OpenAI non è SkyNet, o non vuole essere percepita come tale, per questo continua il proprio processo di “umanizzazione”.
I programmi di intelligenza artificiale continuano a suscitare sospetto e paura negli utenti. In tanti hanno imparato a sfruttare l’AI nel quotidiano, ma continuano comunque a percepire la tecnologia dell’intelligenza artificiale come una possibile minaccia… Al di là delle ancora misteriose implicazioni pratiche, etiche e tecniche future dello sviluppo delle AI, in tanti temono la mancanza di trasparenza e la potenza intrinseca di aziende come OpenAI o DeepSeek.
Si paventa anche il processo di automazione del pensiero che potrebbe sorgere dallo sviluppo di programmi come ChatGPT e continuano i dibattiti sulla mancanza di regole sul controllo di queste tecnologie. Come assicurarsi che l’intelligenza artificiale venga utilizzata in modo etico e responsabile? Quanto potere ha già acquistato questa tecnologia? L’uomo finirà per divetarne schiavo?
Ovviamente, tutte le aziende che propongono agli utenti chatbot e modelli informatici basati sulla AI si impegnano costantemente a disinnescare queste paura. Si punta insomma a rendere l’AI uno strumento familiare, di cui fidarsi.
Ecco perché OpenAI ha introdotto delle sostanziali modifiche al proprio marchio, aggiornando il logo e il font usati nelle comunicazioni ufficiali. Non troppo tempo fa la startup americana ha aggiornato il design del proprio logo e ha scelto un nuovo font visibile nel sito ufficiale e nelle chat. E non si tratta di meri interventi estetici. Dietro queste novità c’è una chiara strategia di rebranding.
Le ultime modifiche hanno reso l’immagine formale di OpenAI un po’ meno fredda e aggressiva. L’azienda vuole insomma tranquillizzare gli utenti con linee più morbide e un design più umano. Il logo precedente era caratterizzato da linee rette, forme geometriche e un aspetto molto tecnico. Suggeriva connessioni con la tecnologia e richiamava il mondo dell’ingegneria: precisione e rigore.
Il nuovo logo presenta linee un po’ più curve e mostra dei contorni meno rigidi. E tutto ciò comunica maggiore accessibilità e umanità. Dunque, la composizione astratta di linee e nodi che dava forma al logo dell’azienda è oggi più simile a un ricamo. Lo stesso vale per il font, ora meno netto e rigido. Così OpenAI spera di poter essere più simpatica, più vicina alle persone. Anche la palette dei colori è stata aggiornata ed è ora molto più vivace.
Il rebranding enfatizza dunque l’aspetto umano. Si punta a suggerire l’idea che l’innovazione tecnologica legata al mondo AI è al servizio delle persone, è accessibile e innocua. Ma è davvero così?
This post was published on 8 Febbraio 2025 19:56
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