L’intelligenza artificiale applicata ai capelli. Stempiati e calvi, d’ora in poi, potranno affidarsi alle AI.
Quello della perdita dei capelli è un tema delicato. E non è mai facile rispondere alle inquietudini e alle insicurezze di chi non è più contento della propria capigliatura. Entrano in gioco fattori di grande rilevanza emotiva. Come il rapporto con la propria identità personale, l’autostima e la percezione sociale.
Il mercato della cura dei capelli vale miliardi. Ma spesso propone prodotti miracolosi e trattamenti innovativi privi di qualsiasi base scientifica, che generano aspettative irrealistiche e, di conseguenza, cocenti delusioni.
Il punto è che la perdita di capelli non è un fenomeno assoluto da trattare con rimedi universali. Ci sono svariate cause che possono implicare la calvizie. I capelli possono cadere per stress, squilibri ormonali, genetica o malattie. Diventa così difficile, se non impossibile, individuare la soluzione giusta per ogni caso.
Meglio trattare il problema con rimedi naturali, farmaci come il minoxidil, trapianti, cosmetici o integratori? Qual è il percorso migliore da seguire? Di certo un percorso mirato e personalizzato. Ed è qui che interviene l’intelligenza artificiale.
Gli algoritmi ora puntano a rivoluzionare il mercato della cura dei capelli, grazie a un approccio più scientifico e trasparente. La strada più promettente in questo senso sembrerebbe essere quella del vibe coding abbinato all’AI verticale per creare soluzioni concrete in tempi brevi.
In Francia, per esempio, è nata la MyHair AI, una startup che utilizza l’AI per diagnosticare precocemente la perdita di capelli e guidare gli utenti verso trattamenti e cliniche affidabili. Pare che il fondatore della startup, tale Cyriac Lefort, abbia pensato a sviluppare una simile AI dopo aver scoperto che stava iniziando a perdere capelli.
Su MyHair AI, gli utenti caricano delle foto del proprio cuoio capelluto. In pochi secondo, l’AI analizza la densità dei capelli e rileva segni precoci di diradamento. A quel punto viene chiesto agli utenti di seguire un percorso. Ovvero di caricare altre foto a distanza di tempo, in modo che l’app possa tracciare l’evoluzione della situazione e poi suggerire dei rimedi personalizzati.
Non cure miracolose ma routine strutturate di protezione. Inoltre, l’AI offre anche accesso a vari specialisti e cliniche con recensioni verificate, riducendo così il rischio di incorrere in truffe.
Per valutare i dati degli utenti e fornire risposte convincenti, MyHair AI si base su un modello dedicato, addestrato su oltre 300.000 immagini di capelli e su studi dermatologici verificati. L’app, dunque, non usa un LLM generico.
Secondo i dati forniti dall’app, MyHair Ai ha già analizzato più di 300.000 foto caricate da utenti iscritti. In tutto, sarebbero più di 200.000 gli utenti registrati. Quelli che pagano, per avere un servizio più completo, sono un migliaio.
This post was published on 29 Novembre 2025 6:51
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