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Ninja Gaiden: Ragebound | Recensione [Xbox] | Un ritorno al passato con uno sguardo al futuro

Quando si parla di saghe videoludiche che hanno fatto la storia tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90 non si può non citare Ninja Gaiden, la quale, come tante altre IP della stessa epoca, è entrata nelle case dei videogiocatori accompagnata dal Nintendo Entertainment System dell’azienda di Kyoto con il primo capitolo del 1988 per poi dare inizio a una grande avventura giunta fino ai giorni nostri.

Da quel momento in poi la saga con protagonista il ninja Ryu Hayabusa è passata dall’8-bit al 16-bit di Super Nintendo approdando anche sulle maggiori console di SEGA del momento, come Game Gear e Master System, fino ad arrivare al 2004 con la serie reboot sviluppata da Team Ninja e che è considerata il nuovo inizio per Ninja Gaiden con la trilogia pubblicata tra il 2004 e il 2012, interamente in 3D per la prima volta.

Ninja Gaiden: Ragebound, l’incipit (Player.it)

Tra reboot, remake e spin-off arriviamo ai giorni nostri: Ninja Gaiden cade in una sorta di limbo in cui ci rimane per 13 anni, periodo dal quale fuoriescono solamente uno spin-off, Yaiba: Ninja Gaiden Z nel 2014, e la più recente Master Collection del 2021 che racchiude i rifacimenti dei primi tre capitoli della saga reboot; un periodo di pausa al quale è stato messo fine con Ninja Gaiden: Ragebound, nuovo spin-off pubblicato lo scorso 31 luglio su PC, Nintendo Switch, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One e Xbox Series X/S.

Questo nuovo gioco è solo il preludio al ritorno in grande spolvero della saga di Ninja Gaiden, la quale il prossimo ottobre vedrà anche l’arrivo dell’attesissimo quarto capitolo, ma in attesa di mettere le mani sulla nuova avventura di Ryu Hasabusa, vi raccontiamo la nostra esperienza su Ninja Gaiden: Ragebound che abbiamo provato nella sua versione per Xbox Series.

Gli anni ’80 sono tornati? Sì, ma con una spolverata di modernità

La saga di Ninja Gaiden, come detto in introduzione, è divenuta celebre nell’epoca 8-bit con titoli action confezionati in uno stile in pixel art a scorrimento laterale: tutti questi ingredienti sono stati ripresi dagli sviluppatori di The Game Kitchen, noti per aver dato vita al franchise di Blasphemous, per confezionare un titolo appetibile a un pubblico moderno in virtù di alcune scelte editoriali molto particolari inserite in un contesto dal gusto retrò dal punto di vista di art design e non solo.

Mettere le mani per la prima volta su Ninja Gaiden: Ragebound mi ha permesso di fare un tuffo nel passato di quasi 40 anni dato che gli sviluppatori hanno scelto appositamente di sviluppare un gioco utilizzando il 16-bit, la pixel art, dialoghi a schermo su immagini statiche senza doppiaggio, effetti sonori provenienti direttamente dall’epoca NES e SNES, ma tutto questo adattato ai gameplay frenetici ed equilibrati dei giorni nostri.

Il risultato è davvero molto appagante perché Ninja Gaiden: Ragebound riesce in un colpo solo a soddisfare sia i giocatori più attempati che magari hanno messo le mani su questa saga sin dalla prima iterazione con continui richiami al passato, ma allo stesso tempo anche ai neofiti della serie proponendo un gameplay svecchiato, più moderno e veloce, tipico degli hack’n’slash a scorrimento laterale degli ultimi anni.

Ryu Hasabusa lascia spazio al suo allievo: la storia parallela al primo Ninja Gaiden

La scelta editoriale da parte di Koei Tecmo e The Game Kitchen di creare un gioco ibrido tra passato e presente si intuisce già dal pretesto narrativo che permette a Ragebound di inserirsi alla perfezione nella cronistoria della saga di Ninja Gaiden: il gioco, pur essendo appunto pubblicato nel 2025, è in realtà collocato nello stesso punto della linea temporale del primo capitolo con una storia che va avanti in maniera parallela a quella della prima avventura di Ryu Hasabusa.

Questo non è lasciato al caso o raccontato in una singola scena, ma è proprio il contenuto dell’intero prologo: Ryu, che appare all’inizio del gioco, deve partire per gli Stati Uniti ma prima di farlo sceglie di addestrare un suo allievo, tale Kenji Mozu, il quale da semplice adepto diventerà il vero protagonista del gioco dato che affronteremo tutto il resto dell’avventura nei suoi panni con l’obiettivo di difendere il villaggio dall’invasione dei demoni.

