli altri strumenti a marchio Echelon diventerebbero inutilizzabili.
Da qui la crescente indignazione da parte degli utenti. Molti consumatori si sentono traditi o presi in giro. E qualche hacker si è già messo a disposizione per dar vita a un firmware alternativo open-source per superare il blocco.
Siamo di fronte a una violazione dei diritti del consumatore? Sappiamo da tempo che chi controlla il software, controlla l’oggetto. Ora possiamo aggiungere un nuovo tassello al ragionamento: chi controlla l’oggetto, controlla l’utente. Solo il produttore può decidere se l’utente può usare la cyclette che gli ha venduto. Non suona molto giusto, in verità…
This post was published on 30 Luglio 2025 14:54
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