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The Saboteur: Recensione

Recensione di Fabiano “Deimos” Zaino

Cinque o sei anni fa si parlava di come il videogioco, inteso come format di divertimento, dovesse subire una mutazione che lo portasse a percorrere la via del gameplay universale: in parole povere, si immaginava un gioco in cui ogni utente potesse fare o avere un controllo quasi perfetto di ogni elemento lo circondava. Utopia? Assolutamente si ma negli ultimi due anni, questo pensiero si sta leggermente concretizzando con titoli che utilizzano la chiave del “free-roming” o della crescita del personaggio in maniera sempre più crescente: detto questo, The Saboteur non è e non sarà l’ultimo della serie a fare di queste premesse uno dei suoi cavalli da battaglia.

PARIGI, NORMADIA E POI…
Il nuovo titolo dei Pandemic, gli stessi di Mercenaries e seguito, ci portano di prepotenza in una Francia assediata dalle forze naziste e ci mettono nei panni di un meccanico irlandese di nome Sean Devlin. Il personaggio in questione non è il classico duro che siamo abituati a impersonare in un videogames ma come sempre più spesso accade, la vendetta per la morte del suo migliore amico, lo porterà a scontrarsi con le forze dell’asse tedesca e quindi a unirsi principalmente con i partigiani francesi ma avrà modo di conoscere anche la faccia delle spie inglesi.

The Saboteur è un titolo che basa le sue caratteristiche principali sul free-roming, come accennavo a inizio articolo ma che per un motivo o per l’altro – forse spinti anche da alcune barriere che la storia impone a tutti i costi – l’azione del gioco prenderà presto il sopravvento cosi come le barriere invisibili che all’inizio del gioco non sembrano essere presenti: in parole povere, dopo la prima metà del gioco, la storia dovrà essere seguita da un’unica e sola strada percorribile. Detto questo, sappiate che in alcuni schemi, soprattutto nelle missioni di infiltrazione, il gameplay subirà un cambio di rotta molto netto che andrà a toccare anche il genere stealth e quindi dovremo destreggiarci con assassini silenziosi, travestimenti e basso profilo onde evitare di essere scoperti e successivamente finire sotto tre metri di terra parigina. Purtroppo, la vera noia del titolo è rappresentata proprio dalle missioni principali che, come sempre, non brillano certo per originalità e chi ha già avuto modo di giocare a titoli come GTA, Assassin’s Creed, Far Cry 2 o lo stesso Mercenaries, sentirà un fastidiosissimo fischio rimbombargli nelle orecchie. Azioni come ruba le scorte di munizioni, fai saltare quel determinato palazzo, uccidi quel soldato, infiltrati in quella base nemica, proteggi quella persone e via di questo passo, non segnano nulla di davvero nuovo all’orizzonte del free-roming ne tanto meno ad una storia, quella di Sean che non porterà alla luce nulla di davvero esaltante ma tutto abbastanza scontato e ripetitivo.

Fra l’altro, non per essere davvero critico ma in una delle prime missioni di Sean, dovremo addirittura gareggiare in una corsa di macchine che stranamente ricorda (forse troppo ma si potrebbe pensare anche ad una citazione, se cosi la vogliamo definire) gli stessi schemi di gioco che avevamo percorso con il primo Mafia.

Purtroppo però, anche andando oltre ai semplici schemi o alle semplici missioni in cui saremo chiamati a dar battaglia ai nazisti, il senso di deja-vù che The Saboteur trasmette è davvero forte anche quando si utilizzeranno i tetti delle case per aggirare delle postazioni naziste o per infiltrarsi in qualche palazzo sorvegliato dei crucchi – ridondanza dovuta al gioco di Assassin’s Creed che metteva sul tavolo le stesse caratteristiche che sono presenti qui – fra l’altro, piccola virgola, anche le animazioni di Sean nello scalare i palazzi, ricordano troppo quelle di Altair.

Per concludere con le meccaniche di gioco, segnalo che anche qui potremo far crescere il personaggio ovviamente andando a completare delle fasi che saranno pienamente in linea con quello che ci aspetta da un membro della resistenza francese: per avere maggiore controllo sulle “azzuffate” o sugli “armamenti” dovremo pestare i crucchi a mani nude o assestargli qualche bel colpo in testa. Abbiamo poi la “precisione”, gli “esplosivi”, la “demolizione”, il “sabotaggio”, le “gare” che crescono di livello man mano che compiremo qualcosa di inerente a queste specialità. Oltre a migliorare le nostre abilità principali o ad evolversi con le armi e il combattimento corpo a corpo, sappiate che ci sarà data la possibilità di crescere anche come “fama” per quanto riguarda i partigiani che successivamente ci daranno una mano sempre più crescente nelle nostre missioni (anche qui spunta fuori il fantasma di Assassin’s Credd dove era la popolazione ad aiutarci contro le guardie che ci inseguivano).

