League Of Legends sta facendo, da anni a questa parte, sforzi titanici per diventare un brand internazionale e multiforme e… ci sta riuscendo. Nonostante non tutto sia andato per il verso giusto (vedi Runeterra), ad oggi League Of Legends vede diverse delle sue propaggini aver guadagnato dei posti di rilievo all’interno dei contesti culturali più disparati: musicisti affermati partecipano alla realizzazione di canzoni collegate al gioco (una su tutte la splendida Everything Goes On di Porter Robinson, a voler tirare fuori il più illustre esempio) o serie animate “riscrivono” parzialmente il canone di come si può fare fuori dal Giappone una produzione ad alto budget, vincendo premi su premi (si, stiamo parlando di Arcane).
Dal punto di vista videoludico LOL si è finora raccontato seguendo generi diversi: se il gioco base resta ancora a oggi il MOBA più popolare in circolazione, abbiamo avuto Runeterra che ha provato a entrare nel mondo dei giochi di carte digitali e Teamfight Tactics che invece è diventato l’autobattler più popolare in circolazione, polverizzando il povero Dota Underlords in men che non si dica. C’è però un genere dove il brand sta provando a posizionarsi che non è “facile” come si pensa: quello dei picchiaduro.
Si, perché ad oggi il genere è in una posizione molto strana e soffre di una serie di problematiche strutturali derivanti proprio dal game design di quel tipo di esperienze: videogiochi tendenzialmente difficili, tendenzialmente elitari, altamente competitivi che difficilmente riescono a raccattare il numero di persone necessarie per mandare avanti la baracca dal punto di vista economico.
Oppure, se lo fanno, inciampano poco dopo: basta guardare Mortal Kombat, che con il suo reboot è crollato su sé stesso dopo aver venduto un fantastiliardo di copie, o Tekken che invece ha visto la sua community gridare alla rivoluzione (in senso non positivo) dopo una patch poco felice. Ecco: 2XKO vuole posizionarsi all’interno di questo agguerritissimo contesto, dove ogni errore si paga e si paga caro, però lo vuole anche fare con un livello di cura incredibile, che è quello elevatissimo di buona parte delle produzioni made in Riot.
Inutile girarci attorno: 2XKO non ha fatto ben sperare inizialmente, più che altro perché il progetto ha affrontare anni di sviluppo non esattamente felici, sublimati poi dietro alcune caratteristiche lontane dal mondo dei picchiaduro come un roster di piccole dimensioni (10 combattenti) o la natura di videogioco free to play; a poco servivano le conferme dei fratelli Cannon (autori di uno dei prodigi tecnici che ha permesso al genere di esplodere in popolarità dalla seconda metà degli anni duemila, il netcode di tipo rollback)… almeno finché il grande pubblico non avrà modo di mettere le mani sul progetto.
Questo perché siamo più che sicuri che la Closed Beta riuscirà a dirimere molti dei dubbi dei videogiocatori grazie alle sue caratteristiche e grazie a un livello qualitativo che, davvero, molti altri videogiochi si sognano. Dal punto di vista contenutistico effettivamente nella beta non è che ci siano miracoli: è possibile giocare online a match non classificati, gustarsi la montagna di tutorial propria del gioco (che poi serviranno, state tranquilli) e giocare fin da subito con 9 dei 10 combattenti disponibili ma, ve lo giuriamo, non serve molto alto tanto è solido, variegato, divertente e profondo il sistema di gioco.
L’idea di base è la seguente: Riot ha voluto ridurre, per quanto possibile, lo scoglio di difficoltà in input per il giocatore attraverso la semplificazione meccanica, che sacrifica le mezzelune in favore di semplici combinazioni di tasti. La complessità, da questo punto di vista, la si trova altrove: in sistemi di gioco stratificati, versatili e sopratutto intelligenti che avranno il potere di soddisfare neofiti e veterano praticamente nello stesso momento. Parliamo di stili di combattimento richiamabili come la super che modificando radicalmente l’approccio ai match, di opzioni difensive variegate ma facilmente utilizzabili a patto di leggere matchup e partita, di un sistema di tag attivo che permette di utilizzare il cambio di personaggio in maniera offensiva, difensiva o di non cambiarlo affatto.
Esatto perché una delle scelte intelligenti di 2XKO è quella di impiegare i FUSE per modificare le caratteristiche e le funzionalità uniche del proprio tag partner; il Fuse Double Down, ad esempio, permette di concatenare le ultimate moves di ogni personaggio una dopo l’altra assicurando una combo da giliardi di danni, il fuse Freestyle permette invece di utilizzare il personaggio tag con maggiore libertà, quello Juggernaut di rendere il partner non controllabile ma potenziare di molto il personaggio principale e così via. Un’idea estremamente efficace, che in parte sembra ricordare i groove di Capcom VS SNK ma che siamo sicuri vedremo aumentare durante il corso dei prossimi anni.
C’è giusto un “problema” che questa scelta porta: le difficoltà di bilanciamento.
Un sistema così “aperto” dal punto di vista meccanico porta con sé delle oggettive difficoltà in termini di puro bilanciamento e questo si riflettere anche nel roster “piccino”, almeno per la media degli altri picchiaduro. I dieci personaggi presenti al momento sono gestiti in maniera attenta ma si nota il lavoro di bilanciamento fatto e si capisce anche che, qualsiasi altro personaggio vai ad aggiungere a quest’equazione complicatissima deve venire cesellato a un livello che gli altri picchiaduro non devono per forza di cose raggiungere
Il livello di cura è altissimo ma mantenerlo costante nel tempo potrebbe non essere facile, anche per una software house dal budget sterminato come Riot e specie se si vogliono posizionare come il picchiaduro definitivo in termini di pura competitività, esattamente come è stato per Valorant che è diventato uno dei due grandi nomi degli sparatutto strategici competitivi.
Fortunatamente le cose da cesellare ci sembrano SOLTANTO queste: il netcode, anche in questa fase molto “preliminare”; ci è sembrato più solido che mai e dal punto di vista tecnico non c’è niente di cui lamentarsi; il gioco è solidissimo, gira che è un amore ed è una meraviglia da vedere. Grandiosa anche la colonna sonora, con un main theme divertentissimo ad opera di quei genietti dei Polyphia.
Quella che Riot deve correre con 2XKO è una maratona ma deve sapere che può effettivamente vincerla: dipenderà tutto dal piano di supporto e dalle difficoltà di bilanciamento che incontreranno durante il corso di questo periodo. Se riusciranno a mantenere viva l’anima del progetto nel corso dei prossimi mesi e anni, quello di 2XKO è un nome che vedremo ben presto associato a uno dei più grandi picchiaduro della modernità grazie a una combinazione incredibile di profondità e semplicità, con buona pace per i tanti altri grandi nomi che ci hanno provato e purtroppo fallito.
This post was published on 23 Settembre 2025 23:00
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