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Siamo scesi nell’abisso di Deep Regrets e abbiamo guardato nell’occhio del Kraken | Anteprima a Lucca Comics & Games 2025

Quanto è bello gettare l’amo e non sapere cosa verrà su? Quell’attimo, quella sensazione di mistero che si avverte mentre si ruota il mulinello, lentamente, per paura di spezzare il filo o la magia di quel momento. È un sentimento che conosce bene anche chi non è mai andato a pesca perché è la stessa identica emozione che si prova poco prima di aprire un regalo, quando si sbusta un pacchetto di carte o quando si esplora una cantina piena di oggetti dimenticati. In poche parole l’ignoto fatto momento, un brivido che Deep Regrets sa intavolare a meraviglia.

Rimpianti che pesano sull’anima, mostruosità che pesano sulla lenza

Deep Regrets è un gioco di pesca strategico dove si va per mare, si pescano orrori lovecraftiani e si torna in porto per venderli, appenderli sulla barca come trofei e, perché no? Mangiarli!

E così inizia una tranquilla giornata di pesca… – Player.it

MS Edizioni, che quest’anno compie ben 10 anni, ci ha ospitato nel suo fantastico stand a Lucca Comics & Games 2025 per provare questo nuovo titolo, ispirato al videogioco Dredge (oltre che a Lovecraft, Hellboy e a tutto quello che è pieno di tentacoli, squame e salsedine) che dovrebbe arrivare nel 2026, forse in tempo per il PLAY.

Saliti a bordo della nostra imbarcazione siamo partiti per mare con un solo obiettivo in testa, pescare il pesce più grande di sempre, anzi la creatura più grande di sempre, possibilmente un Kraken (da bravo appassionato di pirati quale sono). In Deep Regrets ogni creatura pescata ha un punteggio che vale per la vittoria finale e che può essere moltiplicato X2 o X3 (a seconda degli slot disponibili) se la creatura viene affissa come trofeo sulla propria barca. Per vincere bisogna quindi fare più punti di tutti (entro una settimana di gioco, 7 turni in totale), ma attenzione perché in un mare come quello di Deep Regrets i rimpianti sono in agguato e più se ne portano più la propria coscienza pesa trasformandovi in una creatura degli abissi.

Diventare un pesce/mostro squamoso però non è un problema e procedendo col gioco dovrete scegliere se cedere al lato oscuro, quello lovecraftiano, o combattere per mantenere la vostra umanità. Ogni faccia della medaglia ha i suoi pro e i suoi contro, ad esempio i pesci normali verranno conteggiati come malus se avrete troppi rimpianti sul groppone, mentre se rimarrete dei diligenti pescatori umani le creature degli abissi pescate vi impediranno di avvicinarvi alla vittoria. Ogni pesce ha vantaggi e svantaggi e promette di rendere le battute di pesca uniche e divertenti.

Occhio a dove butti l’amo

Sappiate che anche se sono riuscito a pescare il Kraken non è bastato a salvarmi dall’abisso – Player.it

Abbiamo parlato tanto di pesca ma come si fa a pescare in Deep Regrets? È presto detto: all’inizio di ogni turno ogni giocatore tira i dadi a disposizione (che sono a forma di boa, in legno e sono davvero bellissimi!). Di base sono 3, ma a seconda di alcune opzioni disponibili potrete aumentarli. Il risultato dei dadi va da uno a 3 e questi risultati vi serviranno per pescare.

Ci sono 3 livelli di profondità del mare, ognuno più difficile dell’altro dove si possono trovare delle grandi varietà di pesci e mostri divisi in 3 pile di carte coperte. Scendere di un livello costa un dado, non importa il risultato, questo servirà invece quando si pesca da una delle pile di carte, se il numero del o dei dadi rimasti è uguale o maggiore a quello del pesce rivelato allora si può portare a casa il trofeo.

Ogni pesce ha una abilità che si risolve subito. Ci sono bonus o malus. Alcuni potrebbero farvi scartare pesci piccoli, altri potrebbero ridarvi la possibilità di riutilizzare la vostra Latta di vermi, una carta a disposizione di ogni pescatore che permette di sbirciare e a limite cambiare un pesce in una pila di carte. Insomma, esistono davvero tantissime abilità che rendono il gioco vario e stimolante, spingendo i giocatori a gettare l’amo sempre più a fondo.