Ryu Hasabusa lascia spazio al suo allievo: la storia parallela al primo Ninja Gaiden (Player.it)

Una trama che sicuramente non è tra le più originali del mondo, ma che è raccontata in maniera lineare con pezzi di storia che si aggiungono ogni qualvolta si conclude un livello, con scene dialogate e animate che riprendono quella che è considerata una delle più grandi innovazioni del primo Ninja Gaiden, ovvero la presenza delle cinematic.

Frenesia a colpi di katana

La saga di Ninja Gaiden è sempre stata caratterizzata sin dalle prime iterazioni da un gemeplay piuttosto collaudato che vedeva il protagonista muoversi su un piano a scorrimento orizzontale partendo da un punto A fino a un punto B colpendo ripetutamente i nemici lungo il percorso in un sistema di combattimento hack and slash molto diretto e senza fronzoli.

Il capitolo Ragebound riprende questi stilemi aggiungendo però la frenesia e la fluidità dei movimenti tipici dei capitoli in 3D della saga: il risultato è un hack and slash a scorrimento orizzontale dove è praticamente impossibile stare fermi per più di un secondo; nemici che sbucano da ogni lato, ognuno con il proprio pattern di spawn e di attacchi, salti continui, arrampicate, rotolate, schivate, inseguimenti e chi più ne ha più ne metta.

Frenesia a colpi di katana (Player.it)

Ninja Gaiden: Ragebound mescola alla perfezione gameplay classico e moderno: da una parte abbiamo lo stile grafico e la presenza di nemici a schermo a tutto spiano che richiama alla perfezione i titoli di fine anni ’80, dall’altra però il gioco presenta anche elementi tipici del presente videoludico come ad esempio la frenesia dei movimenti, la fluidità nei controlli, checkpoint frequenti per evitare frustrazioni e una difficoltà maggiormente bilanciata e non squilibrata verso l’alto.

Proprio per questo motivo Ninja Gaiden: Ragebound è l’entry point perfetto per chi magari non ha mai toccato con mano la saga di Hayabusa, ma allo stesso tempo presenta anche continui riferimenti e strizzate d’occhio ai capitoli precedenti per inserire quel tocco di fan service che non guasta mai.

Perfezione, rigiocabilità e varietà nel gameplay

Ninja Gaiden: Ragebound potrebbe far storcere il naso a qualcuno per la sua breve durata: la campagna principale, composta da un prologo più 16 livelli compresi di boss fight, può durare all’incirca tra le 6 e le 8 ore dato che i livelli sono piuttosto brevi; questo aspetto però, a parer mio, non è necessariamente un male dato che non conta solamente la durata ma in primis il contenuto della campagna principale che ho trovato equilibrata e capace di darmi sempre nuovi stimoli.

Il primo aspetto importante da dire è che non tutti i livelli sono uguali: il gameplay principale è chiaramente quello di sopravvivere alle ondate di nemici con colpi all’arma bianca, ma sono presenti anche sezioni più rapide a bordo di veicoli, sezioni di inseguimento in cui bisogna scappare da un pericolo e, come novità assoluta di questo gioco, ci sono anche livelli interi o alcune porzioni di livelli in cui si controlla un altro personaggio: Kumori, ninja del clan del Ragno Nero, che ha un gameplay diverso da Kenji dato che attacca a distanza con pugnali ed è più rapida nei movimenti.

Questo aspetto permette di “staccare la spina” dai livelli classici per affrontare l’avventura con un approccio differente e anche più appagante rompendo la monotonia; un’altra caratteristica di Ragebound che rende ancor più sterili le polemiche sulla breve durata del gioco è l’alto livello di rigiocabilità dato che sono diverse le motivazioni che ti possono spingere a rigiocare un livello da capo o addirittura l’intero gioco.

Perfezione, rigiocabilità e varietà nel gameplay (Player.it)

Ad esempio, come ci insegnano i giochi vecchio stile, ogni livello ha una valutazione finale che va da grado E a grado S (e in alcuni casi anche S+ e S++): questo grado può aumentare al compimento di alcune sfide e criteri, alcuni in comune tra tutti i livelli del gioco mentre altri esclusivi per ogni mondo di gioco; i criteri in questione sono: il tempo di completamento, le combo massime, il numero di uccisioni, i collezionabili raccolti e tre sfide diverse per ogni livello come ad esempio il riuscire a completare una boss fight senza mai morire oppure non cadere mai all’interno dei fossi.

