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C’è una nuova enorme tassa in arrivo per il mondo del web: chi dovrà pagare

Qualche anno fa arrivò una tassa pionieristica e al tempo stesso molto controversa che colpiva i colossi di internet… ma qualcosa è cambiato.

Quella tassa, imitata poi in mezzo mondo, oggi è entrata in crisi… Tutta colpa di una clausola. Intanto, anche in Italia vige un’aliquota del 3% che colpisce sotto forma di tassazione i giganti del web. Le grandi piattaforme pagano dunque allo Stato una percentuale per i guadagni derivati dalla pubblicità mirata, l’intermediazione e lo sfruttamento dei dati.

La stessa tassa è presente in tutti i Paesi dell’area UE, tranne che in Austria, dove sale al 5% e si concentra soprattutto sui guadagni pubblicitari. In Ungheria la tassazione arriva addirittura al 7.5%, per i contenuti multimediali e la pubblicità.

Il primo Stato a introdurre tale tassazione fu il Maryland. La norma in questione arrivò nel 2021. Si trattava di una tassa sulla pubblicità digitale che colpisce i grandi colossi tech. Ovvero Google, Facebook, Amazon e via dicendo. Tutte quelle piattaforme che guadagnano miliardi vendendo spazi pubblicitari online, spesso senza pagare imposte locali proporzionate.

Quella legge aveva però una clausola controversa… vietava alle aziende di spiegare ai clienti che l’aumento dei prezzi era dovuto a questa nuova tassa. In pratica, se un’azienda decideva di scaricare il costo della tassa sull’utente non poteva farlo.

Di recente la Corte d’Appello federale dello Stato americano ha dichiarato incostituzionale quella clausola, ribaltando una sentenza precedente. Secondo i giudici la tassa del Maryland mette in atto una violazione del Primo Emendamento. Impedendo alle aziende di spiegare il motivo dell’aumento dei prezzi, in pratica, commette una violazione della libertà di parola.

La tassa del Maryland contro i colossi del web è anticostituzionale

La clausola serviva, secondo la Corte, a proteggere i legislatori del Maryland da critiche pubbliche e responsabilità politica. In pratica, il Maryland ha cercato di evitare che i cittadini si lamentassero con i politici per l’aumento dei prezzi per l’uso di servizi online.

La tassa del Maryland contro i colossi del web è anticostituzionale – player.it

Il precedente giuridico è importante. La sentenza rafforza infatti il principio che anche le aziende hanno diritto alla libertà di espressione, soprattutto quando si tratta di comunicare con i clienti. Di conseguenza, gli Stati non possono usare la legge per nascondere gli effetti delle loro politiche fiscali. Una questione di trasparenza…

In area UE le tasse mirano a colpire i profitti generati localmente, anche se le aziende non hanno una sede fisica nel Paese membro… ma non esistono clausole simili a quelle del Maryland. Ciononostante, gli USA continuano a chiedere all’UE di eliminare queste tasse. Trump lo ha fatto di nuovo dopo aver trattato per l’abbassamento dei dazi.

This post was published on 20 Agosto 2025 6:57

Giuseppe F.

Napoletano che vive e lavora a Roma ma tifa Inter. Scrivo per professione e diletto. Ho collaborato con varie riviste culturali e siti online, corretto bozze ed editato o riscritto libri. Mi piacciono la filosofia medievale, i film horror anni ’70 italiani e la musica krautrock. Idolo calcistico: Ivan Zamorano.

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