Nessuno vi vieta di MANGIARE le vostre prede, ma attenzione perché anche in questo caso gli effetti potrebbero essere devastanti, sia che navighiate verso l’abisso, sia se avete intrapreso il cammino della redenzione.

Si pesca finché non finiscono i dadi boa di tutti, se li finite prima degli altri pescherete da una pila di carte chiamata Scarti che può avvantaggiarvi con piccoli bonus di pesca da collezioanre per il turno successivo. Una volta finiti i dadi di tutti si ricomincia il turno, ma dal secondo potrete scegliere se andare in mare oppure passare il turno in porto.

La compravendita del rimpianto

C’è sempre una certa nostalgia che si impossessa di noi quando vendiamo qualcosa. Immaginate di essere dei pescatori, amanti del mare, che devono dar via i propri pesci. Non importa se servono per campare, ottenere denari o potenziamenti per la barca, quei pesci per voi sono tutto, dannazione, e anche quando se ne va il più piccolo dei plancton vi lascia comunque addosso qualche rimpianto.

Le didascalie flavour di tutte le carte sono stupende, alcune estremamente cattive – Player.it

Fortunatamente i mulinelli, le canne e gli altri upgrade che potete acquistare in porto vendendo i pesci sono talmente potenti (diciamo pure rotti) da farvi quasi dimenticare la caterva di rimorsi che portate nel cuore, sempre se non avete scelto la strada dell’abisso.

Inizialmente gli upgrade della barca mi erano sembrati davvero sbilanciati, con mulinelli che permettono di annullare quasi il costo di pesca del primo pesce pescato, lenze che permettono di scrutare negli abissi delle pile di carte, oggetti che fanno scendere la barca nelle profondità senza spendere dadi, ma dopo che tutti i giocatori vanno in porto e ottengono upgrade la situazione torna perfettamente bilanciata e ancora più esaltante di prima.

Purtroppo non abbiamo potuto terminare la nostra partita perché siamo dovuti scappare a provare un altro gioco, ma per noi Deep Regrets è già uno dei titoli più attesi di questo “2026 da tavolo”. Nonostante la fase successiva agli upgrade della barca rallenti un po’ l’intero gioco per la mole di possibilità che ogni giocatore sblocca, la pesca negli abissi rimane fascinosa e imprevedibile divertendo fino all’ultimo lancio di lenza e lasciando i pescatori più sfortunati con il rimpianto di non aver fatto abbastanza.

Non vediamo davvero l’ora di giocare con il prodotto finale e chissà che MS Edizioni non porti in Italia anche le espansioni del gioco, quella che aggiunge le creature di Cthulhu dovrebbe arrivare insieme al gioco base, ma per pescare novità sulle altre dovremmo attendere ancora un po’.

This post was published on 6 Novembre 2025 12:00

Simone Alvaro "Guybrush89" Segatori

Ritrovato in tenera età su una spiaggia pixelata le sue prime parole sono state "Voglio fare il pirata!" In mancanza di un vero galeone è partito all'arrembaggio del mare della rete depredando le conoscenze di ogni isola su cui è approdato: Ha scritto per Games, VGN, Adventure's Planet, Badgames, FlopTV, Cinefilia Ritrovata, Ridble e creato qualche video per la ciurma di Game Series Network. Nel mentre la taglia sulla sua testa è aumentata e dopo che l'Università di Viterbo lo ha ritenuto un pericoloso "Capitano della Comunicazione", l'Alma Mater Studiorum di Bologna lo ha classificato come "Minaccia Pirata esperta di Cinema, Televisione e Produzione Multimediale". Per circa un anno è quindi rimasto nascosto nella Cineteca di Bologna, gestendo dall'ombra l'Archivio Videoludico e organizzando anche un ritrovo piratesco conosciuto come Svilupparty. Dopo qualche tempo passato in mare tra cinema, fumetti, serie tv, libri, aspirapolvere e videogiochi, senza mai una vera casa, mette l'ancora alla fonda nella baia videoludica di Player.it, dove passa le giornate in compagnia di scimmie, balene e altri animali. Va spesso ad ubriacarsi nella taverna di Tom's Hardware, inoltre va all'arrembaggio di libri e fumetti su Frasix, di gadget e serie TV su Nospoiler e Cinematographe e svolge ricerche su antichi manufatti per conto di Ivipro. Il richiamo dell'oceano però lo trascina continuamente tra le onde e anche se non sa dove lo porterà il vento quello che conta davvero è il viaggio.

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