Recensione: Resident Evil 2 – The Board Game

Settembre 1998, Raccoon City. Leon S. Kennedy e Claire Redfield lottano per la sopravvivenza attraverso le intricate stanze della stazione di polizia, le fogne e il laboratorio della Umbrella Corporation. L’esplosione dell’impianto sotterraneo non è che l’inizio di tutto quanto, uno dei primi capitoli di quella che diventerà una lotta decennale contro una corporazione senza scrupoli, che ha ideato decine di armi bio organiche.

Quella notte a Raccoon City ha stravolto completamente le vite di molto persone, reali e non, segnando l’inizio di una nuova epoca. Un’epoca in cui chiunque può essere un eroe, in cui chiunque può essere parte del cambiamento.

Steamforged Ltd. e Cosmic Games ci riportano nell’orrore di quei giorni, facendoci rivivere momenti indimenticabili. Fatto per intrattenere da 1 a 4 giocatori per un tempo che va dai 90 ai 120 minuti, Resident Evil 2 – The Board Game approda nei negozi dopo una campagna kickstarter a dir poco strabiliante. In totale ha raccolto più di 800.000$, raggiungendo il goal primario in un paio d’ore dall’inizio della campagna.

Come tutti sanno, Resident Evil è la cosa che amo di più al mondo (al pari del mio compagno), la mia collezione è la cosa più preziosa in casa, custodita con cura e gelosia. Nutro una profonda ossessione per Resident Evil, soprattutto per Resident Evil 2, ne conosco a memoria ogni dettaglio, ogni anfratto, ogni respiro. Sono nata un mese dopo il primo capitolo, ricordo ancora i miei genitori che giocavano ogni notte, fino all’alba (ecco scoperto perchè sono figlia unica) e una me piccolissima che parlava a malapena ma sapeva a memoria i dialoghi. Nella mia famiglia Resident Evil è una cosa seria, molto seria.

Scatola e materiali

La grafica accattivante e pesantemente nostalgica della scatola ci riporta indietro di vent’anni, a quando per la prima volta abbiamo stretto tra le mani la custodia di Resident Evil 2 per la PlayStation. Aprendola, la sorpresa. Ritorna in tutto il suo splendore il disclaimer “This games contains scenes of explicit violence and gore” che compariva nel gioco originale.

I minuti successivi sono serviti per defustellare con cura le mappe e i token di gioco, per poi spenderne altrettanti a cercare un posto dove metterli. Posto che non esiste nella scatola, a meno di utilizzare lo spazio sotto la plastica che contiene le miniature. Ho dovuto usare un’altra scatola, quella che conteneva originariamente l’hard disk del mio computer per riporre tutto il materiale.

Le carte del gioco, che raffigurano oggetti chiave, armi, nemici e personaggi, sono di qualità discutibile, non paragonabili di certo a quelle di altri giochi come Zombicide o Le Case della Follia. Leon non è più il giovane attraente capace di far cadere tutte le donne ai suoi piedi, ma piuttosto un cosplay venuto male.

Quando mi sono trovata a montare i dischi utilizzati per il conteggio dei proiettili ho rischiato l’aneurisma. Mi sono sentita come quando guardavo mia nonna aprire i sacchetti di pasta o patatine dal fondo, come quando i cordini del cappuccio della felpa non sono lunghi uguali, come quando la cornice del quadro è storta e sento quel bisogno incontenibile di rimetterla dritta anche se non è il mio quadro e non è casa mia. Lo ammetto, ho urlato. Non c’è niente di centrato. Il pezzettino di plastica che tiene insieme le due parti non è mai, mai, nel punto giusto, ma sempre un po’ più in là rispetto al centro.

Parliamo delle mappe, un’altra nota dolente. La prima cosa che ho fatto è stata provare a ricostruire la stazione di polizia, una piccola compulsione che mi ha portato a costruirla su ogni versione di The Sims che ho giocato. Ci ho provato invano. Mi aspettavo di trovare tasselli della mappa corrispondenti alle diverse stanze, ma le mie aspettative sono state deluse ancora una volta. I tasselli sono generici, non rappresentano la diversità degli ambienti presenti nel gioco, solo un paio sono accurati. Ci troveremo quindi a piazzare un corridoio esterno con tanto di tombino al primo piano della stazione di polizia; non viene resa giustizia alla magnificenza della hall, che diventa una saletta anonima con una scrivania e due sedie.

Le miniature non sono niente male, un potenziale capolavoro se dipinte. L’unica pecca è il materiale, una plasticaccia che di sicuro non agevola il lavoro di pittura. Sono presenti le miniature dei quattro personaggi, sedici miniature di zombie, il terzo stadio della mutazione di William Birkin e un mutante G.

