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Recensioni

Survival Kids | Recensione (Nintendo Switch 2) | Un classico rivisitato

Di tanto in tanto, in quel settore frenetico ed imprevedibile che è l’industria videoludica, si vede spuntare qualcosa proveniente dal nostro passato, e spesso è qualcosa di cui tutti, o quasi tutti, si erano dimenticati. Probabilmente sono in molti a cui le due parole “Survival Kids” non dicono assolutamente niente, ma non c’è nulla di cui preoccuparsi: le recensioni servono anche a questo.

Uscito nel 1999 per Gameboy Color, il videogame Konami consisteva in una sorta di ibrido tra un RPG ed un survival. In buona sostanza, prendemo il controllo di un bambino naufragato su un’isola deserta, cercando di capire il più in fretta possibile come fare a sopravvivere alle varie insidie che ci attendevano. Fame, sete, sonno, proteggersi da animali selvatici ed enigmi ambientali: queste sarebbero state le nostre prime necessità, oltre a cercare di capire come abbandonare l’isola e tornare finalmente a casa.

Dopo un sequel, Survival Kids si trasformò nel franchise Lost in Blue, approdato su Nintendo DS, per poi sparire del tutto e riaffiorare, con grande sorpresa, tra i titoli di lancio di Nintendo Switch 2. Sin dal primo trailer mostrato, i toni allegri e colorati ci hanno fatto comprendere quanto questo nuovo capitolo della serie sarebbe stato radicalmente diverso dai suoi predecessori, tanto da spingere lo stesso publisher nipponico a chiarire la natura del suo titolo.

Nelle righe che seguono, ci addentreremo nelle meccaniche di gioco della nuova fatica Konami, cercando di spiegarvi quale sia il suo pubblico di riferimento e, soprattutto, quanto sia o meno in continuità con la sua saga di appartenenza.

Quattro bambini, una mappa ed una zattera

Quattro bambini, una mappa ed una zattera (Player.it)

Come è possibile rendersi conto dal trailer di lancio, la trama di Survival Kids è quanto di più essenziale sia possibile immaginare. In una soffitta polverosa, quattro bambini ficcanaso ritrovano una mappa tanto misteriosa quanto antica, che punta in una località nel bel mezzo dell’oceano. Creando una zattera di fortuna, i nostri piccoli eroi si lanciano all’avventura, ma una tempesta li farà naufragare su un arcipelago di isole che, in realtà, altro non sono che delle enormi tartarughe marine. La loro imbarcazione è distrutta ed i bambini saranno costretti a sopravvivere in terre sconosciute, svelandone i segreti ed aguzzando l’ingegno, così da trovare un modo per tornare a casa.

La storia del titolo Konami, come vi sarete resi conto, è poco più di un pretesto per godersi un’avventura allegra, piena di colori e destinata a chiunque, ma con una particolare predilezione ai più piccoli.

La sempre presente ironia della voce narrante, i vivissimi colori dell’ambiente circostante, le musiche gioiose che accompagneranno ogni nostro passo: tutto sembra orientato alla creazione di un gioco dai toni quasi “disneyani”, perfetto per bambini e famiglie, ma indicato anche a gamer più grandi.

Come avremo modo di scoprire più avanti, Survival Kids nasce per essere giocato in co-op, locale o online, invogliando i vari “bimbi sperduti” ad esplorare e collaborare in egual misura: perché solo in questo modo l’avventura sarà portata a termine.

Come sopravvivere in un’isola deserta?

Come sopravvivere in un’isola deserta? (Player.it)

Mettiamo subito in chiaro una cosa: questo Survival Kids è molto, molto diverso da quello che, nell’oramai lontano 1999, sbarcava su Gameboy Color. Se il gioco del 1999 era un’esperienza non proprio immediata, in cui il reperimento delle risorse non era esattamente agevole e dove fallire era piuttosto semplice, questo suo remake ci pone un’esperienza di gioco molto più accomodante.

