Durante l’estate, si sceglie spesso di lasciare a casa il contante, oppure di usare i bonifici per regolare i conti.
E fin qui nulla di male. Anzi, l’autorità fiscale preme affinché i contribuenti usino il meno possibile il contente. Carte, bancomat e bonifici appaiono come soluzioni pratiche di pagamento, più versatili e sicure… Ciononostante, bisogna stare attenti. Queste modalità di pagamento, infatti, lasciano delle tracce, che l’Agenzia delle Entrate potrebbe seguire a caccia di anomalie o di pagamenti non giustificati.
Siamo ancora abituati a pensare all’Agenzia delle Entrate come a un gigantesco ufficio saturo di scartoffie. In realtà, l’autorità fiscale italiana è oggi molto smart. Riesce infatti ad avvalersi dell’anagrafe dei rapporti finanziari, a usare i big-data e gli algoritmi di anomalia, tenendo sotto controllo chiunque e dovunque. I nuovi strumenti digitali sfruttati dal fisco italiano servono sostanzialmente a incrociare dati bancari, spese e redditi dichiarati.
Quindi se, quando va in vacanza, un contribuente con un reddito sotto un certo tetto spende alte in un resort o in un grande albergo, per i biglietti di un volo internazionale o per un conto di un ristorante stellato, l’Agenzia dell’Entrate se ne accorge e si attiva.
Anche coloro che non si lasciano andare a spese fuori controllo potrebbero però finire sotto la lente di ingrandimento dell’AdE. Prendiamo il caso del viaggio in comitiva. Tre o quattro amici che si organizzano insieme per una vacanza. Uno di loro prenota il B&B e paga. Dopodiché gli altri lo rimborsano della loro quota con dei bonifici. Ebbene, quei pagamenti potrebbero sembrare agli occhi dell’AdE come delle entrate non giustificate per il beneficiario, specie se frequenti o con importo elevato.
La chiave per poter evitare problemi sta nella causale del bonifico. Scrivere “rimborso spese viaggio agosto 2025” può fare la differenza. Con questa prova, l’AdE ha un indizio per ricostruire il contesto e non fraintendere la situazione. In base all’articolo 32 delle disposizioni fiscali, il contribuente deve infatti sempre dimostrare la liceità delle somme ricevute o spese.
Non serve che ci sia un reato certo: basta che il fisco rilevi un’anomalia. Deve essere il contribuente a giustificarsi, a portare documenti e prove coerenti e credibili. Per esempio delle ricevute. Ogni struttura ricettiva, che sia hotel, un B&B o una casa vacanze, è infatti obbligata per legge a rilasciare una ricevuta o fattura per ogni pagamento ricevuto.
Chi ha pagato la struttura dovrà dunque conservare la ricevuta e poi dimostrare che i soldi ricevuti dagli amici siano serviti per rientrare delle spese. Quando la ricevuta non arriva è un problema. Primo, perché l’albergatore potrebbe essere coinvolto in un fenomeno di evasione fiscale. E, secondo, perché espone l’ospite a problemi in caso di contestazioni o controlli.
This post was published on 29 Luglio 2025 19:59
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