Quando mi sono messa l’anima in pace, accettando l’idea di dover riporre token e mappe in una seconda scatola, ho richiuso la scatola del gioco e ho rischiato un altro aneurisma. La stampa con il disclaimer è di qualche millimetro più grande della scatola. Il risultato? La stampa, inevitabilmente, si spiegazza e stropiccia. L’unica soluzione è incorniciarla e appenderla, se la si vuole mantenere intatta.

Tutto sommato, senza guardare le cose nel dettaglio, il materiale è buono, non impedisce la buona riuscita di una sessione di gioco.

Il gioco

Il gioco ha diversi scenari: possono essere giocati singolarmente, oppure uno dopo l’altro per ricostruire la storia di Leon e Claire. Partono da uno scenario introduttivo semplice, adatto per familiarizzare i giocatori con il gioco, proseguendo poi con avventure più complesse per giocatori più esperti. . Si può anche giocare in single player, per un’immersione ancora più profonda in quello che era il vecchio Resident Evil 2. Nonostante tutte le pecche dei materiali, Resident Evil 2 – The Board Game offre un’esperienza decisamente molto vicina a quello che era il gioco originale, riesplorando la ricerca di proiettili, erbette, chiavi dalle forme alquanto bizzarre e nastri d’inchiosto.

La cosa che mi ha sorpresa delle meccaniche di gioco è che gli zombie, a differenza di altri giochi, si muovono soltanto in base alle azioni dei giocatori. Questo evita il fastidioso movimento obbligato e randomico che è presente in altri giochi.

Il turno di ogni giocatore si divide in tre fasi:

-Action Phase, durante la quale i giocatori possono compiere azioni di movimento, attaccare, ricercare oggetti e interagire con l’ambiente circostante.

-Reaction Phase, è il turno di reazione dei nemici. Cosa vuol dire? I nemici non hanno un turno dedicato, ma reagiscono quando un giocatore passa loro a fianco o attira l’attenzione su di sè facendo rumore. In questa fase, i nemici si lanceranno contro il giocatore, uno per volta perchè sono educati, con l’intento di farlo diventare il loro prossimo pasto.

-Tension Phase, per ogni scenario c’è un apposito mazzo ci carte tensione, che rappresenta la sensazione di disagio dei personaggi e eventi che possono accadere loro. In base al colore della carta (verde, ambra, rosso) l’evento sarà più o meno grave. Si parte da eventi tranquilli, passando a suoni strani, movimenti improvvisi e difficili decisioni da prendere, per arrivare a zombie che abbattono le barricate o nemici che improvvisamente assalgono il giocatore.

Il gioco, oltre la modalità standard, può essere giocato in modalità facile, solo e campagna.

-La modalità facile è ideale per i neofiti della serie di Resident Evil o del gioco da tavolo in generale. Vi saranno più nastri d’inchiostro, proiettile e cure, rendendo la sopravvivenza più semplice.

-La modalità solo è pensata per chi vuole godersi una partita solitaria e tranquilla. La salute dei boss verrà modificata in modo da poter essere sconfitti da un solo giocatore.

-La modalità campagna è quella che fornisce immersione totale, permettendo di giocare ogni scenario come parte di un unico arco narrativo. I giocatori verranno obbligati a compiere scelte difficili per poter andare avanti con la storia, attenti a non morire. O almeno, a non morire troppo. Infatti, avranno a disposizione due “continua”, che permetteranno loro di reimpostare salute e munizioni al massimo. Quando i “continua” non saranno più disponibili, la campagna fallirà e i giocatori si ritroveranno a far parte della massa di non morti che brulica per le vie di Raccoon City.

Conclusioni

Resident Evil 2 – The Board Game è un’ottima idea che però poteva essere sviluppata meglio, mettendo più cura nei dettagli. Mi sarebbe piaciuto vedere mappe accurate, che rispecchiano l’ambientazione sublime che è la stazione di polizia di Raccoon City. Insomma, credo che questa fosse più o meno l’aspettativa di tutti.

Tutto sommato è un bel gioco, un tributo al Resident Evil 2 uscito nel 1998 piuttosto che un omaggio al nuovo titolo. Resident Evil 2 – The Board Game è un acquisto quasi obbligatorio per i collezionisti e gli appassionati della saga Capcom. Le sue varie modalità di gioco lo rendono adatto a qualsiasi pubblico maturo (non è di certo un gioco per i più piccoli): dai neofiti ai giocatori più navigati. Per quanto sia un bel gioco, un tuffo nel passato, un’occasione per rivivere i ricordi, il problema potrebbe essere il prezzo. Non tutti sono disposti a spendere 100 dollari per la versione base di un gioco, soprattutto quando presenta poca cura nella realizzazione.

Quello che possiamo fare è sperare che i produttori, in occasione di una futura ristampa, pensino un po’ di più alla realizzazione del gioco in quanto materiali.