Non appena sbarcati sulla prima isola, dovremo allestire un nostro campo base. Si tratta di una vera e propria tenda con un fuoco per cucinare ed una sezione dedicata al crafting, elementi che, come avremo modo di notare, avranno la loro importanza nel prosieguo della nostra avventura.

Il nostro obiettivo principale sarà quello di trovare e rimettere in sesto la nostra zattera, così da raggiungere l’isola successiva; va da sé che, per riuscire nell’impresa, dovremo esplorare l’ambiente circostante, risolvendo vari enigmi ambientali e comprendendo come proseguire nelle zone più elevate della mappa, prima che la Tartalena (questo il nome dell’enorme tartaruga sul cui dorso si staglia l’isola di turno) si inabissi.

Lanciarsi all’avventura a stomaco vuoto, tuttavia, non sarà mai una buona idea. Se l’ottenimento dei materiali necessari a fabbricare ponti, scale di corda ed utensili sarà di fondamentale importanza, altrettanto importante sarà mettere qualcosa sotto i denti, procurandosi frutta o pescando pesci e, magari, cucinandoli nel già menzionato fuoco da campo, così da accumulare punti resistenza.

Questi punti ci consentiranno di riuscire nelle imprese più svariate: che si tratti di scalare una parete, di dissotterrare un’oggetto particolarmente pesante o di trascinare il vostro campo base in un luogo sopraelevato, tutto sarà possibile se non farete affamare i vostri giovani avventurieri.

Un’avventura semplice ed un po’ ripetitiva

Un’avventura semplice ed un po’ ripetitiva (Player.it)

Come detto qualche riga fa, Survival Kids è un’esperienza di gioco accessibile a chiunque. Procurarsi cibo e materie prime non sarà affatto complicato, così come non sarà complesso venire a capo dei vari enigmi ambientali che ci ritroveremo ad affrontare: impegnativi il giusto, ma mai frustranti e veramente sfidanti.

A differenza del suo “antenato” su Gameboy Color, nel titolo in questione non ci sarà praticamente alcun nemico da affrontare e, quindi, sarà impossibile ottenere un game over. Qualora dovessimo cadere da un dirupo, finendo nelle acque più profonde, saremo subito trasportati sulla riva più vicina, avendo subito la possibilità di ritentare in ciò che abbiamo fallito pochi istanti prima.

Al termine di ogni isola, verremo premiati sulla base delle Pietre dell’Armonia (un oggetto collezionabile) che saremo riusciti a trovare ed al tempo impiegato per il completamento dello stage, ottenendo un massimo di 6 stelle, necessarie per sbloccare le isole successive.

Il vero difetto di Survival Kids è la ripetitività della sua formula ludica, avvertibile già dopo le prime ore di gioco. La struttura delle isole è praticamente la medesima, con poche variazioni sul tema, così come simile è la natura di buona parte degli enigmi che saremo chiamati a risolvere. Dopo aver costruito l’accampamento, dovremo costruire ponti, sbloccare ascensori, raggiungere i livelli successivi, riparare la zattera, raggiungere l’isola successiva e ripetere tutti i passaggi menzionati; tutto questo intervallato dal reperimento del cibo e dal ritrovamento di qualche oggetto collezionabile capace di garantirci qualche (piccola) opzione di personalizzazione del nostro avatar.

Di sicuro la ripetitività è meno avvertibile se si gioca in compagnia, dividendosi i compiti, chiacchierando e diminuendo drasticamente il tempo impiegato per raggiungere la fine di uno stage, ma la sostanza non cambia molto, soprattutto data la quasi totale assenza di un vero e proprio livello di sfida.

Comparto tecnico ed artistico

Comparto tecnico ed artistico (Player.it)

Dal punto di vista artistico, Survival Kids fa decisamente una buona figura su Nintendo Switch 2, sia in versione docked che portatile. Le piccole dimensioni di ciascuna mappa di gioco hanno consentito agli sviluppatori di rifinire l’estetica di gioco con una buona cura ed attenzione al dettaglio. I vari asset presenti negli stage, con il loro look cartoonesco, insieme ai colori accesi che permeano praticamente ogni aspetto dell’avventura, lasciano trasparire quell’allegria e quella leggerezza che, a nostro avviso, sono i punti forti dell’opera.