Chiaro che, per i più completisti e per chi vuole platinare il gioco, il tempo totale per affrontare l’intera avventura di Ninja Gaiden: Ragebound aumenta a dismisura e non si ferma a quella media di 6-8 ore che dicevamo in precedenza, ma nonostante questo la rigiocabilità è un fattore interessante anche per chi magari non è interessato al completismo più sfrenato: questo perché portare a compimento le sfide e raccogliere i collezionabili sono azioni importanti anche per chi vuole completare solamente la main quest.

Completare i livelli a un certo grado, infatti, può aiutare a sbloccare nuovi potenziamenti e abilità che possono facilitare il prosieguo dell’avventura e soprattutto le battaglie contro i boss; basta infatti raggiungere almeno il grado B e raccogliere gli scarabei d’oro nascosti nei livelli per recarsi allo shop e acquistare ninnoli, armi e potenziamenti.

Perfezione, rigiocabilità e varietà nel gameplay (Player.it)

Per quanto riguarda gli oggetti collezionabili vorrei fare un appunto: a differenza di molti hack and slash, sparatutto o beat’em up a scorrimento orizzontale, gli oggetti da raccogliere in Ninja Gaiden: Ragebound non sono sempre sulla strada principale, ma a volte sono nascosti in strade secondarie o dietro pareti da abbattere, un modus operandi tipico dei metroidvania e qui molto probabilmente si vede la mano degli sviluppatori che hanno lavorato su Blasphemous.

Concludendo il paragrafo sul gameplay nudo e crudo posso sicuramente affermare che è molto equilibrato, divertente, appagante, difficile al punto giusto e mai frustrante: se proprio vogliamo trovarci un difetto posso dire che le fasi platform non sono sempre state curate alla perfezione, infatti molte volte vi ritroverete a cascare nei burroni perché i salti non sono poi così precisi e talvolta Kenji mancherà la presa nel tentativo di aggrapparsi a piattaforme in movimento finendo inesorabilmente all’interno dei fossi.

Cara, vecchia, amata pixel art

Lo stile grafico e artistico di Ninja Gaiden: Ragebound è sicuramente tra gli aspetti migliori dell’intero gioco: gli sviluppatori hanno deciso di abbandonare il 3D e sviluppare uno spin-off vecchio stile interamente in 2D con sfondi disegnati e coloratissimi, dettagli ambientali su più livelli di profondità che rendono il mondo di gioco pieno e costantemente vivo, personaggi e nemici in pixel art che donano quel tocco retrò che non guasta mai.

Cara, vecchia, amata pixel art (Player.it)

Sebbene il design di Kenji sia piuttosto anonimo (a differenza di Kumori che è molto dettagliata e caratterizzata), The Game Kitchen ha fatto un lavoro straordinario per quanto riguarda i nemici: tra demoni, soldati della CIA, trappole e mutanti il gioco ti mette di fronte a decine e decine di esseri differenti, ognuno con le proprie caratteristiche fisiche e comportamentali; non ci sono mai due nemici che si somigliano troppo da loro, sono tutti diversi e posseggono quel mix di mostruosità e pericolosità che ti spinge a trafiggerli con la katana in men che non si dica.

Le lotte contro i Boss sono poi l’apice di quanto detto: esseri mostruosi caratterizzati alla perfezione in scenari unici nel loro genere.

Conclusioni

Ninja Gaiden: Ragebound è il perfetto connubio tra classicismo e modernità nell’ambito dei videogiochi. Gli sviluppatori hanno trovato la formula perfetta per accomunare lo stile grafico e alcune caratteristiche tipiche dei titoli di fine anni ’80 al gameplay frenetico e non frustrante dei tempi moderni. Un gioco perfetto per chi vuole cominciare ad assaporare l’universo di Ninja Gaiden e magari lanciarsi a capofitto nella serie principale.

VOTO: 8.5

This post was published on 16 Agosto 2025 12:00

Salvatore Montagnolo

Nasce il 21 maggio 1996 a Napoli e cresce con la passione per i videogiochi e per tutto ciò che c'è di tecnologico nel mondo. Preme il suo primo tasto "START" all'età di 6 anni con Crash Bandicoot per l'inizio di una grande avventura all'insegna di console, comandi e schermi.

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