I CRAUTI ME LI MANGIO A COLAZIONE 
The Saboteur si candida a piene mani come il nuovo Rè dell’intelligenza artificiale più stupida che ci si possa aspettare ma anche per una serie di bug che da qualche titolo a questa parte mi hanno lasciato davvero perplesso (non siamo ai livelli di Painkiller Resurrection ma poco ci manca).
La stupidità dei soldati nazisti è da ridere e vedere due o tre mangia crauti assassinati in vicinanza di un’altra pattuglia senza che loro muovano un dito ha del comico. Ma i problemi non finiscono qui, ci sono soldati che ballano sul posto una volta colpiti di striscio, incapaci di capire da che parte gli arrivino le pallottole anche quando noi stessi siamo di fronte a loro. Nemici che ci inseguono per un determinato periodo di tempo ma che voltato l’angolo si dimenticano di noi o altri che non ci inseguono proprio e che successivamente, passandogli accanto, non reagiranno nemmeno alla nostra presenza. Insomma, come potete ben leggere, la programmazione generale lascia molto a desiderare e ci si chiede come sia stato possibile lanciare sul mercato un titolo del genere.

Altra questione davvero spinosa sono i bug del gioco. Oltre al fatto che molto spesso si vedono delle macchine sparire nel nulla della strada (da foto allegata capirete meglio), capitano situazioni in cui interi gruppi di soldati nemici scompaiano nel nulla: è vero che i nazisti hanno sempre puntato sulla ricerca di poteri occulti ma qui riescono davvero a sorprendere. Anche Sean non è esente da questi problemi e alle volte ci capita di girare l’angolo per candidarci al nuovo uomo invisibile. Compenetrazione di poligoni, texture che scompaiono o problemi di crash del sistema e visione del desktop, chiudono in bellezza l’amarezza che il titolo riuscirà a trasmettere.

FINALMENTE LO STILE
Fa davvero rabbia giocare con The Saboteur e ritrovarsi per le mani un titolo che ha un bello stile ma che è accerchiato da degli errori o orrori davvero grossolani come quelli appena descritti. Sul fronte della grafica devo ammettere che la ricerca di uno stile personale è riuscito alla grande, vedere girare un titolo in scala di grigio con il solo uso del colore in alcuni oggetti ben distinti sparsi per la città o usati per sintetizzare alcuni dettagli è davvero bello. Segnalo poi come l’uso di questa tecnica sia finalizzato non solo al passato ma anche alle situazioni drammatiche con cui verremo in contatto. Ovviamente The Saboteur non è un titolo che si focalizza principalmente sulle tonalità retrò ma avremo dunque parecchie situazioni a “colori” che però rendono davvero meno di quelle in scala di grigio: i colori troppo accesi minano la modellazione e il design generale che non è sempre all’altezza, risultando troppo spesso povero sia di dettagli che di poligoni. Il bianco e nero ha dunque la forza di limare alcuni schemi che andavano abbelliti ulteriormente e ci si chiede come mai i Pandemic non abbiano puntato tutte le loro carte alla ricerca di questo stile costante che avrebbe davvero reso il loro gioco, diverso dagli altri. In ultimissimo, segnalo un uso troppo evidente del blur per quanto riguarda il campo visivo a lunga distanza – usato soprattutto per mascherare delle texture in bassa risoluzione e degli oggetti (alberi o edifici) poverissimi di poligoni.


 
SUONALA ANCORA, SAM
Chiudo citando l’ottima atmosfera che la musica riesce a dare al gioco.
Oltre alle belle song proposte da brani di musica jazz, fusion e swing, avremo modo di ascoltare le originali marce tedesche che esaltavano i nazisti. La colonna sonora del gioco cambierà anche a seconda della zona in cui saremo per diventare allegra o drammatica da un evento all’altro
. Buono anche il parlato, completamente in italiano sia per quanto riguarda i testi che l’audio. Nota stonata per quanto riguarda il labiale dei personaggi che molto spesso va totalmente fuori sincrono con l’audio ma questo è davvero il minimo visto che comunque l’interpretazione generale si attesta su buoni livelli di recitazione (meno nelle scene drammatiche ma ci passiamo oltre senza critiche).

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