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Il creatore di Monkey Island non è più interessato alle avventure punta e clicca 2D perché non sarebbero destinate a sopravvivere

Secondo Ron Gilbert, creatore di Monkey Island, le avventura grafche 2D sarebbero ormai prossime a diventare obsolete e ha nuove idee per il futuro.

Il mondo va veloce, quello dei videogiochi anche di più. Ciò che è di moda oggi, rischia di diventare obsoleto domani e con internet che cavalca inarrestabile e l’avvento dell’IA, vi sono tante possibilità che la ricerca di novità diventi un vero problema per chi crea opere, con l’intento di porre nuovi standard. Quanto agli standard ormai superati, c’è sempre modo di pensare e riflettere su ciò che sono stati e che potranno essere in futuro.

Il creatore di Monkey Island non è più interessato alle avventure punta e clicca 2D perché non sarebbero destinate a sopravvivere (player.it)

Un esempio è sicuramente dato dalle avventure grafiche bidimensionali. Fino a qualche decennio fa, si trattava di un genere che contava un gran numero di appassionati, che ancora oggi ricordano perfettamente la prima avventura grafica giocata, l’enigma che li fece bloccare per giorni, la rivelazione di trama che li sconvolse. Ma se anche uno dei padri di una delle più importanti saghe di avventure grafiche 2D dice che bisogna andare oltre, forse i tempi sono davvero cambiati.

Cos’ha in mente Ron Gilbert per il futuro?

Per gli amanti delle avventure grafiche, Ron Gilbert è considerato una sorta di divinità: si tratta del creatore di Monkey Island, una serie di giochi in cui gli enigmi erano tra i più tosti (a volte al limite dell’insensatezza) che si potessero trovare sul mercato e in cui tra stile grafico e immaginario piratesco, in tantissimi amavano immergersi, anche grazie al fascino di quell’indimenticabile Guybrush Threepwood.

Ma guardando al futuro, Gilbert pare convinto di una cosa: le avventure grafiche in 2D spariranno. Durante un’intervista ad Ars Technica, Gilbert ha messo in luce un fatto: le nuove generazione non sono più interessate a quel tipo di giochi. Anche se magari, ogni tanto, qualche giovane vi si avvicina, si tratta di una minoranza talmente tanto sparuta da non fare nemmeno statistica. E da questo nasce la sua considerazione più forte.

Cos’ha in mente Ron Gilbert per il futuro? (player.it)

Dice Gilbert:

“Ogni tanto becchi qualche persona più giovane che più o meno si gode quei giochi, ma ritengo che siano una di quelle cose che, quando saremo tutti morti, probabilmente non sarà quel genere di cose che sopravviveranno“.

Una dichiarazione decisamente particolare, se si pensa anche che due degli ultimi tre giochi sviluppati da Terrible Toybox (studio di Gilbert) sono esattamente avventure grafiche in 2D: Thimbleweed Park e Return to Monkey Island. Secondo Gilbert però, non bisogna abbandonare quel playstyle, quanto più adattarlo ai tempi che cambiano e per far capire cosa intendesse, ha preso a riferimento Lorelei and the Laser Eyes.

Si tratta di un gioco sviluppato da Simogo, a cui Gilbert dice di voler guardare nel caso in cui gli venisse in mente di sviluppare un nuovo Monkey Island, dicendo che nella sua visione futura vi è un’avventura in cui “i giocatori vanno in giro in un mondo 3D, piuttosto che un gioco 2D punta-e-clicca”. E non si tratterebbe soltanto di rendere il prodotto più vendibile.

Secondo Gilbert infatti, affrontare lo sviluppo di un gioco simile, sarebbe un modo per esplorare nuovi territori ludici:

“Non saprei come dovresti risolvere un enigma in quel modo, e quindi è molto interessante per me, essere in grado di puntare al problema di come farlo in un mondo 3D“.

This post was published on 9 Dicembre 2025 14:00

Pietro Falzone

Redattore Appassionato di videogiochi sin dal sempre più lontano 2002, quando per festeggiare i 5 anni ricevette una copia di Crash Bandicoot per la prima PlayStation. Il richiamo dell'avventura digitale lo fece innamorare di un mondo fatto di pixel, più o meno definiti. E l'amore non si è mai fermato. Inizia così a tastare tutti gli aspetti del mondo videoludico. Tra le sue più grandi passioni, si piazzano in ordine gli MMORPG (con sempre meno per giocarli, purtroppo), gli sparatutto in prima persona e, doprattutto, giochi di ruolo single player. Così si spiegano le più di mille ore, spalmate sui vari titoli From Software, da Demon's Souls in poi. Dalla fine delle medie, scopre una nuova passione: la scrittura. E come se non bastasse, scopre che nel mondo c'è chi scrive riguardo ai videogiochi, come se fosse un lavoro vero. Cosa fare di due passioni del genere dunque? Inizia così la ricerca disperata del giusto vascello, che riuscisse a convogliare voglia di fare, idee e tempo. Dopo un periodo passato a peregrinare, tra siti e sitarelli, approda su Player.it dove trova una casa in cui convogliare idee e spunti, al fianco di un team solido e costruttivo.

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