Lo Stato, nella sua apparente magnanimità, promette bonus alle famiglie in difficoltà economiche. Ma spesso l’aiuto non arriva.
Con il Governo Meloni, molti dei bonus sociali sorti dopo la pandemia sono stati cassati. Il nuovo esecutivo ha deciso di eliminare tutti quegli aiuti interpretati come sprechi o forieri di abusi e irregolarità, puntando a concentrare l’impegno assistenziale per il supporto alle famiglie e alla genitorialità.
Uno dei pochi bonus sopravvissuti è per esempio il bonus asilo nido, la misura che si articola come un contributo economico erogato dall’INPS per aiutare le famiglie a sostenere le rette degli asili nido pubblici e privati autorizzati. Oppure le spese per assistenza domiciliare per bambini sotto i tre anni affetti da gravi patologie croniche.
Il bonus è appunto destinato a genitori di bambini fino a tre anni con ISEE minorenni valido. L’INPS ha già chiarito che è possibile fare domanda anche senza ISEE, accedendo però all’importo minimo.
Fino all’anno scorso funzionava così: bastava che uno dei genitori sostenesse la spesa, e l’altro poteva richiedere il rimborso. Una prassi semplice e sensata. Ma nel 2025, l’INPS ha emesso una circolare, la n.1165 del 4 aprile, che ha cambiato le regole. Con effetto retroattivo.
Il nuovo regolamento dice che solo chi ha materialmente pagato può ricevere il rimborso. E questo vale anche per le domande già presentate nel 2024. Di conseguenza molte famiglie che credevano di aver fatto tutto il necessario per ottenere il bonus scoprono di non poter accedere all’aiuto.
La presidente di Assonidi Veneto, Elisa Pisani, ha lanciato un allarme, spiegando che genitori si sono visti costretti a non poter mandare i figli al nido. I ritardi dell’INPS nel liquidare il bonus nido mettono infatti in ginocchio le famiglie e, di conseguenza, mettono in crisi il sistema degli asili, che si ritrova senza soldi per garantire il pagamento di stipendi, fornitori e bollette.
Se i genitori non pagano più la retta, perché l’INPS ha bloccato il bonus, gli asili nido (che “non sono banche”, come dice giustamente Elisa Pisani) si ritrovano senza fondi per portare avanti il servizio. La presidente dell’associazione dei nidi dice di non aver nulla contro le famiglie che riconosce come le prime vittime di una situazione paradossale. Ma denuncia la crisi del sistema.
“L’INPS“, spiega Pisani, “non può diluire le proprie responsabilità richiamando una circolare nota praticamente a nessuno. Per cui provveda a sbloccare i rimborsi dovuti senza ulteriori ritardi visto che non stiamo parlando di un favore e men che meno di un privilegio, ma di un diritto delle famiglie“.
This post was published on 30 Luglio 2025 6:51
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