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Recensioni

La nostra recensione di Kingdom Come Deliverance II: Legacy of the Forge è stata un episodio di extreme makeover medievale

A quasi sette mesi esatti dall’uscita, Warhorse Studios rilascia la prima espansione corposa della loro ultima fatica Kingdom Come Deliverance II (di cui trovate la nostra recensione qui), donandoci una ragione per tornare nella Boemia imperiale e vestire di nuovo i panni di Henry di Skalitz.

Legacy of the Forge, come forse il titolo già annuncia infatti, ricorderà a Henry che oltre a essere una macchina da guerra, uno spadaccino incredibile, un ottimo ladro, un diplomatico dalla lingua vellutata, un alchimista e uno studioso, è anche un fabbro, donandogli la gestione di una forgia diroccata da restaurare e portare alla gloria, semplice no?

Tutti gli eventi dell’espansione infatti avranno luogo nella città di Kuttenberg, e si concentreranno sulla gestione della forgia e delle responsabilità come membro della gilda dei fabbri che seguono, il tutto condito con un po’ di Extreme Makeover.

Henry dalle molte vite

L’Orologio Astronomico di Kuttenberg in tutta la sua (non) gloria

La trama di Legacy of the Forge parte una volta raggiunta la città di Kuttenberg, Henry osserverà una vecchia forgia in rovina ricordandosi di quando il padre gli raccontò di aver lavorato proprio lì. Preso dalla nostalgia e dalla voglia di riconnettersi con l’unica attività che lo lega ancora al padre (Martin), convince il consiglio della Gilda dei Fabbri a farlo diventare membro, aprendo così la sua partita iva impresa.

Le missioni principali dell’espansione non sono molte, e si finiscono in poche ore, ma sono tutte leggere e divertenti e vedranno Henry alle prese con un vecchio piano di Martin e i suoi vecchi colleghi di riparare l’orologio astronomico della città, rotto ormai da quasi trent’anni.

La mia forgia alla partenza

L’espansione dall’altro canto offre un alto numero di mansioni secondarie, dalla semplice forgiatura di oggetti su commissione (con ricerca annessa della ricetta) fino a sottotrame come quella di un mascalzone che vende falsi oggetti mitici, come la fuffalibur.

Dove l’espansione brilla di luce propria riuscendo a pieni voti nel suo intento è proprio sull’aspetto gestionale e sulle nuove meccaniche: le nostre missioni da Fabbro aumenteranno il livello di Prestigio in città, aprendo nuove opportunità e nuove mansioni. Un maggior livello di prestigio dona accesso a opportunità di custumizzazione della Forgia, dando un tocco di espressione ai giocatori che mancava nel gioco base.

Carrozziere? Sposta quel carro

È facile evolversi, specialmente se parti ricco sfondato come il mio Henry

Appena ripulita dalle macerie, la Forgia infatti sarà composta da tre aree, ognuna di queste customizzabili dal giocatore attraverso i banchi da lavoro (e la spesa dei giusti Groschen):

  • L’Edificio
  • La Camera di Henry
  • Il Giardino

L’Edificio rappresenta l’esterno della forgia, la facciata. Che sia essa colorata, abbellita con arrampicanti e altri elementi.

La Camera di Henry, dove ogni elemento dona un beneficio, dal letto all’armadio al tavolo. Questa stanza se arricchita ed espansa durante il corso della trama principale sarà di enorme aiuto, evitando di andare ogni volta a una locanda.

Il Giardino. Potenzialmente ricco di cose utili, come una bacinella per il bucato, una banco per alchimista, una stalla con un giardinetto di piante, un apiario e due forge per due apprendisti e fabbri personali: un armaiolo e un fabbricante di armature.

Giallo così si vede da lontano

Il giocatore infatti non è solo spinto dall’estetica ma dai benefici che molti di questi investimenti rappresentano. Tra le meccaniche nuove infatti c’è la possibilità di vendere passivamente gli oggetti lasciati in un baule specifico, per poi venire a recuperare gli incassi in un secondo momento. Un elemento che durante lo svolgimento del gioco è di enorme aiuto (senza andare a svuotare tutti i mercanti di Kuttenberg della loro sudata pecunia).

Ricostruire la forgia, portarla alla gloria e aggiustare l’orologio rappresentano una piccola finestra più mondana nella vita medievale rocambolesca di Henry e risulta non solo divertente da giocare, ma anche molto utile.

Extreme Makeover: Forge Edition

Il mio Henry che controlla se deve versare altro all’agenzia dell’entrate per evitare di pagare la mora

Un altro aspetto molto divertente dell’espansione è lo storytelling emergente che emerge dalle quest e dal contesto in cui esse avvengono.

Il mio Henry era arrivato alla fine del gioco, avevo finito tutte le quest che apparivano sulla mappa e quindi si era ormai trasformato in UBER-HENRY. Con già 30 punti in artigianato e tutti i talenti sbloccati mi sono affacciato alla forgia trattandola come una vacanza meritata, in cui Henry investe per il suo futuro ritiro dalla vita da cavaliere e avventuriero, con tanto di gentilezza nell’accogliere due apprendisti e dare una dimora più stabile a una vecchia vedova.

Il mio consiglio è comunque di non lasciarvi il DLC per la fine del gioco poiché cambierà un po’ l’esperienza. Non sembrerà più parte di uno sforzo coeso di costruire qualcosa di più certo della guerra, e di ricavare qualche Groschen in più, ma sembrerà come nel mio caso, quasi l’investimento di un magnate del petrolio fatto per beneficenza (alla fine del gioco avevo un quantitativo di Groschen con cui potevo costruirne due di forge).

In entrambi i casi però state certi che c’è da divertirsi

Conclusioni

Legacy Of The Forge è un DLC che corona l’esperienza del gioco base alla perfezione, dando ad Henry un luogo da chiamare casa e una base che aiuta decisamente nella gestione delle risorse e del crafting. Senza ombra di dubbio giocare a Kingdom Come Deliverance II con l’espansione è un’esperienza migliore e più organizzata e finalmente la forgiatura non è più una piccola parentesi del gioco, ma una delle tante strade da esplorare per Henry.

This post was published on 8 Settembre 2025 17:00

Pasquale Monniello

Game designer, Dungeon master nonché Informatico. Ho imparato a giocare al computer prima di saper leggere, imparando a memoria i tasti da premere e le icone da cliccare. Passo almeno metà della mia esistenza a giocare o a creare esperienze di gioco.

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