Spostando il focus sul comparto tecnico, fatti salvi un paio di cali di framerate, il titolo Konami svolge egregiamente il suo lavoro, restituendoci un’avventura fluida e gradevole sotto ogni aspetto. Probabilmente si sarebbe potuto osare qualcosa in più dal punto di vista della personalizzazione dell’avatar ma, come ripetuto più volte, Survival Kids nasce come un titolo leggero, il cui unico scopo è divertire ed intrattenere il giusto tutti coloro che vorranno lanciarsi in un’avventura senza il rischio di un game over.

Giudizio finale

Volendo lanciarci in paragoni più o meno azzardati, l’avventura di Survival Kids è come quella dei Goonies, senza la famiglia Fratelli che ci insegue e senza trappole mortali da affrontare; le isole che saremo chiamati ad esplorare hanno un po’ le vibes dell’ “Isola che non c’è” di Peter Pan, a cui però è stato tolto Capitan Uncino, il Coccodrillo e qualsiasi cosa possa costituire un pericolo. In buona sostanza, il titolo Konami vuole essere un’esperienza di gioco allegra, spensierata ed accomodante, pensata per un pubblico giovane e più socievole (e social) dei giocatori più grandi. Survival Kids riesce a divertire e ad intrattenere, soprattutto se giocato in co-op, ma la sua formula ludica inizia a ripetersi già dopo le prime ore, rischiando non più di divertire, ma di annoiare. È un peccato non avere a disposizione un maggiore livello di sfida ma, se siete alla ricerca di un titolo da poter giocare insieme ai vostri figli, probabilmente avete trovato ciò che fa per voi. In caso contrario, potete passate tranquillamente oltre.

Voto finale: 6.5

This post was published on 2 Luglio 2025 23:00

Claudio Albero

Nasce a Torre del Greco, una piccola metropoli alle falde del Vesuvio, nei favolosi anni ’80, che già però non avevano più niente di favoloso. Provano ad educarlo con Beatles e musica classica sin dalla più tenera età, ma lui, di tutta risposta, si appassiona all’ heavy metal ed ai videogame , spendendo un piccolo patrimonio in sala giochi, quando queste due parole erano ancora slegate dalle slot machine. Dopo aver mosso i primi passi su Sega Master System II con Alex Kidd, il Super Mario con le orecchie a sventola, si innamora dei platform, degli action/adventure e degli RPG, con particolare attenzione alla saga di Final Fantasy. Inguaribile sognatore con le radici saldamente ancorate nel passato, scopre la sua passione per la scrittura quasi per caso, in uno dei tanti pomeriggi passati tra i corridoi della Facoltà di Giurisprudenza di Napoli, dove si laureerà giusto qualche anno dopo, con una tesi in Diritto d’Autore basata sull’opera multimediale. Dopo aver scritto di attualità e musica su Lacooltura.it , Road TV Italia e Federico TV , approda sui lidi di Player.it , in cui comincia sin da subito ad apprendere e fare domande, guadagnandosi rapidamente il titolo di “ redattore rompiscatole del mese ”. Nonostante sia legatissimo alla grande famiglia di Player, non sono rare alcune sue incursioni su portali come Gameplay Café e Spazio Rock . Musica, videogame, concerti, boardgame, modellismo, fumetti, cinema e serie tv: tanti hobby diversi tra loro, ma collegati da un fil rouge che li unisce tutti: il divertimento . È proprio questo che cerca in un videogame, è proprio questo sentimento che muove le sue dita, ed è sempre il divertimento la sensazione che cerca di infondere nei suoi articoli. Al di fuori del mondo del gaming, indossa giacca e cravatta per mimetizzarsi nel mondo degli avvocati, esercitando la professione forense, con lo scopo di conoscere a fondo le “ regole del gioco ”, nonché di minacciare di far causa a chiunque al minimo pretesto.

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