Chi usa i chatbot sa di poter esporre sé stesso a funzioni strumentali: ogni interazione non è mai privata.
Sempre più utenti hanno familiarità con l’AI e cresce la preoccupazione a proposito della privacy. Di base, quando si interagisce con un chatbot, tutto quello che si domanda, dice o produce è interpretato dall’intelligenza artificiale come una miniera di dati.
Informazioni utili a migliorare il servizio e a personalizzare le risposte, ma non solo. I chatbot usano le conversazioni pure per ottimizzare i loro algoritmi e per raccogliere dati che poi possono essere sfruttati per studiare le preferenze e le abitudini dell’utente.
Ecco perché in molti hanno chiesto la possibilità di scegliere se e quando condividere le proprie informazioni personali. O la facoltà di poter disattivare funzioni come la personalizzazione o il salvataggio delle chat. Un passo importante in questo senso lo ha fatto Gemini, il chatbot di Google.
Gemini ha infatti introdotto le chat temporanee. In pratica, gli utenti possono ora decidere se avviare conversazioni che non saranno salvate nella cronologia dell’app e non influenzeranno le risposte future del chatbot.
E, soprattutto, che non vengano poi utilizzate per addestrare i modelli di intelligenza artificiale di Google. Queste chat restano disponibili per un massimo di settantadue ore. Il tempo massimo per permettere a Gemini di elaborare le risposte più complesse e ricevere eventuali feedback dall’utente. Dopodiché, le chat saranno eliminate.
Si tratta dunque di poter garantire maggiore controllo sulle chat: Ogni utente che usa l’AI, e che magari condivide con essa dati sensibili o privati, dovrebbe infatti sempre essere in grado di scegliere quando interagire in modo privato e quando no. Cioè senza lasciare tracce permanenti.
Si tratta poi di rispettare gli interlocutori umani: maggiore tutela nei confronti della sensibilità di certi contenuti. Ormai chi usa l’AI si lascia andare anche a questioni private e domande delicate. C’è chi condivide con il chatbot dati sensibili inerenti il proprio lavoro o le proprie finanze… E il rischio è sempre stato che questi dati venissero archiviati o riutilizzati.
Con alcune AI (per esempio con DeepSeek e poi anche con ChatGPT) è successo che dati personali degli utenti fossero poi condivisi online, senza il permesso dei diretti interessati. Gemini prova allora a fornire una risposta concreta alle crescenti richieste di trasparenza dell’utenza.
In un’epoca in cui la gestione dei dati è fondamentale, la nuova funzione di Gemini risponde alle richieste di maggiore chiarezza e rispetto della privacy.
This post was published on 17 Agosto 2025 6:53
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